Il giorno dopo mi svegliai di soprassalto. Avevo avuto ancora quell'incubo, sempre lo stesso che mi tormentava quasi tutte le notti. All'inizio c'era un'auto, quella del mio ex Matt, che si schiantava contro un grosso ceppo d'albero, e subito dopo mi ritrovavo sul mio letto, al buio, seduto a guardarmi intorno, e vedevo qualcuno uscire dal mio armadio. Una figura terrificante. Un uomo, ma con la faccia completamente bendata che lasciavano libera solo la bocca, piena di denti affilati, che mi fissava e mi si scagliava addosso. Ogni volta lo stesso sogno, ed ogni volta mi svegliavo sempre sullo stesso punto. Mi guardai intorno e vidi Scott che era ancora addormentato, così guardai l'orologio. Erano solo le 5 del mattino, ci saremmo dovuti svegliare fra due ore per andare a scuola. Un mio terribile difetto era che se mi svegliavo, poi non mi riaddormentavo più, quindi mi alzai. Andai in bagno e mi guardai allo specchio. Ero pallido e sudaticcio e i miei capelli, nonostante rasati e corti, erano terribili. Mi sciacquai il viso e mi avviai in camera. Presi alcuni miei vestiti dal borsone che mi ero portato, e mi vestii velocemente. Sorrisi a Scott ed uscii dalla stanza, passando davanti la stanza di sua madre Melissa. Aveva la porta mezza aperta, e stava dormendo. Indossava ancora i vestiti del lavoro, probabilmente era tornata talmente tardi che non aveva nemmeno la forza di cambiarsi. Mi chiusi la felpa sul petto ed alzai il cappuccio, sistemandomi lo zaino in spalla ed uscendo dalla casa. L'aria fresca del mattino mi invase il viso. Il cielo era ancora scuro, il sole sarebbe sorto più o meno verso le 6. Iniziai a camminare per le strade deserte. Mi incamminai verso la strada principale, ed osservai un bar che stava iniziando ad aprire, mentre una ragazza puliva la vetrina. Sorrisi leggermente e mi avviai dentro. Il ragazzo al bancone, Ethan, mi fece un grosso sorriso appena mi vide. Eravamo amici, ed ero solito ad andare lì quasi tutte le mattine. Salutai il ragazzo con un cenno del capo e presi un pacco di biscotti Oreo, che infilai nella tasca della felpa mentre gli porgevo i soldi. Non avevo voglia di parlare. Non avevo mai voglia di parlare con nessuno quando avevo quell'incubo. Aprii il pacco e mangiai un biscotto, incamminandomi tranquillamente verso la spiaggia. L'unica cosa bella di Beacon Hills era la spiaggia, perché era l'unico posto dove si potesse stare in pace, infatti quando volevo stare solo andavo sempre lì. Mentre pensavo quelle cose, mi bloccai. La spiaggia era deserta, tranne che per un ragazzo seduto sulla sabbia vicino al bagnasciuga. Mi avvicinai, e osservai le spalle larghe e i capelli neri sparati. Era il ragazzo che avevo incontrato la sera prima, Derek Hale. Mi avvicinai lentamente, e osservai il ragazzo tossendo piano. Aveva una fotografia in mano. Osservai meglio la fotografia, raffigurava i suoi genitori, lui e sua sorella... Laura? Mi sembra si chiamasse così. Abbassai lo sguardo e sospirai. Dovevo dire qualcosa, ero ridicolo.
-Hei...- Il ragazzo alzò lo sguardo verso di me, sembrava triste... "Ma certo, perché quando ad una persona muoiono i genitori e la sorella lei se ne sta felice e sorridente" pensai, dandomi una pacca sulla testa. Non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo affianco a se per poi guardare il mare. Io mi sedetti lentamente affianco a lui, e gli porsi il pacco di biscotti –Emh... Biscotto?- Lui mi guardò con uno sguardo quasi arrabbiato, ma si limitò a scuotere la testa.
-No, no grazie... Sto bene così.- Disse, sospirando e tornando a guardare la fotografia. Io mi sporsi leggermente, per poi guardare il mare.
-Io... Mi dispiace cavolo, ieri sera sono stato un idiota. Non sapevo della notizia e...- Mi bloccai perché la sua voce mi interruppe, e lo guardai. In questi momenti preferivo che qualcuno mi interrompesse, l'imbarazzo prendeva il controllo su di me e potevo sparare idiozie.
-Hei no... Va tutto bene, non potevi saperlo...- Strinse gli occhi, e notai una lacrima scendere sulla sua guancia. Mi dispiaceva vederlo così, non sopportavo di vedere la gente stare male. Ovviamente non poteva di certo stare bene, e potevo capirlo benissimo. Mi avvicinai leggermente a lui, e deglutendo piano presi la foto dalla sua mano, guardandola. Lui era un bambino, all'incirca sui 10 anni. Stavo osservano la foto, quando lo sentii parlare.
-Cosa?- dissi voltandomi verso di lui, mentre lui guardava la sabbia sotto di se.
