PROLOGO

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«Rose»

Mi giro e rigiro nelle coperte, un raggio di luce filtra dalla finestra oltrepassando la stanza immersa nel buio fino ad arrivare dritto alla mia fronte.

«Rose, è tardi, sono le sette e mezza»

Scatto in piedi, guardo il cellulare sul comodino, rigorosamente scarico, come sempre. Ovvio, la sveglia non aveva avuto modo di suonare.

«Forse dovresti comprarti una sveglia che funzioni, seriamente» s'avvicina all'armadio e lo apre, una smorfia di disapprovazione gli attraversa il viso, scruta attentamente tutti gli outfits, e si mette a borbottare; «E anche qualche vestito» aggiunge.

Salto colazione anche oggi, come ieri e l'altro ieri ancora. A dir la verità sono giorni che resto sveglia per studiare fino a tardi, il professor Greeby mi aveva assegnato un'importante ricerca da consegnare entro mercoledì, oggi avrei dovuto lasciarla sulla sua scrivania. Mamma correggeva dei compiti seduta sul divano, e fingeva di bere il terzo caffé nel corso di pochi minuti. Lei insegnava bio-chimica all'università locale di Lincoln. Ci eravamo trasferiti in Nebraska dopo la morte di mio padre, una tragedia che lo vide coinvolto in un fatale incidente stradale. Avevamo deciso di allontanarci dal Texas, e ritornare in Nebraska dove abitavano i miei nonni.

Per dimenticare.

«Buona fortuna per la ricerca, a proposito, su cosa?»

«Algoritmi di ordinamento» preso lo zaino, la saluto con un bacio sulla guancia e le ricordo che seguo i corsi avanzati di matematica e fisica avanzata.

Il fatto di essere una senior e avere solamente diciassette anni mi ha sempre dato del filo da torcere, mio padre era un ingegnere astro-fisico, e quando ero piccola mi portava sempre dove lavorava per trasmettermi le sue conoscenze. E' così che divenni praticamente una nerd, con eccellenti voti in materie scientifiche, e ottime conoscenze informatiche. Avevano deciso di agevolarmi facendomi iniziare prima le superiori, perchè la middle school della Contea, non riusciva a starmi dietro. Sia mamma che papà, mi pagavano insegnanti privati per prendere ripetizioni, e a distanza di cinque mesi dal diploma, avevo già una borsa di studio per Harvard. Una delle migliori università del mondo.

L'autobus non tarda arrivare, salgo con le cuffiette impiantate nelle orecche, sbattendomene dell'otite in corso, cammino veloce verso gli ultimi posti, e affretto a sedermi. Solo poche fermate per rileggere la relazione, poi il pullman si ferma, inizio a vedere la Southern e tutti quelli che la frequentano a malavoglia. Non ho molti amici, mai avuti, solo due che preferivano vivere di rendita e frequentare posti in cui io non avrei mai messo piede. Ma Grace era Grace, un futuro da attrice, la bella cheerleader dai clique facili, un fidanzato da urlo, e un'ottima famiglia alle spalle.

E Dan era Dan, un teenager americano medio, appassionato di meccanica. Dan mi tornava spesso d'aiuto per formattare e modificare dei dispositivi, il suo era proprio un dono tramandato dal nonno del padre. Difatti la sua officina di famiglia andava a gonfie vele. Anche lui aveva una fidanzata un tempo, ma poi ebbe una crisi, per un periodo non mi parlò, avevo capito di piacergli. Il nostro rapporto non si modificò un granché, lui teneva a me, aveva messo da parte i suoi sentimenti per far prevalere la ragione. Un po' come faceva la matematica.

Entro in classe, il professor Greeby mi rivolge un'occhiata complice mentre il documento scivola verso di lui con nonchalance, lo prende e se lo rigira tra le mani. Scuote la testa e si gratta il mento decorato da una folta barba che non taglia da quando la moglie ha chiesto il divorzio, poi si alza per scrivere alla lavagna: Algoritmi d'Ordinamento.

A pranzo vedo Grace venire verso di me frettolosamente.

«Andiamo Rose» impianto i piedi a terra mentre lei mi afferra per un braccio e mi trascina con se, «Grace seriamente» mi obbliga a seguirla nonostante tutto. «Se sono con te non mi beccano» il bagno dell' ala B era ormai fuori servizio da anni, non ci entrava nessuno, tranne io Grace e Dan, oppure Grace e il quoterback, oppure Dan e qualche primina.

