29 febbraio 2015,
Caro Diario,
Ieri sera, mentre ero seduta sul balconcino del mio appartamento ho fatto un sogno: ho immaginato quando da piccola mi affacciavo al balcone della villetta in Puglia e guardavo il mare. Era la cosa più bella che avessi mai visto: un' infinitamente immensa distesa di acqua blu come zaffiro che nel profondo della notte luccicava come un diamante. Il mio sogno è riconducibile agli ultimi anni che ho passato in Puglia, quando ho scoperto di essere claustrofobica. La nonna mi diceva che mi avrebbe fatto molto bene stare un po' all' aperto prima di andare a dormire: "L'aria fresca della sera rinforza il corpo e l'anima." Queste erano le sue parole. E poco dopo scoprii che erano veritiere. Andare per una mezzoretta fuori al terrazzo mi permise di pensare un po' di più a me stessa e non sempre alla noiosa quotidianeità della vita. In quel periodo vidi anche il mare da un punto di vista diverso: se prima per me non era altro che una cristallina distesa di acqua pura popolata da pesci, granchi, calamari e qualsiasi altro tipo di esseri, da quel momento non era altro che l'ignoto, l'impossibile, l'inesplorabile. La notte rendeva il mare nero, scuro come non lo era mai stato. E l'oscurità non va d'accordo con l'anima dell'uomo, da sempre sono state nemiche. Così io iniziai ad avere molta paura del mare. Sembrava pece bollente in movimento. Io, che ero però una bambina molto curiosa decisi di esplorarlo. Mia madre e mio padre erano e sono due persone molto ingenue e sin da piccola lo avevo capito. Bastava chiudermi a chiave ed uscire dalla finestra per osservare il mare. La finestra non era abbastanza per una curiosona come me però. Dovevo scendere, dovevo fare l'impossibile per riuscire ad immergere i miei candidi piedini di bambina innocente (si fa così per dire) e scoprire se il mare si era trasformato. La sabbia al primo impatto era ghiacciata e i piedi facevano male. Quando li misi nell' acqua però rimasi stupita. Scoprii che di sera l' acqua era molto calda. E in quel momento non resistetti alla tentazione di fare un bel bagno notturno. La paura del suo colore blu scurissimo non mi fermò e nuotai da abile nuotatrice quale ero. Dopo alcuni minuti ero molto stanca e capii che dovevo fare una pausa. Galleggiavo con i piedi penzoloni alla ricerca di uno scoglio e dopo averlo trovato mi riposai. La città vista dal mare di notte sembrava solo uno sciame di lucciole...tuttavia sentivo uno strano ronzio...le urla di mia madre! Aveva scoperto la porta chiusa e non capiva perché non le rispondevo, dato il mio sonno particolarmente leggero. Menomale che non sembrava essersi accorta della finestra aperta. Nuotai velocemente verso la riva e indossai i miei abiti che avevo lascito li. Dei capelli bagnati mamma non si sarebbe accorta. Scavalcai con agilità la finestra, aprii la serratura della porta e mi misi nel letto. subito dopo la mamma aprì.
"Ma dove ti eri cacciata?"
"Sono sempre stata qui."
"E perché la porta era chiusa a chiave?"
"Cara mamma, sai bene che sono anni che dobbiamo rilucidare le porte, è normale che quella della mia stanza fa fatica ad aprirsi"
"A me sembrava chiusa...ma il passato deve rimanere tale, ora fatti dare un abbraccio"
"Non penso che sia ora di abbracci, ho tanto sonno, domani mamy ci abbracceremo con tutta tranquillità"
Dentro di me stavo ridendo a crepapelle.
Che bei ricordi!
Continuiamo domani. A presto!
Jessy
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Parte senza titolo 1
AdventureJessica, ormai diventata diciottene vuole andare via dalla sua città per cercare Vicky, una sua vecchia amica di infanzia di cui non ricorda nemmeno il nome completo. La ragazza è andata via dalla sua città natale a otto anni e ora vuole ritornare p...