-Non riesco a capire, davvero. I miei genitori non erano tipi sbadati, non possono aver fatto incendiare l'auto. E mia sorella... Cavolo, sono una persona terribile. L'ultima volta che l'ho vista le ho detto che la odiavo. Ma io non la odio, assolutamente, ero solo arrabbiato... Ma ormai cosa può cambiare. Non posso dirle che in realtà io tenevo a lei, che avevo bisogno di lei.- Fece una pausa, e io lo stavo ascoltando in silenzio. Era distrutto, si sentiva dalla sua voce. –Avrei voluti almeno salutarli, almeno ringraziarli per tutto... E invece no, se ne sono andati.- Lo guardai e mi morsi il labbro, abbassandomi il cappuccio e scoprendomi il viso.
-Guarda il lato positivo, tu almeno puoi avere fantastici ricordi con la tua famiglia. Io non ho mai conosciuto mia madre, è morta durante il parto. La malattia che aveva non le ha permesso uno sforzo tanto eccessivo, e l'alternativa sarebbe stata perdere me.- Alzai lo sguardo su di lui, e gli poggiai una mano sulla spalla –Hei, non disperarti. Tua sorella avrà sicuramente capito che eri solo arrabbiato e che in realtà l'amavi. Io la conoscevo, era in quinto liceo quando io andavo al primo... Era una ragazza così bella e gioiosa- Accennai un sorriso, vedendo sul suo volto l'ombra di un sorriso
-Scommetto che era una pestifera ragazzina, non è così?- Mi disse, tirando su col naso mentre le lacrime continuavano a scendere dal suo volto. Nonostante fosse distrutto, non lo mostrava più di tanto. Io se perdessi mio padre non so che farei, ma probabilmente la prima cosa sarebbe quella di scoppiare a piangere e rintanarmi in camera mia, sotto le coperte, cacciando chiunque provi ad avvicinarsi. Accennai un sorriso alla sua domanda
-Più o meno, ma difendeva me e il mio migliore amico dai bulletti...- Alzai le spalle e guardai il cielo. Iniziava a sfumarsi di rosa, significava che stava per sorgere il sole.
-E tu che ci fai qui? Immagino fra poco tu debba andare a scuola, dovresti dormire.- Lo guardai male. Ma come, lui non andava a scuola? Ma quanti anni aveva?
-Io emh... Ho solo avuto un brutto sogno, nulla di che...- Mi morsi il labbro e mi costrinsi a guardarlo negli occhi, quei meravigliosi occhi verdi. –Ma tu... Tu quanti anni hai? Non sembri tanto grande-
-Io? Io ho 20 anni, ma ho mollato la scuola a 17... Ho preferito lavorare. Infatti lavoravo in un bar, ma poi mi è arrivata la chiamata dell'ospedale e beh... Ho mollato tutto, e sono corso qui. Mio padre mi ha detto che potevo avere la casa, poco prima di morire. Come se me ne fregasse qualcosa, mentre avevo mia madre e mia sorella morte avanti a me e mio padre in fin di vita.- Lo osservai, il suo sguardo era perso, non riuscivo a fare a meno di pensare a quanto dolore stesse provando in quel momento. Presi di nuovo il pacco di biscotti, e glielo porsi ancora.
-Questi biscotti fanno tornare il buon umore, te lo assicuro!- Dissi, prendendone un altro. Lui mi guardò un istante, per poi prendere un biscotto e mangiarlo con un sorrisetto furbo. Decisi di cambiare discorso, così in poco tempo ci ritrovammo a parlare di videogiochi e super eroi, argomenti che Derek non conosceva affatto, ma evidentemente gli piaceva come ne parlassi io. Sì, io avevo il brutto vizio di gesticolare mentre parlavo, ma non gesticolavo normalmente, sbraitavo ed agitavo le mani in alto e in basso, a destra e sinistra, spesso rischiando di dargli uno schiaffo. La cosa bella fu che lui iniziò a sorridere, un leggero sorriso imbarazzato sul suo...bellissimo volto? Cavolo, era fottutamente bello quel viso. I lineamenti delicati della mascella ricoperta da un leggero velo di barba. Quel naso leggermente largo, ma così carino. Quelle labbra rosee e dall'aspetto così morbido... "Chissà come sarebbero, non mi dispiacerebbe scoprirlo.. FERMO STILES. MA A CHE DIAVOLO PENSI? Lo conosci da appena un giorno, e poi figuriamoci se uno come lui sia gay. Sicuramente avrà dietro centinaia di ragazze, e sicuramente va a letto con ognuna di loro ogni due giorni. E poi, con tutti i ragazzi che ci sono perché proprio te dovrebbe scegliere?" mi persi nei miei pensieri, e sospirai guardando il mare. Guardai l'orologio, erano appena le 7 e dovevamo stare un'altra ora a non far nulla, ma Derek riuscì a salvarci da quella noia.
-Allora, facciamo un giretto così mi mostri la città? Sono passati anni da quando vivevo qui, non la ricordo più tanto bene. Pensando che comunque era molto diversa Beacon da allora!- Mi disse, alzandosi e pulendosi il sedere dalla sabbia. Lo fissai a bocca mezza aperta, quanto mi sarebbe piaciuto pulirgli il sedere dalla sabbia. Mi alzai anche io, e mi pulii per bene sorridendogli imbarazzato.
