C'era una calma spaventosa ed un silenzio tranquillo in quel corridoio, fino a quando i passi di Luke non rimbombarono sul pavimento. I suoi piedi si muovevano veloci: stava correndo verso la sua camera, con le lacrime agli occhi. Le sue guance erano rosse, al contrario del solito, ovvero candide e pallide.
Michael, dietro di lui, gli afferrò il braccio nel tentativo di fermarlo, ma il più piccolo iniziò a divincolarsi lanciando un urlo.
Chiunque avesse visto la scena da fuori avrebbe pensato che Michael volesse fare del male a Luke, mentre invece cercava solo di calmarlo.
«Luke!» esclamò provando ad afferrarlo per le spalle, inutilmente siccome l'altro colse l'occasione per sfuggire dalla sua presa e rifugiarsi nella sua stanza.We keep behind closed doors,
La porta si chiuse dietro di lui con un tonfo e lui si appoggiò ad essa, piangendo.
Michael prese a battere i pugni contro la superficie di legno nella speranza che lo facesse entrare, pronunciando svariate volte il nome del biondo.
«Per favore, apri la porta gattino» borbottò il tinto arrendendosi, lasciando che il suo corpo si appiattisse contro l'oggetto che lo divideva da Luke. Egli rimase in silenzio cercando di trattenere i singhiozzi, ma non appena sentì il nomignolo che gli aveva affibbiato il ragazzo scoppiò a piangere disperatamente.
Lo amava da impazzire, così tanto che quando gli era vicino poteva sentire il cuore esplodergli nel petto e... non ne aveva idea, lui non era bravo ad esprimere i propri sentimenti e non sapeva ancora a cosa paragonare quella sensazione.
«Vattene» mormorò con voce rotta, così se la schiarì e «vattene» ripeté.
Il cuore di Michael si ruppe in tanti pezzettini a causa di quelle parole, però era determinato a chiarire con il suo ragazzo. Perché lo era ancora, giusto?
«No, adesso mi ascolti» disse furioso. In fondo Luke aveva tutte le ragioni del mondo a stare male, tuttavia doveva sentire cosa aveva da dirgli Michael.
Il più piccolo non rispose e tirò su col naso, segno che era pronto ad ascoltare.
Michael cercò di accumulare quanta più aria possibile nei polmoni ed iniziò a parlare, poggiando una mano sulla porta, all'altezza del suo torace. Il biondo, inconsapevolmente, fece lo stesso.
«Io ti amo, Luke. Non provare neanche a pensare il contrario...»
«Se davvero mi ami, perché non puoi abbracciarmi per strada, dove tutti possono vederci? Perché non mi puoi baciare sulla pista da ballo, fregandotene delle altre persone?» lo interrupe l'altro, urlando con tutto il dolore che aveva in corpo. Il labbro inferiore di Michael prese ad essere torturato dai suoi denti e presto fù bagnato da una lacrima, da due, da tre, da dieci, da un'infinità.
«I-io ho paura» balbettò, «i miei amici mi giudicherebbero negativamente se dicessi loro di essere gay.»
Con uno scatto pieno d'ira il più piccolo aprì la porta, quasi facendo cadere Michael addosso a lui, e lo guardò in quegli occhi che tanto amava e che tanto lo facevano soffrire.Everytime I see you I die a little more
«Non sarebbero veri amici se lo facessero» rispose Luke, duramente.
Michael non riusciva a reggere tutta quella pressione, era sempre stato pessimo nelle relazioni ma amava Luke come non mai e non poteva assolutamente lasciarselo scappare; così fece ciò che gli sembrò più giusto in quel momento: lo afferrò per i fianchi e lo baciò per tutte le volte che non aveva potuto farlo.***
Gocce di pioggia scendevano intorno ai due ragazzi incessantemente.
Si trovavano in macchina, fermi ad un semaforo. La strada intorno a loro era deserta, a parte per qualche persona che camminava sui marciapiedi con aria preoccupata ed infreddolita.
Luke osservava il parabrezza e seguiva con gli occhi i tergicristalli, mentre muoveva freneticamente la gamba sinistra. Era agitato, non sapeva neanche per cosa, eppure il maltempo gli faceva quest'effetto. Sobbalzò sul sedile non appena la mano di Michael si posò con prepotenza sopra ad essa, facendolo fermare. Girò il capo nella sua direzione ma non incontrò il suo sguardo, vide solamente la mascella del maggiore contrarsi per fargli assumere un'espressione infastidita, arrabbiata.
Lentamente, tentò di poggiare la mano sulla sua, ma lui la tolse di scatto per posizionarla sul cambio della marcia e ripartire quando il semaforo scattò sul verde.
«Mikey?» mormorò riprovandoci, ottenendo lo stesso risultato di prima.
«Smettila Luke! Non voglio tenerti per mano» sputò Michael stringendo saldamente il volante, concentrato sulla strada.
Il labbro del biondo iniziò a tremare.
«P-perché?»
L'auto si accostò di colpo, fortunatamente nessuno stava passando per quella strada e non rischiarono di fare incidenti.
«E me lo chiedi anche? Cazzo, mi hai preso per mano davanti ad i miei amici! Cosa penseranno ora?» sbraitò sbattendo le mani sul volante, facendo suonare il clacson che rupe il silenzio di quella strada dimenticata. «Te lo dico io: mi daranno del frocio e sarò odiato da tutti, esattamente come lo sei tu ed i tuoi amichetti che si baciano in continuazione» proseguì.
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Secret Love Song
Short StoryLuke arretrò di qualche passo, insicuro. «Non voglio vivere l'amore in questo modo.» Michael non riuscì a guardarlo negli occhi. «Non voglio nasconderci.»