1. Behind the demon's eyes

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FIRST PART: "INK ON THE SKIN"

Mentre che l'uno spirito questo disse,
l'altro piangea, sì che di pietade
io venni men così com'io morisse;
e caddi come morto cade
Dante Alighieri - Inferno


Artemide chiuse gli occhi

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Artemide chiuse gli occhi.

In passato aveva avuto una percezione di sé ben distinta che credeva fosse inscindibile, eppure si sbagliava. In un'altra ipotetica dimensione, si immaginava come una desolata landa immersa nell'oscurità dove c'era una singola persona che ravvivava un focolare che con gli anni andava ad indebolirsi inesorabilmente.

Quella persona, spesso, nel suo immaginario, aveva gli stessi tratti somatici di suo fratello e questo faceva sì che Artemide lo considerasse la parte migliore di sé, essendo entrambi provenienti dalla stessa materia. Ma ora tutto era cambiato. Si rese conto quanto doveva essere stata ipocrita a considerarsi sola per tutti quegli anni, dato che solo ora, senza Finn, era sola per davvero e nessuno sarebbe arrivato in suo soccorso.

Vuota. Si sentì svuotata di ogni più piccolo sogno o illusione. Il vento, fuori la finestra, ululava un commiato di morte che Artemide non sentì, soggiogata com'era dal dolore. Eppure quel vento entrò nella biblioteca e l'avvolse sussurrandole promesse di morte e di infelicità eterna. La giovane ragazza, alienata com'era, non percepì nulla.

Era immobile, con lo sguardo perso nel nulla. Sbatté le palpebre diverse volte mentre trasmutava, diventando spirito e salendo fino all'Iperuranio dove, per diversi secondi, si confuse nell'universo. Gli arti le pulsavano dolorosamente e le formicolava la base della nuca. Nonostante tutto, però, lei non riusciva a muoversi.

Qualcosa di inaspettatamente freddo toccò il suo volto, candida neve entrava dalla finestra rotta, decorandole i capelli di tanti piccoli batuffoli bianchi che spiccavano sulla pece della sua capigliatura. Batté le palpebre diverse volte, come se vedesse la neve per la prima volta.

Aguzzò lo sguardo e capì. Quella non era neve, ma la fredda cenere che le ombre lasciavano dietro di loro. Strinse la spada fino a ferirsi il palmo. In quella solitudine e desolazione nulla avrebbe potuto placare la rabbia che cresceva in lei con tanta naturalezza da essere accettata a braccia aperte.

Sentì qualcosa muoversi alle sue spalle, gettò uno sguardo da sopra la spalla: Dorotea. La donna di mezz'età stringeva le braccia intorno al tronco, tremante come se fosse scossa da brividi freddi. Il suo comportamento le sembrò stupido, egoisticamente pensò che soltanto lei era in diritto di soffrire per suo fratello.

Eppure non ci riusciva, a soffrire. Era gelosa della sofferenza che provava quella donna che per anni li aveva accuditi. Lei non riusciva a provare nulla e ne era infastidita. Fissò di nuovo il cielo fuori la finestra, non era terso, era coperto da un manto di nuvole grigie e la cenere continuava a cadere come neve, imbiancando il giardino.

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