-Beh non hai tutti i torti, un po è cambiata hai ragione...- Mi avviai in strada, e lo guardai seguirmi. Mi misi a camminare affianco a lui e sorrisi, iniziando ad indicargli un po di negozi e spiegargli le strade, nel caso ne avesse bisogno.
-Quindi tuo padre è lo sceriffo?! Cavolo, allora devo fare attenzione quando sono con te!- Rise. Aveva una risata così bella. Mi scioglievo ogni volta che lo sentivo.
-Sì, ma tranquillo non farei mai la spia! Sapessi quante cose ho fatto io!- Risi a mia volta, indicando la stazione di polizia –Lavora lì, se nel caso ne avessi bisogno un giorno. Lì invece- Indicai una stradina e l'edificio infondo –C'è l'ospedale, l'hanno ristrutturato da poco... Ora ci lavora anche la madre del mio migliore amico, Scott. Un giorno devo presentartelo, è un ragazzo mitico! Un po' idiota, ma mitico!- Sorrisi, continuando a camminare, e ci fermammo al bar dove lavorava il mio amico Ethan. Ci sedemmo e facemmo colazione, io con cappuccino e cornetto alla nutella, e lui con un semplice caffè e una brioche alla crema. Mentre parlavamo e mangiavamo, notai che il tempo stava volando ed erano già le 7.40. Finita la colazione ci alzammo ed uscimmo, e lo guardai sorridendo.
-Ora dovresti andare a casa, immagino tu sia esausto...-
-Ma no, ormai non riesco più ad addormentarmi! Ti accompagno a scuola e poi torno a casa, devo sistemare un po...-
-Oh, è carino da parte tua.- Sorrisi imbarazzato, e mi avviai verso la scuola stringendo la cartella nella mano. Ero nervoso. Ma per cosa? Avevo studiato per il compito in classe, i bulli non mi spaventavano più e sapevo che Scott mi stesse aspettando fuori. E allora cos'era che mi rendeva così nervoso? Mi voltai verso Derek, camminava inespressivo accanto a me, guardandomi di tanto in tanto. Arrivati fuori scuola gli sorrisi, e lui mi sorrise salutandomi, ma poco prima di andarmene sentii delle parole che mi bloccarono sul posto.
-Ci vediamo dopo!- Aveva gridato, mentre mi ero voltato. Arrossii completamente. "Ci vediamo dopo?" ripetei in mente più e più volte, mentre senza accorgermene iniziai a sorridere. "Lo ha davvero detto? Questo significa che poi dopo ci rivediamo! E che... Stiles, ora stai calmo... L'ha detto per ovvietà. Vivi in un piccolo paesino, è ovvio che rivedi le persone anche venti volte in una giornata." Nonostante questo pensiero, non riuscii a smettere di arrossire, e mi avviai verso il mio migliore amico che mi stava guardando. Sfortunatamente, le guance rosse spiccavano sul mio viso dalla pelle tanto chiara, e quindi Scott non ci mise molto a notarle.
-Allooora?- Mi disse, spingendomi con il gomito mentre si avviava nel corridoio.
-Cosa c'è Scott?- lo guardai alzando un sopracciglio, cercando di sembrare indifferente.
-Cosa c'è? Mh vediamo un po... Sei andato via presto di casa, hai della sabbia sulla borsa, quel tipo ti ha accompagnato a scuola e adesso sei tutto rosso. Mi nascondi qualcosa, amico?!-
-Cosa?! Come puoi pensare... Io... Scott!!- Lui rise, ma io rimasi impassibile. Come poteva pensare una cosa del genere? Se fosse successo qualcosa fra me e Derek lui sarebbe stato il primo a saperlo, come poteva insinuare il contrario? –Come puoi pensare che ti tenga nascosta una cosa così? Se fosse successo qualcosa fra me e quel "tipo", e specifico "se fosse", te l'avrei detto! Comunque, si chiama Derek e siamo solo amici, e sinceramente non so perché abbia voluto accompagnarmi a scuola. Non gliel'ho chiesto io, ha fatto tutto da solo. E comunque, pensando a te... Hai studiato per il compito?!- dissi, cercando di cambiare argomento. Se avessimo continuato a parlare di Derek non avrei smesso di arrossire.
-Io? Nah, chiederò le risposte a Danny!- Disse lui, sorridendo.
-Sei sempre il solito- Sbottai, scuotendo la testa ed entrando insieme a lui nella classe, sedendomi nel banco dietro il suo, guardando fuori la finestra."Chissà se mi sta pensando".
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This love is a beautiful torture. || Sterek FF ||
FanficStiles Stilinski, giovane ragazzino di 17 anni, vive con suo padre a Beacon Hills. Stiles è un ragazzo particolare: agli occhi degli altri è sempre allegro, buffone e sorridente. Ma quando è a casa, da solo, il suo lato oscuro prende possesso di lui...