«Pensa se quelle telecamere funzionassero» mi bisbiglia, la guardo accigliata e scoppio a riderle in faccia, l'odore della Marjuana mi inebria le narici, l'effetto di stordimento è quasi immediato. «Saprei come fare per non farci espellere» dico sarcastica.

Lei osa puntarmi un dito contro e sostenere che farei sesso orale al preside, ma non è sicuramente nel mio stile, l'anno scorso le salvai il culo due volte facendo disconnettere le telecamere con un semplice blackout del sistema scolastico. Per non parlare poi di tutte quelle A inspiegabilmente comparse sul registro elettronico.

Era evidente che senza di me era finita.

«Giusto, piccolo genio» mi bacia sulla guancia e s'appoggia a me come consuetudine. Dan varca la porta proprio in quel preciso istante.

«Interrompo qualcosa?» chiede alzando un sopracciglio, poi si siede sul bordo di un lavandino e s'accende una sigaretta pure lui.

«Puoi sempre unirti» istiga Grace abbassandomi la scollatura, io la fermo, ma lei continua. «Non farò un threesome con voi in uno squallido bagno di una scuola superiore» prende un pennarello e disegna una forma fallica sul muro con inciso le nostre iniziali, ci lancia degli snack «che uomo sarei?»

La giornata si conclude in fretta, le ore passano, Dan mi accompagna a casa in macchina. E in strada passiamo da Wall-e, un doppio cheeseburger e una coca-cola grande da dividere in due. Come sempre. Mi parla di una festa a cui mi obbliga praticamente a partecipare la sera stessa, ma non c'è modo di farmi ragionare, ho da studiare, ricercare, ed esercitare la mente.

Ore otto meno dieci, Grace e Dan formano un'accoppiata vincente quando si tratta di rapirmi e portarmi alle feste. Grace mi fa indossare uno di quei suoi abitini stretti e non-coprenti affatto, mentre Dan cerca di guardare il meno possibile sul sedile posteriore attraverso lo specchietto. Come anticipato, lui rimaneva comunque attratto da me, non che fosse brutto o poco simpatico, semplicemente lo trovavo un po' superficiale e scontato. Volevo al mio fianco, qualcuno che mi capisse e mi sostenesse nelle mie scelte, qualcuno con cui lavorare, con cui passare intere notti a parlare di quanto la fisica sia complicata e affascinante.

Lui non era così.

Grace nemmeno.

Ma io si, e forse, per questa assurda ragione, io con loro stavo bene.

Il quoterback scimmione, fidanzato di Grace ci fa subito entrare limonandosela sull'orlo della porta, la musica è altissima, c'è un mare di alcool sui tavoli, un sacco di gente che fra un po' inizierà a diventare una cosa sola. «Andiamo a ballare Rose, muovi il culo» seguo Dan fra la folla, il fatto che lui non fosse particolarmente istintivo come me, mi permetteva di potermi divertire con lui, senza che succedesse qualcosa. Iniziamo a ballare, scateniamo l'animo della festa, che inizia ad animarsi a ritmo delle hit più famose degli ultimi mesi. Poi qualche minuto dopo, mi ritrovo sola in compagnia di un bicchiere di vodka in mano. Non vedevo più ne Grace, ne Dan. Cerco di trovare la cucina, mi faccio spazio, e seguo il corridoio. Mando un messaggio ad entrambi, starò lì fino a quando non verranno a cercami, questa casa era straordinariamente enorme. Pare che i genitori di questo ragazzo fossero molto benestanti.

«Usare Snapchat per capire in quale stanza della casa si trova il tuo ragazzo è banale» rimango voltata di spalle. Rido, sono praticamente brilla. «Non è il mio ragazzo ad essere sparito, io avrei dovuto essere a casa a studiare, e ora non ci posso andare, uffa, merda!»

«Ubriaca e logorroica»

Mi giro verso di lui, bello quanto stupido. Non posso fare a meno che notarlo. Due spalle ben messe, un sorriso malizioso stampato in volto, due occhi verde smeraldo che mi scrutano attentamente. Biondo. Bello. E fastidiosamente guardone.

«E' stato un piacere Biondo, ma no, e dico no, tu non mi riaccompagnerai a casa» faccio per girarmi, ma la testa fa quello che vuole lei, inizio a sentirmi strana, e dentro di me supplico di non vomitargli addosso. Intanto lui è troppo testardo e instintivo, mi prende sottobraccio e mi accompagna all'uscita.

Quei due me la pagheranno molto cara dopo il dopo-sbronza.

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