«Datemi lo Stregone e nessuno si farà male.»

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«Ma nessuno gli ha detto che sono impegnato?» disse Magnus, appoggiandosi stancamente alla finestra che aveva appena aperto.
Alec, al suo fianco, guardava sconvolto il parabatai in ginocchia tra l'erba di un aiuola.
«Jace, stai bene?» gli chiese, ma era abbastanza sicuro che l'altro non l'avesse sentito, perché troppo impegnato ad urlare l'"amore" che provava per Magnus.
«MAGNUS, OH MAGNUS, LASCIAMI SALIRE. UCCIDERÒ TUTTI I DEMONI DEGLI INFERI PER TE E PORTERÒ LE LORO TESTE MOZZATE DAVANTI ALLA TUA PORTA.
IL MIO PEGNO D'AMORE PER TE!»
«Che schifo» commentò lo Stregone e alzò gli occhi felini al cielo.
In tutta quella situazione, Alexander continuava a non capire.
«Magnus? Ma a te sembra normale? Cosa hai fatto?»
L'altro sembrava sconvolto.
«Come scusa? Non credi possibile che il tuo amichetto possa amarmi?»
E mentre i due discutevano, in qualche modo Jace era riuscito ad arrampicarsi ed ora era pericolosamente in piedi sul cornicione della finestra.
«Per l'Angelo!» esclamò lo Shadowhunter e fece un passo indietro. Allungò una mano verso il parabatai, nella speranza di riuscire ad afferrarlo.
«Magnus, eccoti qui.»
Jace ignorò bellamente la mano dell'amico e saltò giù, atterrando a pochi centimetri dallo Stregone, che nel frattempo aveva fatto qualche passo indietro.
«Jace... Stai bene?» chiese Alexander di nuovo e gli si avvicinò. La prima cosa strana che notò fu il colore degli occhi dell'amico, di un viola splendente, molto più intenso di qualche ora prima.
«Alec, fatti da parte! O mi costringerai a combattere contro di te per l'amore del Sommo Stregone!»
«Interessante» commentò Magnus divertito e si accomodò sul divano, pronto a vedere cos'altro il biondino avrebbe combinato.
«Magnus... Potresti fare qualcosa? È chiaramente sotto effetto di un incantesimo, o una pozione.»
Alec sembrava disperato e anche un po' arrabbiato, in verità, perché ora, il parabatai stava proprio esagerando mettendosi in ginocchio e allungando una mano verso lo Stregone.
«Jace, ora basta... Ti stai rendendo ridicolo.»
«Lasciami stolto di un amico, io sto esprimendo la mia devozione per questo... uomo. No, più speciale di un uomo!» esclamò Jace, la voce che aveva un tono spaventosamente poetico.
«Sono speciale, sì. E bellissimo.»
«Magnus, così non sei d'aiuto» lo ammonì il Nephilim.
«Sì, bellissimo. Troppo. Con quei lunghi capelli colorati. Gli occhi felini, il fisico scolpito.»
«Eh, no, Jace.» Il cacciatore si avvicinò e prese il braccio del ragazzo, cercando di tirarlo su.
«...lasciami essere tuo.»
«MA COSA?!» Questa volta fu Alec ad alzare la voce, che si era leggermente incrinata a causa del nervosismo.
Magnus alzò un sopracciglio e il suo volto assunse un'espressione sensuale, che Alec si premurò di cancellare con un'occhiataccia.
«Va bene, va bene.» Magnus sospirò e si alzò, deciso a sistemare la situazione.
In realtà, non sapeva bene cosa fare, o meglio, non c'era molto da fare. Bisognava solo attendere che gli effetti della pozione sparissero e lasciassero il posto al solito Herondale.
Nonostante ciò, si avvicinò a Jace, prese la sua mano, aiutandolo ad alzarsi...
«Puoi anche andare biondino, professerai il tuo amore per me domani. Di mattina. All'incirca verso le dodici, okay?»
«Oh, sì. Aspetterò quel momento davanti alla tua porta... O forse sul divano, poco lontano dalla tua camera.»
Alexander, a quel punto, era assolutamente sicuro di non aver visto mai niente di simile. Non riusciva neanche più a parlare. Riuscì solo ad avvicinarsi alla porta di ingresso e a far cenno al parabatai di andare via. Inutile dire che nessuno dei presenti lo ascoltò, nemmeno Chairman Meow.
Catarina aveva assicurato che tutti stessero bene, ma, a quel punto, non era più molto credibile.
«Forza, Jace, torna da Clary.»

«Chi è?» chiese Magnus improvvisamente, avvicinandosi alla porta per controllare. Improvvisamente, aveva udito una voce, che man mano si stava avvicinando. Le parole furono abbastanza comprensibile solo quando la nuova figura si ritrovò nei pressi del loft, vicino al prato sul quale era inginocchiato Jace poco prima.
"Sono qui per te, mio futuro amante" diceva la voce, più volte.
«No, non è possibile» commentò improvvisamente Alec, quando si accorse che la nuova persona arrivata era sua sorella.
Isabelle aveva cominciato a salire lentamente le scale: tutti notarono facilmente non solo i tacchi alti, il vestito lungo ed attillato, la frusta, ma anche un paio di occhi viola scintillanti nel buio.
«Oh.» Fu l'unico commento di Magnus, dopodiché lo Stregone si avvicinò alla soglia della porta e accolse la cacciatrice con un sorriso smagliante, simile a quello che aveva rivolto a Jace e lo stesso che rivolgeva agli invitanti delle feste, alle quali andava tanti, tanti, tanti anni prima.
«Izzy, cosa ci fai qui?» chiese il fratello, avvicinandosi a Magnus e guardandolo male un'altra volta. Non era per niente d'aiuto!
«È qui per sfidarmi, ci scommetto» esclamò Jace e posò la mano sul fianco, dove solitamente teneva la spada angelica.
«Datemi lo Stregone e nessuno si farà male» disse, invece, Isabelle e Magnus non poté trattenere una risata davvero divertita.
«Interessante, davvero interessante» si limitò ad aggiungere, alla fine.
Quella situazione stava per superare i limiti dell'assurdo.

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