IL GIORNO SEGUENTE...
''Alzati o farai tardi all'università Frà'' era la terza volta che la sua amica Aurora glielo ripeteva, ma lei non si decideva ad alzarsi ''è colpa tua, hai voluto trascinarmi in discoteca ieri, ora avrai sulla coscienza la mia carriera universitaria'' borbottò Francesca con la faccia contro il cuscino e la voce appena udibile ed ancora roca per il sonno, Aurora rise e sapeva che ormai l'amica non sarebbe andata a lezione, così scese in cucina ed andò a preparare qualcosa per colazione.
Francesca stava bevendo la sua tazza di latte, mentre con una mano provava a tenersi la testa, che sembrava pesarle una tonnellata, ma la sua amica sembrò non notarlo perché iniziò a fare domande a raffica ''ma poi che pensi di fare con quel giacchetto che hai trovato?'' Francesca si ricordò della giacca di pelle sulla sedia nella sua camera, l'aveva trovata sul pavimento del locale dove erano state la sera prima e non era riuscita a capire di chi fosse. Aveva trovato un portafoglio ed un cellulare spento, la prima cosa che aveva trovato nel portafogli era una patente di guida con una foto quasi completamente sbiadita, in cui non si distingueva nulla, c'era riportato un indirizzo di Bari, dopodiché cercando meglio aveva trovato un foglio di carta con un indirizzo, un po' rovinato ma che comunque era abbastanza leggibile da poter capire che si trovasse dalle parti del suo appartamento, decidendo così che ci sarebbe andata dopo essersi fatta una bella doccia. Ormai pronta, si guardò nuovamente allo specchio esaminando per bene quello che aveva indossato, un paio di jeans chiari stretti e strappati sulle ginocchia, una camicetta di jeans lasciata aperta e mostrando la maglia bianca ed aderente che portava sotto, mise il giacchetto, il cappello di lana ben calato sulle orecchie, prese la borsa ed il giacchetto di pelle dello sconosciuto, uscì di casa e sorrise quando sentì Aurora gridarle ''spero per te che sia un gran figo e che si innamori subito di te ''.
''Giòòò vai ad aprire tu ti prego '' Pietro non voleva saperne di alzarsi dal divano di Giò, sul quale aveva dormito tornando dal locale quella notte ''è l'una, potresti anche alzare il culo sennò la prossima volta te ne vai a casa tua a dormire'' borbottò ma alla fine andò comunque lui ad aprire. Aveva gli occhi ancora gonfi per il sonno, i capelli spettinati, una maglia bianca ed un pantalone della tuta e si malediceva mentalmente per aver bevuto così tanto la sera prima. Aprì la porta senza neanche chiedere chi fosse e quando la vide rimase per un attimo stordito, cosa ci faceva lì? Cosa voleva da lui? Chi era lei?
Lo vide e ci mise qualche secondo per realizzare chi fosse, ma riconobbe quegli occhi profondi e quel viso, ripensò all'incontro che avevano avuto nel bagno della discoteca e si rimproverò per pensare che nonostante la faccia da 'morto di sonno' fosse dannatamente sexy. Dopo qualche secondo fu lei a parlare per prima ''sei Giovanni Sada?'' lui la guardò come fosse un alieno e si chiese per quale strano motivo lei conoscesse il suo nome ed il suo indirizzo, si ricordava cosa fosse successo con quella tipa ed era sicuro di non essersi neanche presentato ''sì sono io'' la fissò ancora, studiandola da capo a piedi e notò solo dopo un po' che tra le mani aveva la sua giacca di pelle, lei gliela porse ''questa è tua, l'ho trovata ieri'' lui allungò le braccia e la prese, senza distogliere lo sguardo da lei ''grazie per esserti disturbata''. Di nuovo quel silenzio imbarazzante si fece spazio tra loro, la tensione si fece ormai chiara ''di niente, nella tasca c'è un telefono ed un portafoglio, non so se avessi altro, è tutto quello che ho trovato'' cercò di sembrare il più tranquilla possibile, facendo trasparire però un filo di agitazione nella sua voce ''ancora grazie, credo ci fosse solo quello'' lei sorrise a disagio ''be, ok, ciao'' si girò per andarsene e Giò ci mise qualche secondo per realizzare che lei stava andando via senza neanche averle chiesto scusa per la sera prima ''senti'' la fermò mentre scendeva il primo gradino del portone per andarsene ''sì ?'' non tornò indietro, si limitò a girare il viso e Giò notò che aveva dei grandi occhi verdi che le illuminavano il volto ''sono stato uno stronzo ieri, mi dispiace, non so cosa mi sia preso. Sono Giovanni comunque, piacere'' lo lasciò parlare e studiò ogni sua smorfia, doveva ammetterlo, era davvero bello, si schiaffeggiò mentalmente per averlo pensato ANCORA ''non importa, ciao'' fece un altro gradino quando lui la chiamò nuovamente, lei sbuffò e si girò un'altra volta ''come ti chiami? Vorrei almeno offrirti un caffe per ringraziarti'' lei si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, puntò i suoi occhi in quelli del ragazzo davanti a lei ''sono Francesca, non c'è bisogno che mi ringrazi, l'avrebbe fatto chiunque. Ora scusami ma scappo, lavoro in un bar e sto rischiando di fare tardi''. Scese gli ultimi due gradini velocemente, per poi dirigersi correndo verso la sua Smart blu, si sentiva strana e la presenza di quel ragazzo la rendeva inquieta, doveva andarsene da lì il più in fretta possibile, anche se si sarebbe fermata volentieri a guardarlo ancora un po'. Un altro rimprovero mentale ''è un coglione, cosa diavolo importa se è bello da morire, BASTA.''
