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-April-

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Non ho mai visto il mio rapitore. Solo la sua voce, la sua calmante è lenta voce. Forse era solo la droga che faceva suonare tutto così lento.

Sembravano giorni. Quasi settimane. Ero affamata, già sentivo che avrei vomitato ogni singola cosa che avevo mangiato. Ero malata. Non letteralmente, ma mi sentivo così malata...

Avevo ancora la speranza che qualcuno mi avrebbe trovata. Forse i miei genitori avevano mandato una squadra di soccorso. Solo forse, erano vicini a scoprire dove fossi.

Una porta di spalancò, il suono cigolante mi perseguiterà per il resto della mia vita...

Sentii le lacrime sotto gli occhi bendati appena lasciai uscire un singhiozzo soffocato.

"Per favore... P-per favore lasciami andare." Piansi per chissà quante volte. "Se vuoi soldi i-io posso dartelo. Per favore solo lasciami andare."

Non so neanche perché provai. L'avevo detto così tante volte, implorato anche. Tutto quello che ottenni fu niente.

Anche se questa singola volta, disse qualcosa.

Sentii le sue mani toccarmi la schiena e correre sulla mia vita.

"Sei mia ora."

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*FLASHBACK*

Sorrisi nel bacio, appena le sue labbra incontrarono le mie dolcemente.

Borbottò sulla mie labbra, facendomi stendere lentamente sul mio letto.

"Louis." Mi lamentai, come immediatamente succhiò la pelle del mio collo.

"April." Mormorò sulla mia pelle, il calore che si diffondeva.

Ansimai quando sentii un tonfo dalla finestra, spingendolo immediatamente via.

Entrambe le nostre teste scattarono verso la finestra, il suo corpo contro il mio.

"Strano." Ridacchiò.

"È solo il vento." Sospirai, alzandomi e facendo la mia strada verso la finestra.

Il vento soffiò i miei capelli via e rabbrividii leggermente. Lottando per chiudere la finestra, a metà, allungai il collo per guardare fuori.

Non c'era niente.

Scuotendo la testa, presi e chiusi la finestra.

"I tuoi genitori torneranno presto, giusto?" Mormorò, appena corsi da lui e mi accoccolai immediatamente nelle sue braccia.

"Si, ma non voglio che te ne vada." Gemetti.

"Mi vedrai domani mattina." Mi disse, guardandomi negli occhi.

"Promettimelo."

"Chissà, potrei essere malato a letto." Rise leggermente, facendomi sorridere.

"Solo promettimi che ti vedrò domani mattina."

"Promesso." Annuì, lasciandomi un bacio sulla fronte.

Chiudendo i miei occhi, le sue mani mi coprirono la vita.

"Ti amo." Mormorò.

Annuii, sorridendo.

"Vieni, ti lascio giù alle scale."

Scendemmo le scale tranquillamente, e mi guardai intorno. Era completamente buio.

Stockholm Syndrome / h. styles (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora