Prologo

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Era un pomeriggio di fine luglio,
Un caldo e afoso pomeriggio.
Si udiva solo silenzio e qualche volta il rumore delle foglie toccate dal vento impetuoso,
Qualche leggera nuvola bianca su un cielo sereno.
La figura incappucciata si muoveva per le strade di Roma ,
I sandali che battevano il calce fatto con sudore.
Muoveva il vento e affioravano i ricordi nitidi.
Il profumo di vittorie sbiadite ,di una vita passata e futura ,
Di un impero in crescita ,
" Si ricorderanno di noi? " disse la figura mentre il vento muoveva il drappo .
Continuò il tragitto e continuavano i ricordi fatti di sudore sulle membra insanguinate ,
Di grida e uomini,di armi e sguardi vuoti.
Alzò gli occhi al cielo,
Il tramonto illuminava Roma ,
Aveva vissuto per lei ,quella rosa fragile e voluta da tutti,e sarebbe morto per lei .
Avrebbe raccontato la loro storia ,di vite destinate a scontrarsi e a ferirsi ,di vecchi rancori e desideri,di un amore impossibile.
Entrò dentro l' anfiteatro dove un tempo tanti erano morti un tempo,sepolti per sempre e tanti avevano urlato,una vita in meno per un pollice in giu o in su.
Valeva lottare per un sogno che era Roma?
La figura con occhi neri come la pece s' inginocchiò e toccò con mani nude e umide la sabbia,
Quelle mani che avevano macchiato ed erano state macchiate ora erano libere .
Una nuova era ,
Un nuovo giorno era incominciato.
" Giustizia "
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" Perché la folla applaude? " chiese il Senatore Lucio Cornelio ormai stanco all' amico Tito Svevo ,
Scendevano i gradini di marmo che conducevano alla piazza,
" Come non sai ? Germanico é ritornato a Roma ,
il popolo applaude il suo generale "
Lucio Cornelio stette in silenzio riflettendo,
Nella sua anzianitá aveva conservato la luciditá ,
Ma la stanchezza aumentava e il dolore di sapere che un giorno non avrebbe fatto più niente si accostava insieme al desiderio di non lasciare la Sua Vita.

" Memento mori " era ciò che veniva ripetuto quando un generale rientrava in cittá dopo una vittoria ,veniva acclamato dalla folla ,la superbia ,la grandezza ,il potere lo avrebbero potuto sopraffare.

" Memento mori" ricordati che devi morire ,
Ricorda che anche tu sei un uomo ,
Era ciò che veniva ripetuto in quel momento a Germanico.

" Chi è il giovanotto che gli sta accanto? " domandò ancora L' anziano senatore ,
Tito in un primo momento sembrò dubitare ma poi ricordò ,
" Non so,deve essere il figlio ,
Lo chiamano Caligola "

" Caligola hai detto " mormorò Lucio ,un sospiro flebile ,una folata di vento.
Mille pensieri attraversarono la mente colta .
Un sogno che era sorto nel suo cuore e che era Roma lo avrebbe sempre tormentato,come uno dei sogni più accesi ,come una premonizione sapeva che sarebbe successo qualcosa che avrebbe cambiato la cittá .
Il bambino che con occhi inesperti guardava il mondo appena conosciuto ,la folla applaudiva ,per suo padre ,ma un giorno si disse avrebbe applauso per lui e il battito di mani ,la voce spumeggiante sarebbe stato più forte del battito del suo cuore.
Gli occhi illuminati di chi sogna e lo fa con tutto l' impegno .

" Un bambino troppo fragile " avrebbe detto Lucio ,
Ma nel suo cuore lo aveva gia pensato ,appena lo aveva visto negli occhi .

" A cosa pensi Amico mio ? " chiese Tito turbato dal silenzio di Lucio ,
" Non so ,forse al futuro " rispose incerto
"le incertezze del domani possono aspettare ,godiamoci il momento " disse speranzoso Tito .
" Le incertezze del domani possono aspettare" ripetè il Senatore ,
Forse aveva ragione ,pensò.
Rimase ad osservare la scena poggiato alla colonna .
Proprio davanti a lui splendeva la cittá che lo aveva visto nascere da uomo libero .
Il tramonto che illuminava le colonne di marmo ,i raggi dorati che battevano i volti dei due amici ,in un pomeriggio qualunque e una giornata come tante.
Ma quello era soltanto l' inizio della bufera.

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