Vicini

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Se non fosse stato per la domanda senza risposta che mi ero posta all'inizio della mattinata, probabilmente le lezioni sarebbero state molto più stressanti e noiose, ma cercare una risposta soddisfacente a quelle 5 parole è un desiderio, anzi un obbligo che non smette di perseguitarmi.
Manca poco alla porta di casa, i miei passi si fanno veloci e frettolosi fino a raggiungerla aprendola pensando di trovarmi davanti il salotto con il tavolo di mogano che si scorgeva dalla fessura della porta della cucina e la televisione accesa sul programma sportivo che piace tanto a papà, ma nulla di tutto ciò che avevo immaginato in quei pochi secondi si è mostrato ai miei occhi.
Una decina di scatoloni hanno rimpiazzato le mie fantasie e
senza lasciarmi analizzare la situazione papà scende con un altro scatolone tra le braccia da aggiungere alla sua collezione.

<Cosa sono tutti questi scatoloni?>
- mi viene spontaneo chiedere -

<Vedi, ora che la mamma non c'è più dobbiamo fare un po' di spazio...>

Nel suo sguardo vedevo solo amarezza e nella sua voce lenta e malinconica il dubbio.

<E dove hai intenzione di
metterli?> chiedo

<pensavo in soffitta. A proposito, puoi prendermi gli altri di sopra?>

Meglio non discuterne - penso.

Salendo le scale al piano di sopra mi viene in mente che mio padre non mi aveva detto in quale stanza teneva il resto degli scatoloni quindi vado di intuito e scelgo la stanza dove la mamma suonava sempre il pianoforte, ripensandoci ricordo fosse una grande stanza sempre illuminata dalla luce del sole che veniva proiettata dalle grandi finestre ai lati.
Apro la porta e mi si illuminano gli occhi, non so bene se per il sole che riusciva, grazie alle finestre, a dare una luce perfetta e accogliente che si espande in tutta la stanza o per il pianoforte a coda che si erge nel centro della stanza.

Il Suono di quel PianoforteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora