Il regalo che non volevo

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« Posso venire con te? » mi chiese Liam.
Mi voltai verso di lui sorpreso, capendo dal suo sguardo, che quelle parole gli erano scappate di bocca prima che il cervello glielo impedisse e lui dal mio, capì che gli avrei detto di no, assumendo un'espressione triste e dispiaciuta, che mi fecero cambiare idea.
« Fai come vuoi » gli risposi allora, salendo velocemente le scale, senza aspettarlo.


Una volta fuori, mi diressi verso il gazebo in giardino, accendendomi la mia sigaretta, venendo subito raggiunto dal castano.
Il silenzio era pesante, ma io non avevo il coraggio di interromperlo, per dire cosa poi?
Fortunatamente, ci pensò Liam a rompere il ghiaccio, dopo che si accese la seconda sigaretta.
« Una volta Harry mi ha detto - cominciò a parlare, senza assicurasi che lo stessi ascoltando o no - poco dopo che Louis l'aveva lasciato, che la loro relazione era stata traumatica: iniziata come inizia una giornata nel quale ti alzi alle 5 del mattino per assistere alla nascita del sole e godertelo dall'inizio, finita come finisce una giornata che passa con angoscia perché sei consapevole che prima o poi il sole scomparirà; ma lui era disposto ad affrontare mille albe e mille tramonti se ciò avrebbe significato poter passare le sue giornate con lui e amarlo » mi rivelò divertito.
« E questo cosa c'entra? » esclamai un po' più brusco di quanto avrei voluto, a causa del mio nervosismo, accentuato da quelle belle parole.
Anche se erano frasi un po' confuse, visto che erano state dette da Harry, il concetto era chiaro: patire l'inizio di una relazione e soffrirne per la fine, ma se nel mezzo c'era quanto più tu potessi amare, ne valeva la pena.
« All'inizio ero solo dispiaciuto per lui - mi spiegò assorto - ma quando l'ho visto abbracciare Louis, accarezzargli la pancia e baciarlo come se fosse tutto il suo universo, mi sono reso conto che anche io sarei disposto ad affrontare mille albe e mille tramonti se ciò mi permettesse di avere un amore come il suo » affermò emozionato.
Voltai il viso davanti a me, fissando nessun punto in particolare, lo sguardo perso nell'oscurità; feci per parlare un paio di volte e alla fine, presi un grande respiro, per raccogliere tutto il mio coraggio.
« Stamani ho ricevuto il più bel regalo che un ragazzo etero possa desiderare » rivelai ironico e notai il castano sussultare alla parola "etero".
« Un vibratore anale? » provò a indovinare sarcastico, cercando di alleggerire l'atmosfera e di non sembrare dispiaciuto, per cosa non lo capii.
« No - risposi serio - Visto quello che è successo a Loulou, i miei genitori mi hanno rivelato che il loro unico figlio maschio fa parte di quel 20% della popolazione maschile in grado di portare a termine una gravidanza - gli spiegai trattenendo le lacrime - Non sarò etero, ma non sono mai andato con un ragazzo per paura di deluderli e quando me lo hanno detto, sembrava quasi che gli avessi dato la più bella notizia che si potessero aspettare da me » e le lacrime scapparono al mio controllo.
Probabilmente Liam agì senza pensare, come al solito, stingendomi contro di lui, abbracciandomi, mentre io lo strinsi a mia volta, scoppiando a singhiozzare disperato, bagnandogli il cappotto con le mie lacrime.
Restammo in quella posizione per alcuni minuti, con solo i suoni del mio pianto a rompere il silenzio; probabilmente non sapeva cosa dirmi per consolarmi, ma le sue forti braccia che mi stringevano protettive, erano più di quanto potessi sperare.
Quando poi finalmente mi staccai, Liam mi afferrò il volto asciugandomi le lacrime e fissandomi negli occhi.
« Lo faresti un figlio con me? » mi chiese serio.
Inizialmente lo guardai scioccato, più per il fatto che mi aveva fatto la stessa domanda di Nick qualche ora prima e per un attimo, fui tentato di rispondere affermativamente, ma un luccichio scherzoso mi fece trattenere e così, scoppiai a ridere divertito e più rilassato, nonostante la speranza che fosse stato serio, non voleva abbandonare il mio cuore.
« Un detto dice, che per far innamorare una persona di te devi saper farla ridere, ma se continuerai a ridere così, sarò io a innamorarmi perdutamente » affermò ancora serio, facendomi arrossire imbarazzato.
Rimanemmo ancora due minuti in quella specie di abbraccio, prima che Harry uscisse in giardino scocciato, per avvisarci che la cena era pronta.
Con un ultimo sorriso, io e il castano ci separammo, seguendo il riccio in una grande sala, dove sia adulti sia teenager erano riuniti e come giusto che sia, il casino delle numerose conversazioni fu impressionante.
Dopo il dolce, perché non poteva mancare, noi ragazzi ce ne tornammo nel seminterrato, dove le coppiette si scambiarono i loro regali, per poi restare a giocare fino all'alba.

