II - Il crollo del muro

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«Papà, la mamma non viene nemmeno oggi?», chiese Eleanor Fisher, di sei anni.

«No Ellie, lo sai. La mamma deve andare a lavoro.», rispose Harvey.

Barbara Leighton guardava il marito e la figlia dalla vetrata della loro villetta a Farmingdale, mentre questo accompagnava la piccola dai nonni.

La loro situazione familiare non era certo fra le più originali, e il rapporto fra i due era ormai logoro da tempo. Barbara, avvocato di gran talento e donna di rara bellezza, accettò un posto in uno dei migliori uffici legali di Manhattan, con il risultato che il suo ego si era gonfiato a dismisura, portandola a disprezzare e sminuire tutto ciò che aveva, pretendendo sempre di più.

Lui era un buon giornalista, dotato di una certa personalità ma privo della mentalità tipica dell'alta società che lei, invece, aveva assorbito negli ultimi anni.

Gli opposti si attraggono, ma non avere alcun punto di incontro li ha portati inevitabilmente a distruggersi.

Harvey aveva trentaquattro anni e il vizio dell'alcool, del fumo e, ogni tanto, anche di qualcos'altro. Credeva nella causa persa del Brooklyn Morning, il quotidiano indipendente per cui lavorava, ed era dedito al suo impiego più di quanto lo fosse nella vita di coppia e nei doveri di padre. Barbara lo accusava di questo, facendo leva sul vittimismo tipico dei maschi, ma neppure lei era esente da colpe. Neanche la stessa Barbara si occupava della bambina come avrebbe dovuto fare una buona madre e, usando la scusa del lavoro e degli impegni, lo scherniva continuamente sbandierando il suo essere donna in carriera.

Negli ultimi anni, avevano aumentato la frequenza con cui portavano Ellie dai nonni paterni per le vacanze estive. I genitori di Barbara abitavano addirittura a Norwalk e, comunque, erano sempre stati poco presenti. Ellie si era spesso chiesta perché la portassero così tante volte fino a Brooklyn, e perché la mamma non venisse mai con loro, ma Harvey liquidava sempre la conversazione con la solita storia del lavoro. Scusa che comunque sembrava funzionare, poiché la piccola non chiedeva mai altre spiegazioni.

Quel giorno si alzarono presto. Erano le sette del mattino del 12 luglio 2010.

A quell'ora non faceva ancora troppo caldo, cosa che avrebbe reso il viaggio fino a Brooklyn più piacevole. Sia Harvey che Ellie detestavano l'aria condizionata. Oltre a ciò, Barbara aveva importanti impegni quella stessa mattina sul posto di lavoro e Harvey voleva arrivare presto in redazione, quindi era necessario lasciare, o più correttamente scaricare, la bambina dai nonni ad un orario opportuno.

Montarono sulla Chrysler Voyager, la più scadente fra le tre automobili della moglie, subito dopo che Ellie ebbe dato un bacio alla madre per salutarla.

Harvey possedeva una Cadillac Eldorado degli anni cinquanta, di un elegante viola scuro, quasi nero. Egoisticamente, cercava sempre di utilizzarla il meno possibile e, ovviamente, Barbara odiava sia questo atteggiamento del marito, sia quella stessa auto. Affidò a Harvey le chiavi della sua Chrysler, sfruttando quest'ennesima circostanza di creare ancora più attrito e convincendosi ulteriormente di quanto il marito fosse sempre in torto, in modo irreversibile, in tutto ciò che faceva.

Eppure, incredibilmente, il divorzio non sembrava contemplato. Era come se qualcosa di oscuro e misterioso si fosse abbattuto sul loro rapporto e li avesse separati. Si poteva quasi sostenere che stessero camminando, rispettivamente, su lati opposti un muro invalicabile. Un muro talmente vasto, alto e spesso che le loro voci non riuscivano ad oltrepassarlo, ma entrambi sapevano che, dall'altra parte, c'era ad attenderli la stessa persona di cui si erano innamorati anni fa.

Quella mattina, così come ormai da mesi, i due coniugi non si scambiarono neppure un'occhiata. Harvey mise in moto e, imboccando l'uscita del vialetto, guidò rapidamente fino alla prima curva, desideroso come al solito di lasciarsi alle spalle quella dannata casa e la sua insopportabile moglie, almeno per un altro giorno.

Eterno CremisiWhere stories live. Discover now