II

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Erano passate due settimane da quando Liam era stato in casa mia per l'ultima volta. Avevo evitato di pensarci ma Ariel non aveva fatto altro che chiedermelo. Osservava la porta con ansia, come se si aspettasse di vederlo entrare da un momento all'altro. Leggevo la delusione nel suo sguardo tutte le volte che alla porta in realtà si presentavano le mie sorelle o peggio, Annalise. Eravamo usciti insieme altre due volte nel frattempo, niente di troppo impegnativo come una pizza oppure un gelato al parco con Ariel al seguito. Non avevo più avuto il coraggio di chiamare Liam e lui pareva dello stesso avviso. E non riuscii a non sentire uno strano vuoto nel petto. Mi ero ormai abituato alla sua presenza in casa; alle sue colazioni al mattino presto o le cenette la sera. Ero abituato a vederlo con mia figlia, giocare contenti sul divano, nella sua cameretta o ad impiastricciarsi di cioccolata. Mi mancava vederlo tenere Ariel fra le braccia fino a farla addormentare. E da lì a poco, Ariel avrebbe compiuto tre anni e l'unica cosa che desideravo era vederlo alla sua festa, giocare con lei fra palloncini e regali. Vederlo mangiare la torta con lei che provava ad imboccarlo come una delle sue bambole. Volevo rendere mia figlia felice, desideravo vederla sorridere. E anche se, per la maggior parte delle volte giocava comunque contenta, la vedevo ignorare la cucina giocattolo. Sembrava farle male, perché aveva capito. Aveva notato l'assenza di quel ragazzone e sembrava soffrirne più del dovuto. Non l'avevo mai vista così presa da qualcuno a tal punto; era per me una cosa nuova.

"Amore?" la richiamai, tendendole le braccia. Mi saltò subito in grembo e le sorrisi affettuosamente. Carezzarle i capelli era rilassante per entrambi, fu quel motivo che, senza dire nulla, mi diede le spalle e si lasciò coccolare. Le intrecciai con cura le ciocche lunghe e scure, cercando di non sbagliare. Avevo imparato a fare le trecce a 15 anni, quando le mie sorelle non facevano altro che voler giocare con me e chiedermi di continuo di fare loro i capelli. Ed anche Ariel sembrava aver ereditato questa strana voglia di lasciasi intrecciare la chioma. Era uno splendore con i capelli tirati via dal viso; si notava molto di più il viso paffuto e i suoi occhi da cerbiatta, contornati da ciglia lunghissime. Chiusi la treccia con un elastico e gliela lasciai ricadere sulla schiena, con un sorriso soddisfatto. "Papi" si lagnò voltandosi. Mi saltò cavalcioni sulle ginocchia e mi guardò con il labbro sporto in fuori. "Lilì non viene?" mi domandò, con quella espressione da adulta che delle volte assumeva. Mi ricordava terribilmente Cora per la maggior parte del tempo, ma quando la osservavo meglio mi rendevo conto che era a me che somigliava molto di più. Le feci un sorriso amaro, che mi fece venir voglia di piangere. Era terribile vederla in quel modo, con quel musetto lungo. La notte sembrava persino faticare a dormire e spesso si ritrovava a piangere e fare i capricci. Aveva preso la brutta abitudine di vederlo girare per casa e prendersi del tutto cura di lei. "Non lo so amore, Lilì lavora" le spiegai, cercando di non rimembrare in lei brutti ricordi di quella notte. Era stata abbastanza brutta anche per lei, non avevo voglia di traumatizzarla. Mi era bastato vederla piagnucolare nel sonno, agitarsi e sudare freddo le prime notti. Mi fece una smorfia adorabile e le diedi un buffetto sul naso, prima di borbottare un "ok" e scappare via dalle mie gambe. Il vestitino azzurro le svolazzava da una parte all'altra e mi parve una piccola principessa. La miniatura di una Cenerentola mora. Sospirai e la osservai da lontano giocare con l'orsacchiotto di peluche, sembrava volergli insegnare qualcosa di importante. Era nata per mettere in riga chiunque, ne ero certo. "Ariel, le mani in bocca no" la rimproverai accigliandomi per incuterle un po' di terrore. Sbuffò infastidita al mio ordine e tornò a dare attenzioni al suo orso. A quel punto pensai bene di sistemare l'articolo scritto in quei giorni - senza Liam intorno era stato molto più semplice concentrarsi, anche se il prezzo da pagare era orribile. Avevamo rovinato tutto. Io e lui. Entrambi. Quel bacio mi faceva ancora palpitare il cuore al sol pensiero. Eppure, probabilmente sarei tornato molto volentieri indietro per evitare il danno, per evitare tutto ciò. Anche se non era esattamente ciò che desideravo davvero.

We'll almost Fall apart, then Burn to PiecesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora