CAPITOLO 2

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Dopo la separazione dei miei, 10 anni prima, mia madre era troppo immatura ed irresponsabile per occuparsi di un'altra persona: non sapeva badare a se stessa, figuriamoci a me, quindi mi affidò a mia zia, ovvero sua sorella.
Non mi sentivo più con i miei genitori.
Non ricordavo neppure più il loro volto, per certi versi era meglio così.
Avevo 16 anni, quindi non ero maggiorenne ma, tramite una procedura legale, ero diventata una minore emancipata, in pratica potevo sposarmi, firmare le carte e, di conseguenza abitare, comprare, ereditare o affittare una casa o una qualsiasi altra proprietà.
Mi infilai le cuffie nelle orecchie e schiacciai il tasto "play" per far iniziare la canzone. In cima alla mia playlist avevo "Gli immortali" di Jovanotti. Adoro quella canzone e quel cantante. Decisi così di incamminarmi verso il bar, per fortuna venivo ogni anno a Roma con mia zia, quindi conoscevo alcuni posti. Uno dei miei bar preferiti era "Incontro": faceva dei cornetti mmhh... buonissimi, per non parlare dell'espressino! Così ordinai e, quando finii tutto, pagai ed iniziai a gironzolare per Roma chiedendo qua e là dove fosse il Liceo Linguistico S.Cozzoli .
Non era molto distante da casa, ma Roma era una grande città e, se non volevo avere rimproveri sul ritardo, mi conveniva uscire di casa alle 7.30.

*8.00*

Entrai nel cancello della mia nuova scuola, salii le scale ed entrai.
Mi tolsi gli occhiali da sole con un gesto molto delicato. Avevo appuntamento con il preside ed i miei nuovi docenti.
Arrivai puntuale come sempre, non mi piaceva fare brutta figura, non mi piaceva né far aspettare, né essere in soggezione. Ero una ragazza responsabile e con la testa sulle spalle.
Erano docenti affettuosi, o per lo meno lo erano con me, infatti mi accolsero tutti con un caloroso abbraccio, uno di quegli che non ricevevo da tempo.
Mi ricordò tanto QUELL' abbraccio e scivolò una lacrima, ma la asciugai subito, senza darlo a vedere a nessuno.
Quando i professori uscirono il dirigente mi indicò in quale classe sarei andata, mi disse che, essendo uno degli amici più stretti della mia adorata zia, conosceva tutto su di me e sulla mia storia, di conseguenza mi aveva assegnata a quei prof.
Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, il direttore chiese ad un ragazzo di accompagnarmi nella classe in fondo al corridoio, lui mi avrebbe raggiunta dopo.
La mia "guida" era un semplice adolescente magro, con occhi verdi e naso sottile all'insù.
Era carino, molto. Mi rivolse un sorriso. Belle anche le fossette. Io gli rivolsi un sorriso cordiale, una via di mezzo tra "ehy" e "stammi lontana, porcodio".
Si chiamava Riccardo, me lo aveva detto lui quando si era presentato davanti al direttore scolastico.
Mi stava guardando in un modo strano.
E non mi piaceva.
Cazzo ha da guardarsi?!
E così facendo arrivammo in classe.


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SPAZO AUTRICE:

EHI, SCUSATE SE NON HO PIU' AGGIORNATO, MA HO AVUTO VERIFICHE E COMPITI A NON FINIRE :(
VI STA PIACENDO LA STORIA?
LASCIATE UN VOTO E UN COMMENTO COSI' CHE POSSA RENDERMI CONTO SE CONTINUARE O LASCIARE STARE.
UN BACIO, L'AUTRICE.

PROMETTO DI FIDARMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora