Raggiungiamo l'auto,mentre sul cellulare cerco la pizzeria più vicina possibile.
Ne trovo una a qualche isolato da casa, si chiama 'Roby's pizza',molto probabilmente sarà stata di proprietà italiana,come per la maggior parte di esse.
Inserisco il navigatore automatico con l'altoparlante e il nome della via 'Brodway Street;165' e in circa quindici minuti giungiamo a destinazione.
I miei occhi notano subito il tricolore italiano,e questo mi fa sentire a casa. Dopotutto sarei sempre stata italiana.
Entriamo e ci posizioniamo in un tavolo da quattro,decorato molto bene. Prendiamo posto e,una cameriera dall'aria gentile ci porge i menu,per poter scegliere la pizza.
Ci possono essere milioni di gusti,ma la margherita resterà sempre la pizza più buona.Ho deciso di prendere quella.
Dopo qualche minuto raggiunge il tavolo la stessa ragazza di prima,chiedendoci in inglese cosa volessimo ordinare.
Mia madre prende parola ed elenca le quattro pizze 'Margherita,Salame,Funghi e Salsiccia'. Mentre lei prendeva appunti su un blocchetto,alza lentamente lo sguardo,e ci chiede la nostra provenienza dicendoci:"Where are you from?" ;
io e mia madre contemporaneamente le rispondiamo,dicendo :"Italy" . Alla ragazza si forma un sorriso sulla faccia:anche lei era italiana.
Sembrava fatto apposta.
Parliamo un po',facendoci raccontare del suo trasferimento e come si stesse trovando,e sembrava che,nonostante l'America fosse fantastica,lei preferiva sempre e comunque l'Italia.Finalmente arrivano le pizze,ed io,mangio molto velocemente,cosa che non capita quasi mai. Grazie a questo capisco che tutto ciò mi ha rilassata,e molto.
Salutiamo la ragazza,e lei ci lascia il biglietto da visita della pizzeria,con su scritto il suo nome sopra,Emma Whales. Avrà avuto i parenti americani,sicuramente.
"chiamate se avete bisogno,mi farebbe piacere se tornaste a mangiare da noi" ci dice,prima che spingiamo la porta d'uscita e raggiungiamo la macchina.Camminiamo sul marciapiede,felici della serata trascorsa,e prima di raggiungere l'auto,noto un poster lontano,un po' rovinato,e tre colori rosso,nero e bianco. Aumento il passo e piano piano riesco a mettere a fuoco l'immagine.
Sono loro. Sono là su quel poster e una scritta sotto annuncia un loro concerto,nella stessa città in cui mi trovavo io. Probabilmente stavo sognando in quel momento.
Prendo il cellulare e segno sul promemoria tutti i dettagli:Olympia Stadium,10 febbraio
ore 9.00 p.m.La mia famiglia aveva già raggiunto l'auto da un po',e io sento chiamare il mio nome da mio padre,che con la mano mi faceva segno di tornare in macchina,perchè il buio cominciava a calare.
I miei genitori mi chiedono cosa stessi guardando con così tanta ammirazione,e io gli spiego ogni dettaglio,ma non voglio chiedergli ancora il permesso di andare a quel concerto. Ora sono stanchi,magari non sono facilmente convincibili. Perciò aspetto la mattina seguente.Siamo arrivati a casa,e io mi dimentico completamente della bruttezza che presentava. Erano successe fin troppe cose belle,tanto da farmi dimenticare che abitavo in questo lerciume di casa.
Fortunatamente dentro a una valigia avevamo posizionato qualche sacco a pelo,e per il momento avremmo dovuto posizionarci là,non avevamo altra scelta.La mia famiglia oramai è addormentata,ed io no. Sono sovrappensiero per quel poster,non lo so,non avevo neanche la certezza che andassi,ma ero felice. Boh,loro quattro,inisieme,in concerto. Non avrei osato immaginare cosa avessi fatto se mi avrebbero comprato il biglietto.
Per distrarmi un po' e prendere sonno,apro il mio libro preferito:Cercando Alaska,di John Green. Tra un capitolo e l'altro gli occhi mi si chiudono,e lentamente prendo sonno.
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