5. Saih

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Le domande di Wetz mi avevano fatto riflettere e, pensandoci bene, non sapevo se volevo tornare alla vita di prima. I miei genitori mi mancavano, si, ma ormai avevo la mia indipendenza, e tornare a vivere con loro sarebbe stato troppo stressante.
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Wetz ed io uscimmo dal bosco, girammo attorno al giardino di casa mia e rientrammo nel villaggio. Comprammo un po' di pasta, delle uova e qualche frutto, dopodiché andammo verso casa di Wetz. Lungo la strada incontrammo tutti gli abitanti di Silverstone, anche loro in giro per fare una passeggiata o sbrigare qualche commissione. La gente di questo villaggio era sempre calma e tranquilla, non sembrava mai avere fretta. Era rilassante vivere qui, era tutto sommato un posto tranquillo.
Silverstone era piccolina, avrà avuto circa duecento di abitanti in totale. Queste persone abitavano qui da sempre: ognuno aveva il suo piccolo pezzo di terra da coltivare e i suoi animali da cui ricavare la carne e il pellame. Alcuni avevano delle piccole botteghe: c'era un fabbro, un fruttivendolo che vendeva ció che qui non riusciva a crescere, una piccola pasticceria, una macelleria in cui le persone portavano le bestie a macellare, una merceria, una piccola drogheria e c'era pure una locanda per i rari forestieri che arrivavano fin qui.
Wetz ed io camminavamo tranquillamente verso casa sua, chiacchierando del più e del meno.
-Posso stare da te stasera? Non ho voglia di stare da sola...- chiesi a Wetz.
-Certo- rispose lui -basta che non mi incasini tutta la casa- aggiunse sorridendo.
Lo guardai alzando gli occhi al cielo e sbuffai con finta aria scocciata. Sapevo che mi stava prendendo in giro e la cosa non mi dava fastidio. Gli spinsi la spalla ridendo e lo feci lievemente sbandare.
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La strada era leggermente in salita. I genitori di Wetz avevano costruito la loro casa sopra l'unica collina di questa radura nel bosco. Si trovava sul lato ovest della spianata e, guardando l'orizzonte dalla camera di Wetz al primo piano della casa, si poteva scorgere a nord il profilo delle montagne che si trovavano nel mezzo della nostra terra, la terra di Amga. Inoltre, osservando attentamente tutta la linea dell'orizzonte, in lontananza si vedevano le alte torri delle grandi città dell'entroterra, simbolo del potere della metropoli. A sud c'era il mare, lo si vedeva appena nelle limpide giornate estive.
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Quando arrivammo a casa era già primo pomeriggio, così decidemmo di mangiare qualcosa dato che non avevamo pranzato. Era divertente guardare Wetz cucinare: era alto e robusto, ma con il grembiule rosa da cucina era un'altra storia. Sembrava una di quelle anziane signore tutte attente a non sporcare minimamente da nessuna parte. Era davvero puntiglioso, peró tutto sommato se la cavava come cuoco.
Decisi di dargli una mano a preparare la merenda. Presi il pane e lo affettai, poi, mentre lui cercava la marmellata nella dispensa, misi la bottiglia del latte sul tavolo. Ci sedemmo e cominciammo a mangiare, spettegolando degli altri abitanti del villaggio.
-Hai visto che capelli aveva la figlia della sarta?- dissi ridendo.
-Oh si- rispose lui non riuscendo a trattenersi -gira voce tra i ragazzi del villaggio che abbiano preso fuoco durante un rito con la sciamana- disse ridendo.
-Mi immagino la scena- gli risposi con le lacrime agli occhi.
Passammo il pomeriggio in divano, continuando il nostro discorso. Verso il tramonto tornammo in cucina a preparare la cena. Cucinammo la pasta e la condimmo con verdure e carne. Mangiammo velocemente, poi andammo a lavarci.
Wetz mi prestó un suo pigiama, lo misi e mi infilai sotto le coperte.
Mi addormentai velocemente, ero abbastanza stanca.

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