IV parte

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Louis non è mai stato un gran dormiglione, anzi, generalmente è pure insonne e perciò dopo un'ora è già sveglio, seduto in mezzo al letto. Gli fa male la schiena e ha un lieve dolore diffuso per tutto il corpo, che subito collega al fatto di essersi addormentato con Harry praticamente spalmato addosso con la sua stazza da ciclope. Sexy, eccitante, ma pur sempre un ciclope. Sbuffa, con una mano si gratta la pancia e quando fa per alzarsi da quel letto sente un mugolio provenire alle sue spalle.

«Pancakes. Ho voglia di pancakes». Louis alza un sopracciglio e si volta a fissare Harry che se ne sta disteso esattamente come si è addormentato, solo che ora stringe tra le braccia il cuscino che è stato di Louis fino a poco prima.

«Come hai detto?» domanda quest'ultimo, piegandosi verso di lui e osservando le sue palpebre chiare nascondere le iridi verdi che muore dalla voglia di rivedere.

«Pancakes» ripete quello, «ho tanta voglia di pancakes».

Che bambino capriccioso, pensa, lasciandosi però sfuggire un mega sorriso che gli esplode sulla bocca come un sole. Harry in quel momento è la cosa più tenera e bella che abbia mai visto in vita sua. «Ma non so cucinare, potresti svegliarti tra le fiamme di un incendio» prova a dirgli, carezzandogli via dal volto una ciocca lunga che gli nasconde il broncio. Che bambino. «Non importa. Voglio i pancakes». E d'accordo, pensa Louis annuendo, sebbene l'altro non lo stia guardando: lo accontenterà ma a suo rischio e pericolo.

Dopo una doccia veloce si ritrova in cucina a mescolare tutti gli ingredienti per preparare quei benedetti pancakes. Sta giusto versando il composto in una padellina aspettando di dover rigirarlo, quando una fitta al retto lo fa intirizzire sul posto. Maledetto. Si morde la lingua per non imprecare ad alta voce, le labbra storte in un sorriso e si dice che dovrà solo farci l'abitudine e, come ha detto Harry, di tempo a disposizione ne hanno abbastanza...

Apre gli occhi quando il profumo di Louis è completamente svanito, frustrato per non avere più alcun odore con cui acquetare i suoi sensi, già in fibrillazione nella consapevolezza che gli basta alzarsi e andare nella sua cucina per ritornare a sentirsi vivi, necessari, forti e completi, intrecciati a quelli di Louis. Lancia il cuscino che ha stretto ai piedi del letto e guarda il soffitto. Wow.

Ha la mente talmente svuotata, dopo quell'atto puro di amore che li ha visti aggrovigliarsi in quelle lenzuola, non ha nemmeno più quel turbine incessante di pensieri a vorticargli nella testa. Così lo scopre, Louis è la medicina alle sue combattive pippe mentali.

Ridacchia, mentre si alza, grattandosi il capo alla ricerca del suo paio di mutande, che non trova. Fa spallucce ed esce dalla stanza, così, come mamma l'ha fatto, con i segni sporchi di sesso ancora addosso, indelebili sul suo corpo.

Trova Louis davanti ai fornelli e la besticciola ancora dormiente dentro di sé la sente mentre si stiracchia, sbadigliando, e svegliarsi piano, piano, pronta a riaccendersi di libidine.

Assieme a Louis, trova il suo paio di mutande e sorride, perché non avrebbe altri dannati motivi per sentirsi in un continuo stato di eccitamento, mentre Louis sembrerebbe proprio divertirsi a offrirgliene in gran quantità su un piatto d'argento che lui non vede l'ora di poter rovesciare.

Gli si avvicina silenziosamente, a passi lunghi. Lo ammira in lontananza, riempiendosi gli occhi di immagini che lo tortureranno nel caso in cui dovessero diventare lontani ricordi. Caccia via quei pensieri da malinconico perenne, perché sa che non sono appropriati, benché faccia parte anche della sua natura che probabilmente presto Louis conoscerà, e quando gli è ad un passo di distanza, lo afferra per i fianchi, improvvisamente, e se lo stringe addosso, affondando il viso nell'incavo del collo, baciandolo e inspirando il profumo che ha già quel potere di mancargli atrocemente.

Galeotta fu quella stella (by Soulmirrors feat VenerediRimmel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora