Il giorno seguente June si sveglio quando i delicati raggi di sole primaverili cominciarono a filtrare dalle bianche tende della sua stanza, si rigirò nel letto per qualche minuto, sorridendo, con ancora il sapore delle labbra fresche di Samuel in bocca. Non era il suo primo bacio, né il più bello, ma finalmente, dopo mesi, vedeva una luce che avrebbe potuto non vedere buttandosi da quel ponte, una via d'uscita. Aveva una vita intera davanti a sé, piena di opportunità e di speranze. Finalmente non sentiva più addosso a sé il peso degli anni, si sentiva una ragazza come tante, che avrebbe affrontato la morte dei genitori a testa alta, mostrando a tutti la sua forza; ma per farlo doveva voltare pagina, cambiare vita, scuola, amici.
Ormai la luce aveva riempito tutta la stanza. June posò i piedi nudi sul pavimento gelido, le piaceva quella sensazione, per questo quando sua madre non c'era camminava sempre scalza, a lei dava fastidio e l'aveva sgridata innumerevoli volte per quel vizio. "Potresti camminare su un chiodo e farti male veramente, rimettiti le calze June, non farmi arrabbiare." Le ripeteva sempre. Quella stupida frase era impressa nella sua memoria come se le avesse detto quelle parole il giorno prima. Non ricordava l'ultima volta che l'aveva abbracciata, né l'ultima volta che avevano riso insieme, ma quella stupida frase. Ricordava tutto, però, di sua madre, i suoi lunghi capelli che profumavano di lavanda, i suoi occhi, così intensi e così vivaci, il suo sorriso, spesso triste, ma stupendo.
Finalmente si alzò dal letto, Scout dormiva ancora nel suo lettino, il viso sereno e roseo incorniciato da un mare di riccioli biondi. Era così piccola e così innocente, forse si era accorta solo del cambiamento di casa e dell'assenza dei genitori. Forse, un giorno, saprà la verità, adesso non deve preoccuparsi di questo.
June, ancora in pigiama, scese in cucina. La nonna la aspettava lì, seduta, la testa fra le mani. Anche June si sedette. "Nonna, dobbiamo parlare" le disse
"Lo so, bambina mia, lo so" c'era un tono di rassegnazione nelle sue parole "Non puoi più rimanere in quella scuola" fece un lungo sospiro "e qui, questo non è il tuo posto. Ormai sei grande, devi volare fuori dal nido e costruirti il tuo." June scoppiò in lacrime
"June" la nonna si alzò e le prese il viso rigato di lacrime tra le sue grandi e calde mani, "guardami negli occhi, bambina mia. Non scordare chi sei, per nessuna ragione, promettimelo."
"Lo prometto" rispose lei, annuendo.
"Molto bene" anche la vecchia piangeva, adesso, mute gocce trasparenti, la abbracciò un'altra volta e la baciò sulla nuca "Adesso vai, prepara le tue cose, cerca una casa, dei coinquilini, vivi la tua vita"
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Voci nel Vento
Novela Juvenil--story in progress-- spero che vi piaccia, ho fatto del mio meglio.