3. Wetz

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Saih era andata a cambiarsi e io ne avevo approfittato per sistemarle un po' la casa. Quella ragazza era un disastro: aveva sempre tutto in disordine. Per lei era importante che due stanze fossero sempre apposto: la sua camera e l'ufficio del padre, nel quale c'erano tutte le sue armi. Per il resto non gliene importava granché. Aveva sempre avuto un carattere abbastanza menefreghista per queste cose. Lei era così, lo era sempre stata, anche prima che i nostri genitori sparissero.
Stavo finendo di sistemare la piccola cucina quando la sentii uscire dalla sua stanza. Mi girai e la vidi appoggiata con la spalla allo stipite della porta che mi guardava.
-Che stai facendo?- mi chiese sorridendo.
-Io? Niente...stavo solo sistemando un po' la cucina.- le risposi tranquillamente. Ormai era abituata a questo mio comportamento, per noi era normale aiutarci, eppure ogni volta mi faceva sempre la stessa domanda.
-Dai su, smettila di pulire Wetz! Andiamo!- disse mettendosi gli stivali e indossando il suo mantello nero. Si tirò su il cappuccio, coprendosi i lunghi capelli corvini.
-Che fai ancora là?! Muoviti!- disse ridendo. Non aveva tutti i torti: ero rimasto fermo a guardarla. Mi aveva sempre colpito come ragazza, fin da quando eravamo piccoli. Era davvero bella.
Le sorrisi e andai a prendere il mantello all'ingresso, lo indossai e uscimmo dalla porta che dava sul giardino sul retro, confinante con il bosco che accerchiava il nostro villaggio.
Scavalcammo lo steccato e ci adentrammo tra gli alberi.

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