Caro Diario, oggi stavi per fare una brutta brutta fine.
Io ero seduto accanto alla ragazza dagli occhi chiusi, quella che non mi sorride mai. Mi aveva già colpito, come al solito dall'altra parte della strada. Mi aveva fatto male, aveva alzato gli occhi quando arrivai sul ciglio della marciapiede, mi aveva visto.
Ma Diario, non ce l'ho fatta a non sorriderle.
Mi viene spontaneo sorridere quando i suoi occhi incontrano i miei.Comunque, ti stavo dicendo che stavi per fare una brutta fine perché, mentre ero seduto accanto a lei, è venuto Genn.
Sai quanto voglio bene a quel ragazzo, e quanto sia il mio migliore amico, ma proprio perché è il mio migliore amico a volte fa cose per farmi incazzare, o per mettermi in imbarazzato.
Vorrei riuscirci anche io a metterlo in imbarazzo una volta, ma non ci sono mai riuscito.Ti avevo sulle gambe e stavo prendendo le cuffie lui è arrivato davanti a me e ti ha aperto.
«Se ora incomincia a leggere ad alta voce sono morto» mi sono detto.«Ale?» disse alzando gli occhi. «Cosa sono queste?» si venne a sedere tra me e la ragazza che nel frattempo aveva tolto le cuffie e stava lì a guardarci.
«Canzoni, non vedi?» gli ho risposto allora io, anche un po' incazzato.
Lui rimase li a leggerlo, e io non ci vedevo più dalla rabbia.
Genn sa quanto sono riservato. Ed è stato uno stronzo, a fare così.
La ragazza continuava a guardare il quaderno scritto, come Genn ed io lì accanto a loro, incapace di toglierlo dalle mani del mio migliore amico.«L'autobus! Vaffanculo Genn» urlai, quando mi resi conto che il nostro auto era partito.
La ragazza si alzò di scatto, e cercò inutilmente di urlare all'autista di fermarsi, ma nulla.
Tornò a sedersi, al suo posto e sospirò forte.
Buttai uno sguardo a Genn: 'bravo brutto stronzo, hai fatto perdere l'auto anche a lei'
Lui mi guardò interrogativamente e disse:«Che cazzo ti frega, non ti è mai piaciuto andare a scuola» sbuffando e alzandosi. «Ora piuttosto andiamo, voglio sentire queste canzoni» incrociò le braccia e rimase lì davanti a me e alla ragazza.
Era sempre stato così presuntuoso, era proprio il suo carattere, il suo essere, e ormai non mi dava neanche più fastidio.Mi alzai svogliato e incominciai a camminare, ma Genn rimase lì davanti alla ragazza, guardandola e insistendo.
Lei teneva la testa bassa.«Mora, come ti chiami?» le chiese.
Lei alzò la testa interrogativamente.
«Charlotte» disse soltanto.«Cosa aspetti, Charlotte? Vieni con noi»
«Eh? Cosa? No, io aspetto il prossimo auto» disse con un filo di voce.
«Che è fra due ore, non ti faranno entrare a scuola fra due ore» le rispose ancora Genn.
«Hai letto tutte le sue canzoni insieme a me, penso tu abbia il diritto di sentirle»Lei alzò lo sguardo ancora, dopo averlo ri-abbassato.
Piano piano si alzò, con una cautela immensa e disse: «Non ho mai saltato scuola.»