Parte Prima

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June stava lì, a guardare l'acqua che lentamente scorreva sotto di lei, senza sosta; il vento freddo del mattino le sferzava i lunghi capelli castani, per la strada non c'era nessuno, era il momento. Mise un piede sopra il muretto, poi l'altro. Forse un soffio di vento un po' più forte avrebbe potuto spazzarla via del tutto, senza che lei si dovesse sporgere. Aveva preso quella decisione giorni prima, aveva aspettato il giorno giusto, il momento giusto per mettere fine alla sua vita.

Cominciava a fare freddo lì fuori e sempre più gente si affaccendava nelle compere mattutine, prima che la folla si portasse via tutto ciò che c'era. La vista le si stava annebbiando, eppure lei vedeva molto chiaramente la faccenda. Forse stava per avere un'assenza, come quelle che si erano portata via sua madre. Epilessia. Ma non ci fu alcuna crisi, la nebbia passò poco dopo.

"È proprio ora" si disse. Aspettò che nessuno guardasse, poi spalancò le braccia, come se dovesse volare giù da quel ponte, nel fiume, e infine chiuse gli occhi. Si sbilanciò appena, poi tornò stabile. Doveva farsi coraggio, tutta quella faccenda non poteva più andare avanti. Le palpebre rosate si chiusero di nuovo sugli occhi cristallini.

Il suono dell'acqua sotto di lei aveva cominciato a farsi più forte, sentiva solo quello, non più le voci dei passanti, non più i tenui rumori delle prime automobili, solo l'acqua, l'acqua e i passerotti, che, ignari di tutto ciò che si stava affollando nella sua mente, cantavano tra le fronde. Ma June non aveva ripensamenti, sapeva quello che doveva fare, e lo sapeva da tempo. Una lacrima calda scese sulla sua guancia.

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