❝Le lucciole sul fiume d'argento❞

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prima di conoscerti
il mio cuore
aveva solo linee rette.

— Trivia: Love

ʀᴇᴅ ᴠᴇʟᴠᴇᴛ ɴᴇɪ ᴍᴇᴅɪᴀ

L'aria fresca di quella grigia mattina di metà Aprile si insinuava silenziosa attraverso le fessure delle grandi finestre aperte dell'aula, macchiate e sgraffiate ai bordi dei loro vetri trasparenti. Entrava lenta come il vento in una di quelle tranquille notti d'estate, e le ruvide, stropicciate tende color crema ondeggiavano melanconiche sotto le note di un romantico ballo, leggero ed elegante, nella morbidezza di un rallentato valzer. I miei compagni di classe parlavano animatamente sparsi nella stanza: alcuni seduti sui banchi, altri scarabocchiando sulla lavagna. Un gruppetto di amiche rideva in fondo all'aula, il ragazzo con gli occhiali rettangolari sedeva al primo banco, leggendo un libro di letteratura inglese; Hyobin, dai lucidi capelli corvini e le unghie laccate di un blu elettrico, sistemava nella tasca dello zaino nero il suo solito pacchetto di sigarette.
La vedevo ogni mattina, sola fuori dal cancello, schiacciare con la punta delle scarpe le cicche macchiate dal suo burro cacao rosso ciliegia. Spesso mi capitava di ritrovarmi al suo fianco, tra l'aria fresca del mattino e il profumo alla vaniglia che emanava la sua pelle lattea. Per farle compagnia Eunji si avvicinava a lei, puntualmente seduta sul bordo della recinzione, e, appoggiandosi con la schiena alle sottili sbarre di ferro, tirava fuori dal suo largo giacchetto verde bottiglia la sua scorta di Chesterfield. Così, con le loro sigarette tra le labbra, guardando il cielo bianco del mattino, scambiavamo quattro parole prima del suono della campanella. Però, per quanto potessero essere gentili i suoi sorrisi, amichevoli e sincere le sue parole, Hyobin era una ragazza che si isolava volontariamente. Stava bene con noi, e noi con lei, ma per qualche ragione preferiva circondarsi di un religioso silenzio. Era una di quelle bellezze taglienti, dai tratti marcati, che mozzava il respiro e arrestava il cuore. Ovunque andasse, lasciava dietro di sé una scia vanigliata, ma con essa una gelida brina sembrava scendere ad ogni suo passo. Era come se vivesse un'altra stagione, circondata da un sottile strato di ghiaccio che la teneva lontana dagli altri.

Eunji sedeva al banco accanto al mio, con quella sua iconica crocchia scomposta che le raccoglieva i capelli rosa, disordinati e sbiaditi dai frequenti lavaggi. Con il mento appoggiato sul palmo della mano, rivolta verso di me, i suoi occhi dal taglio felino mi osservavano con la sua solita, tranquilla curiosità. Persino i suoi sguardi mi risultavano troppo difficili da descrivere. Eunji era un personaggio strano. Bella, riservata ma di piacevole compagnia, osservava i dettagli del mondo e ne misurava ogni movimento. Senza sporgersi troppo, senza dire la sua, in silenzio, osservava.
Eravamo entrate in classe insieme e ci eravamo sedute ai nostri posti, vicino alle finestre. Questa volta, però, sul mio banco solitamente vuoto vi era un libro. Sembrava nuovo. Lo avevo preso tra le mani, mentre il cuore batteva forte nel mio petto, e mi accorsi che tremavano appena. Un regalo inaspettato, il volume mancante della mia collezione. Così, come se qualcuno avesse abbassato la puntina di un giradischi, tra le rumorose chiacchiere e il piacevole soffio del vento che smuoveva le tende, il familiare suono di una chitarra cominciò ad elevarsi nella mia testa, isolando lentamente quelle voci, col passare dei secondi, fissando la copertina di quel libro. Era il ritornello di Norwegian Wood.
Vidi il profilo del suo volto nel ricordo di qualche giorno prima. Quel ricordo parlava con la voce di Taehyung. Diceva: «come la canzone dei Beatles.»

Tra le prime pagine del romanzo, un foglietto spiegazzato indicava il numero di una pagina. Sfogliai fino a quel numero e trovai una frase maldestramente sottolineata. Eunji, col mento appoggiato sulla mia spalla, lesse, mormorando, con la sua dolce voce. «"Per quanto una situazione possa sembrare disperata, c'è sempre una possibilità di soluzione. Quando tutto attorno è buio non c'è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all'oscurità.
Ci fu una breve pausa di riflessione.
«E' davvero una bella frase, Youra», disse Eunji poco dopo, scegliendo le parole con cura mentre si raddrizzava sulla sedia, i suoi occhi che ancora vagavano tra le parole. Era così che a volte parlava: lentamente, scegliendo le parole adatte. La sua voce era sempre calda, e il tono tranquillo. Rievocava alla mente l'immagine del vento estivo che scivola su una pianura, e smuove dolcemente le spighe dei campi. Alzò un poco il mento, quel tanto che bastava per guardarmi, e sorrise. Un sorriso confortante, di quelli che ti fermano le lacrime quando sei sul punto di piangere. Da così vicino, pensai, i suoi occhi erano tanto trasparenti che a guardarli provai un senso di vertigini. Le sue iridi nocciola sembravano leggere tutti quei dettagli che gli altri ignoravano, come la polvere controluce che aleggia in una stanza o le gocce di pioggia sui finestrini degli autobus.
Un instante dopo, il suono della campanella interruppe bruscamente la melodia che risuonava nella mia testa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 21, 2018 ⏰

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CHERRY BLOSSOM | k.thDove le storie prendono vita. Scoprilo ora