Giò entrò in casa, chiuse la porta e rimase li per un po', fino a quando la voce di Pietro lo riscosse dai suoi pensieri ''chi era?'' gli andava incontro con un panino tra le mani, mentre masticava a bocca aperta ''sei un bufalo, chiudi quella bocca quando mastichi'' l'amico di tutta risposta spalancò la bocca e tirò fuori la lingua, facendogli vedere tutto quello che stava masticando, Gio scosse la testa ridendo ''sei un idiota, comunque una tizia che mi ha riportato la giacca''.
Erano ormai le cinque di pomeriggio e Gio aveva passato tutto il tempo sul divano davanti la televisione, Pietro se ne era andato già da un paio d'ore perché doveva lavorare nella gioielleria dei suoi genitori, mentre Giovanni aveva il giorno libero e poteva starsene tranquillo. Qualcosa gli balenò nella testa e decise di correre a farsi una doccia per poi vestirsi in fretta e furia con un paio di jeans, una maglia semplice, il suo cappello con la visiera ed una sigaretta in bocca ancor prima di mettere piede fuori il portone. Doveva trovarla anche se sapeva che sarebbe stato impossibile, sapeva solo il suo nome, che lavorava in un bar quel pomeriggio e che guidava una Smart, ma ci avrebbe provato, probabilmente non avrebbe concluso niente, ma doveva tentare, senza sapere neanche lui perché.
Francesca si buttò sul divano sospirando, era sola in casa perché Aurora era uscita con il suo ragazzo per fare il regalo ad un loro amico, lei era appena rientrata dall'università ed era riuscita a seguire un solo corso su quattro quel giorno. Senza un apparente motivo le venne da ridere nel pensare che aveva detto a quel tizio di dover andare a lavoro, non sapeva neanche lei perché lo avesse detto, neanche ce l'aveva un lavoro, ma era stata la prima cosa che le era venuta in mente per scappare da lì. Chiuse gli occhi senza rendersene neanche conto, era stanca e le faceva male la testa, non aveva voglia di fare le faccende domestiche che si era ripromessa di fare, ne di mettersi a studiare per l'esame che avrebbe avuto di lì ad una settimana, voleva solo dormire e aspettare che gli occhi di Giovanni le si togliessero dalla testa. Non valeva neanche la pena sprecare tempo a pensare ad un idiota smile, andiamo, quale completo stronzo poteva comportarsi così con una ragazza come aveva fatto lui la sera prima? No, era completamente fuori discussione che lei continuasse a pensare a quanto fosse carino.
Era ormai passata una settimana e Giovanni non aveva fatto altro che girare bar cercando Francesca, senza nessun risultato, nessuno conosceva una ragazza che corrispondesse alla sua descrizione, iniziava a pensare che le avesse detto una bugia, anche se non ne avrebbe avuto motivo. Doveva rinunciare alla sua ricerca, era solo una perdita di tempo, sarebbe uscito con una delle tante ragazze che frequentava saltuariamente e non avrebbe più dato peso a tutta quella faccenda, si sarebbe divertito e non avrebbe pensato ad altro. Doveva solo andare a prendere Tania, Katia, Clara o come diavolo si chiamava quella tipa che non faceva altro che parlare di quanto le piacesse fare shopping, portarla a casa sua e divertirsi un po', così tutto sarebbe tornato come prima. Nessun pensiero di troppo, tutto esattamente come prima. Finito il turno al negozio di dischi in centro, prese la macchina ed andò direttamente da quella che si ricordò chiamarsi Chiara a prenderla all'università. Parcheggiò lungo il viale, scese e si appoggiò alla portiera, mise una sigaretta in bocca, prese l'accendino dalla tasca dei jeans e l'accese, ma gli cadde di bocca quando vide andare nella sua direzione una ragazza a lui famigliare.
Salve a tutte, spero che lasciate un commento con un vostro parere... Ci terrei davvero tanto a sapere cosa ne pensate...
Grazie... -Fede.
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Amami, se hai coraggio. ||Giò Sada||
Fanfiction''Amami, se hai coraggio'' racconta di quanto possa essere doloroso e pericoloso l'amore, quello vero, quello che ti entra nelle vene e ti brucia, brucia e logora ogni parte di te. Racconta di quanto sia difficile a volte avere il coraggio di amare...