Il primo a cedere fu Louis, che a causa della gravidanza si stancava più velocemente del solito.
Si era addormentato tra le braccia del suo ragazzo, che prendendolo delicatamente in braccio dando dimostrazione della sua forza, lo aveva spostato nel letto nella camera degli ospiti nella taverna.
Poco dopo, i mie genitori, quelli di Loulou, di Liam, la madre di Harry e suo fratello, vennero a informarci che se ne stavano andando e Niall riuscì a convincere tutti che i suoi amici dovevano restare a dormire con lui, quindi ci salutammo sapendo che ci saremmo rivisti per il pranzo di Natale sempre a casa del finto biondo.
Verso le quattro del mattino, anche l'irlandese cominciò a cedere, esprimendo le sue scarse doti d'attore.
« Noi ce ne andiamo a letto - affermò il ragazzo, con Minnie sotto braccio - Voi restate pure qui» affermò, rivolto più a me e al castano, ancora con i joystick in mano.
Quel leprechaun se ne andò sghignazzando, seguito a ruota dalla sua ragazza, forse già pregustando un po' di sano movimento sotto le coperte in camera del finto biondo.
Dopo mezz'ora, anche Harry decise di abbandonare il gioco
« Non è che non mi piaccia la vostra compagnia - si scusò ironico - Ma vorrei andare ad abbracciare i miei tesori » sorrise innamorato, scomparendo nell'altra stanza chiudendosi piano la porta alle spalle.
Una volta rimasti soli, io e Liam ci scambiammo uno sguardo imbarazzato, tornando subito al gioco.
Alla fine, anche noi decidemmo di abbandonare il gioco, ma solo perché facevamo troppo schifo per la stanchezza e le mani intorpidite, così spegnemmo tutto e aprimmo il divano letto.
« Dormici tu - affermò il castano, indicando il comodo materasso - io me ne starò in poltrona » disse, mentre si lasciava cadere pesantemente sul sofà.
« Cosa? No! - esclamai invece io - È abbastanza grande per tutti e due » commentai, sentendomi il volto in fiamme per la prospettiva di dormire così vicino a un ragazzo così bello.
« Ok - concesse, alzandosi velocemente in piedi - Da che lato preferisci dormire? » domandò poi con nonchalance, avvicinandosi.
« A destra e in mutande » buttai fuori velocemente, con l'imbarazzo a mille.
« Anche io...anche io in mutande volevo dire » affermò Liam, forse in imbarazzo quanto me, cominciando a spogliarsi, nella penombra della stanza.
Quando avevamo spento la luce?
Una volta svestiti, ci infilammo sotto le coperte, dandoci però le spalle.
« Fa più freddo di quanto pensassi » commentò ironico il castano, mentre lo sentii girarsi sotto le coperte.
Feci per commentare qualcosa a mia volta, ma le parole mi morirono in bocca quando mi sentii afferrare per i fianchi e tirarmi in dietro, fino a ritrovarmi con la schiena premuta contro il petto ampio e caldo del castano e i piedi gelati intrecciati ai suoi.
Provai a liberarmi troppo imbarazzato, ottenendo solo di esser stretto maggiormente.
« Dormi » mi sospirò Liam contro il collo con dolcezza e per quella volta, decisi di dormire tra le forti braccia del più grande, piuttosto che tra quelle di Morfeo.

