2. Carta d'identità

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Erano di un verde ipnotico. Non potevo fare a meno di fissarli.  Dopo quelle che parvero ore, gli occhi scomparvero, così come erano apparsi.

Allungai una mano, un po' impaurito, e iniziai a cercare il pulsante per accendere la luce. La stanza si illuminò un po', e all'interno della stanza non c'era nessuno, oltre me.

«Chi...è?» chiesi, piano, soffocato dalla paura e dall'immagine di quegl'occhi di un verde pericolosamente bello.

Pensai a più di cento cose, in quel preciso istante.
Era un sogno? Era un ladro? Una qualche illusione provocata dalla stanchezza?

Mi alzai dal letto, e con passo svelto raggiunsi l'ormai conosciuta sala da pranzo. Accesi velocemente il camino, presi il telefono e composi un numero. Il mio amico non tardò a rispondere.

«Louis...sai che ore sono?» chiese Niall, con la voce di chi stava dormendo.

«Niall...si, scusa, lo so. Devo parlarti, puoi venire?» dissi esitante.

«Tu sei matto...» mormorò Niall con uno sbadiglio.

«Ti faccio trovare un pezzo di torta. Al limone» mi morsi un labbro mentre lo dicevo, sperando in una risposta pressoché positiva.

«Dieci minuti...oh, che dico, facciamo trenta, adesso sei più lontano, e sono da te»

Sospirai e attaccai.
Mi sedetti sul divano e mi guardai attorno.
Niall mi avrebbe ucciso, una volta scoperto il motivo della chiamata.

Trentadue minuti dopo, una grossa fetta di torta al limone stava per essere divorata dal biondo.

«Perché sono qui?» disse masticando.

«Credo di...uhm, stare uscendo pazzo» alzai gli occhi dal diario di H.S. «Poco fa, a letto...ho visto...» deglutii

«Allora? Ho sonno e la torta sta finendo» sbuffò lui. «Che hai visto?»

Lo guardai e scossi la testa. Davvero l'avevo chiamato alle tre di notte, solo perché avevo visto un paio di occhi scrutarmi da lontano? Dovevo essere proprio stanco. «Nulla, lasciamo stare».

Lui alzò le spalle e finì la torta. «Tu sei matto» rise. «Ma ti voglio bene».

Ridacchiai. «Posso chiederti di rimanere qui a dormire?»

«Sono le quattro di notte, non ho proprio voglia di andare a casa. E poi a quanto pare vivere da solo qui non ti rallegra affatto».

Annuii solamente. Mi alzai dal divano, poggiai il diario sul tavolo e feci un cenno a Niall di seguirmi.

Lo lasciai a dormire beato in una stanza e tornai a letto.

Non vidi più gli occhi, per quella notte.

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La mattina seguente ero stanco. Molto stanco.

Non avevo dormito più, ancora un po' scosso, e avevo iniziato a guardare annunci di gatti o cani in regalo. Avere un animale non avrebbe certo causato problemi, con una casa del genere.

Adesso ero in una stanza, un armadio era poggiato lungo il muro di fronte la porta da cui ero entrato. Avevo già trovato dei documenti di poca importanza e dei vestiti. Qualcosa mi diceva che avrei trovato altro.

Aprii l'armadio e una lunga pila di fogli mi crollò addosso. Mi scansai il più velocemente possibile e li raccolsi. Erano altri documenti, ma questa volta mi misi a terra e iniziai a leggerli, finché non trovai qualcosa che attirò la mia attenzione.

Era una carta d'identità, o almeno credevo, con un ragazzo stampato in un lato e qualche informazione poco leggibile dall'altro.

Erano quegli occhi. Li riconobbi subito. Quel ragazzo aveva gli occhi che avevo visto la notte prima. Mi morsi il labbro mentre posavo velocemente il documento e uscivo dalla stanza.

Liam mi stava aspettando vicino la cucina, con qualche scatolone.

«Dove li metto?» chiese, inciampando qua e là.

Alzai leggermente le spalle. «Posali qui» indicai un punto e lui obbedì.

Gli dissi di andare a casa e decisi che sì, avevo bisogno di compagnia, in quella casa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 08, 2016 ⏰

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