Parte seconda

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"Forse, dopotutto, potrei ricominciare da capo, essere di nuovo felice" pensò. No. Non avrebbe mai scordato ciò che le era accaduto, si può cancellare un nome, un tratto, una ferita può sparire con gli anni, ma la propria vita rimane, e l'unica cosa che si può fare è nasconderla ad occhi indiscreti.

Forse al funerale sua nonna avrebbe pianto, forse Scout, per quanto fosse piccola, si sarebbe accorta che nella sua vita mancava qualcosa, forse i professori, a scuola, si sarebbero preoccupati dopo un certo numero di assenze. Ma nessun altro avrebbe notato la sua scomparsa, nessuno la trovava degna di nota.

"Ciao June" la ragazza sentì una voce alle sue spalle. Per poco non perse l'equilibrio. Si voltò piano, terrorizzata, calibrando attentamente le misure. A chi poteva appartenere quella voce così calda, ma così roca, così avvolgente, ma così distante. Non l'aveva mai sentita prima.

"Perché eri sul ponte?" chiese il ragazzo, era molto alto, i suoi capelli erano castani e mossi, gli occhi chiari. Samuel Nolan. Non si erano mai parlati loro due, ma June lo conosceva di fama, tutte le sue compagne di classe avevano avuto una cotta per lui almeno una volta. Tranne lei. Il suo amore era per qualcun altro. Ma doveva ammettere che Samuel non era male. Non particolarmente intelligente forse, ma non male.

"Se scendi da lì possiamo parlare" disse lui. Lei scese, non sapeva perché, ma scese. I due cominciarono a passeggiare in silenzio, osservando l'uno i passi dell'altra, cercando nella mente le parole giuste da dire.

"Non ne parlo" disse lei "non parlo dei miei problemi" "

"Va bene" disse lui, inaspettatamente "non devi" fece una pausa "Ma forse è meglio che tu ti faccia aiutare, sai, da quei cervelloni che sanno tutto quello che hai dentro. Se non vuoi parlare con me, parla con loro."

June cominciò a raccontare...


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