Il mio primo pensiero quando tornai dal mondo dei sogni fu che avevo caldo; non caldo caldo, ma mi ricordavo che fosse inverno, che ero andato a dormire in mutande e che faceva freddo, molto più freddo.
Lentamente aprii gli occhi, intenzionato a scovare la fonte di quel calore, ritrovandomi a fissare una parete che non riconoscevo però, il calore che si propagava dalla mia schiena lo conoscevo bene.
Pian piano, mi ritornò in mente gli avvenimenti della sera prima: la cena a casa di Niall, l'incontro con Liam e il fatto che siamo andati a letto insieme.
Oddio, non a letto insieme in "quel" senso, perché solo a pensarci, qualcosa tra le mie cosce cominciò a indurirsi, a differenza di quello del ragazzo alle mie spalle, bello sveglio e duro, e manco a farlo a posta, pressato tra le sue natiche.
In una qualunque altra situazione, mi sarei scostato indignato, ma con Liam avvertii che era diverso: mi sentivo lusingato a ricevere attenzioni da un ragazzo del genere, non che io mi considerassi brutto, ma avevo e ho ancora un pessimo carattere.
« Sento gli ingranaggi del tuo cervello girare impazziti » la voce del castano mi colpì roca e sexy, mandando direttamente una scossa di piacere al mio basso ventre.
Senza considerare il fatto che, mentre parlava, le sue labbra avevano sfiorato ripetutamente la pelle sensibile del mio collo, causando altre scosse di piacere e una semi-erezione, che mi fece sospirare di piacere.
Liam se ne accorse e rise piano sul mio collo, stringendomi di più a lui in modo possessivo.
« Avete intenzione di alzarvi? » la voce di Harry dietro la testata del letto mi fece sussultare dallo spavento e dall'imbarazzo.
« No » rispose secco il castano, nascondendo il volto nel mio collo e ignorandolo apertamente.
Io mi rannicchiai contro di lui per nascondermi imbarazzato, cercando di non muovere troppo il bacino e l'unica cosa che desiderai in quel momento, era una lunga doccia fredda.
Il riccio alzò le spalle indifferente, sparendo nuovamente nella camera che condivideva con Loulou, con un vassoio pieno di cibo tra le mani.
Anche io avrei mangiato volentieri qualcosa, ma stranamente, preferii restarmene al caldo tra le braccia di Liam, nonostante l'erezione che continuava a pressarmisi contro.
« Tu non hai fame? » mi sorprese invece in castano, dopo aver tirato un lungo sospiro e l'aria calda uscita dalla sua bocca, mi aveva fatto venire la pelle d'oca.
« Un pochino si » ammisi, anche se in realtà, stavo morendo di fame.
« Mangiamo qualcosa e torniamo qui? » mi chiese speranzoso, dandomi una stretta più forte e prolungata, come se avesse paura di una mia possibile fuga e annui in assenso.
Dopo una decina di ripensamenti, finalmente il castano sciolse la sua stressa e io provai un senso di mancanza, così che potemmo alzarci dal letto.
Diedi le spalle a Liam per rispettare la sua privacy, sapendo cosa avesse tra le gambe, e mi chinai ad afferrare i miei pantaloni e infilarmeli.
Nuovamente, sentii la sensazione di essere osservato e voltando il busto, beccai gli occhi del più grande fissi sul mio culo; volevo rimproverarlo, veramente, ma rimasi incantato alla vista di quel corpo muscoloso, ma non troppo, ancora libero dai vestiti e scioccato dalla grossa erezione messa in risalto dai boxer bianchi.
In un battito di ciglia i nostri sguardi s'incontrarono e ci demmo di nuovo le spalle imbarazzati, per finire di vestirci.
Facendo più piano possibile, ci dirigemmo in cucina, ci preparammo una sostanziose colazione e dopo riaver messo tutto a posto, tornammo in taverna.
Mentre scendevamo le scale, il mio imbarazzo raggiunse nuovamente livelli mai visti, perché avevo promesso al castano che saremmo tornati abbracciati sotto le coperte.
Il mio imbarazzo però, venne presto sostituito da angoscia quando, giunti nuovamente davanti al divano-letto, Liam cominciò a fissarlo con disgusto, come se solo il pensiero di averci passato la notte con me, lo disgustasse.
« Ho fatto una cosa spregevole - se ne uscì in fatti, facendomi desiderare di sprofondare nel terreno - Ho dormito con te senza neanche averti portato prima ad un appuntamento » affermò sofferente e con tono d'indignazione verso e stesso, posando su di me uno sguardo da cucciolo disperato.
« Puoi farlo adesso » lo rincuorai, sollevato dal fatto che mi fossi sbagliato completamente, imbarazzandomi nuovamente, ma per non vederlo mai più con quello sguardo triste, lo avrei fatto altre mille volte.
Il volto di Liam s'illuminò come quello di un bambino davanti ai mille regali sotto l'albero la mattina di Natale, mentre mi corse praticamente in contro afferrandomi per i fianchi e sollevandomi da terra.
« Esci con me? » mi chiese una volta rimesso a terra, anche se a me quello, sembrò più un ordine che una richiesta e io, potei solo annuire felice.
Tutto contento, il castano mi sollevò nuovamente da terra, lanciandomi delicatamente sul letto, per potersi rimettere nella stessa posizione della notte appena trascorsa.

Quando il resto del gruppo decise di alzarsi, era ormai ora di pranzo e i nostri genitori erano già seduti a tavola.
Finito quello, ognuno era tornato nella propria abitazione tranne me e Niall, che eravamo andati a casa di Loulou per passare il pomeriggio insieme e fummo raggiunti in serata da Harry.
Liam però, non aveva l'asciato la casa dell'irlandese fino a quando non ci fossimo scambiati i numeri di telefono e non gli avessi promesso che lo avrei chiamato per quell'appuntamento.
La sera, passai ore sotto le coperte, indeciso se chiamarlo o no; alla fine mi limitai a un SMS

Zayn: Allora per quell'appuntamento?

Regalo di Natale non RichiestoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora