Mi sveglio all'improvviso, madida di sudore e con il respiro affannato.
Era solo un incubo, era solo un dannatissimo incubo, ripeto fra me e me come un mantra ossessivo. Piano piano mi tranquillizzo, ma la paura non scompare del tutto: si ritira lentamente e va ad annidarsi in qualche angolo nascosto del mio cuore.
Beh, dopotutto non dovrei meravigliarmi se sono ancora un po' terrorizzata, mi dico, alzandomi per andare in bagno. È stato un sogno fin troppo reale...
Così reale che ancora riesco a percepire tutto il dolore fisico che avevo sofferto. Istintivamente la mia mano corre a toccare la zona vicino alle scapole, e tiro un sospiro di sollievo quando appuro di non avere alcuna ferita.
-Evelyn, tutto a posto?- domanda dietro di me la voce dolce e premurosa di mia madre. O meglio, della mia madre adottiva, poiché sono stata abbandonata dentro una culla proprio davanti casa sua e di suo marito una notte di quasi diciassette anni fa. Dei miei veri genitori, nessuna traccia, l'unica eredità che mi hanno lasciato è il mio nome e la data di nascita; unica prova della loro esistenza.
-Sì, mamma, sto bene- rispondo, sorridendole e dandole un bacio sulla guancia. -Ho solo avuto un brutto sogno e quindi mi sono svegliata.-
I suoi grandi occhi color onice, dapprima apprensivi, si addolciscono. -Ah, capisco, forse è stata l'ansia prescolastica che ti ha fatto fare l'incubo- mi tranquillizza lei, in tono scherzoso.
Rido, e le lascio quella convinzione, anche se io, dentro di me, non credo affatto che il sogno di stanotte avesse a che fare con l'imminente primo giorno di scuola.
-Che ore sono?- domando sbadigliando, sciacquandomi il viso per cancellare ogni traccia della nottataccia.
-Sono quasi le sette- risponde la mamma guardandomi sorridente dallo specchio. -Hai ancora un'ora e mezza di tempo per prepararti.-
-Bene, meglio così. Almeno non dovrò scapicollarmi per arrivare in tempo a scuola!- replico ridendo.
Lei ride insieme a me, poi va di sotto a preparare la colazione per me e papà.
Finita la solita routine mattiniera, torno in camera e tiro fuori quel che avrei indossato per questo famoso primo giorno di scuola: maglietta nera con scollatura a cuore e un paio di ali argentee disegnate dietro, jeans neri e converse dello stesso colore. Sì, ok lo ammetto, il nero è in assoluto il mio colore preferito, si abbina con tutto e, a differenza di altre persone, non lo considero affatto macabro.
Finito di vestirmi, e con lo spirito più leggero, mi fermo davanti allo specchio per il make up: un filo di eyeliner, uno di matita nera, fard e un po' di rossetto leggero e il trucco è fatto.
Dovete sapere che sono nata con una caratteristica più unica che rara: ho due occhi di un colore diverso, uno nero come la notte e uno blu cupo. Per questo motivo, qualsiasi persona che conosco mi considera come una creatura speciale, e quindi vengo trattata con rispetto e diffidenza insieme. Guarda caso, l'unica che mi considera come un essere umano come tutti gli altri, sono io stessa: non mi sono mai considerata speciale solo perché ho il da alcuni soprannominato "doppio sguardo".
Canticchiando prendo la mia borsa e scendo a fare colazione.
-Tesoro, vuoi che ti accompagno io a scuola?- mi domanda mio padre, mentre lo bacio sulla ruvida guancia. I suoi occhi color nocciola mi osservano con tenerezza da dietro la montatura dorata degli occhiali.
-No, tranquillo papà, la scuola è a due isolati da qui- declino con la bocca piena di cereali.
-Bambina, mangia piano, sono solo le sette e mezza- mi riprende mia madre con tono di finto rimprovero.
-Lo so.- Deglutisco. -Però ho promesso ad Al che la sarei andata a prendere a casa sua alle sette e quaranta.-
Al è la mia migliore amica fin dal primo anno di scuola superiore, e anche se con il passare del tempo abbiamo fatto nuove amicizie, lei resta in assoluto quella prediletta.
-Ah ho capito, ma come mai così presto?- ribatte la mamma, divertita.
Le lancio un'occhiata furba. -Perché almeno non rischiamo di essere investite dalla mandria giá il primo giorno.-
I miei genitori si scambiano un'occhiata rassegnata, ma con il sorriso sulle labbra mi salutano appena mi alzo per uscire.
-Mi raccomando Eve, non combinare guai!- si raccomanda papà.
Io lo guardo con fare innocente. -Papà, non sono più una bambina!-
Ma entrambi sappiamo che fino all'anno scorso, ogni tanto ne combinavo di tutti i colori. Come quella volta che ho rinchiuso Jane Levin, una mia compagna di classe, dentro lo stanzino dei bidelli perchè aveva osato importunare due ragazzine del primo anno.
Mentre attraverso la via che mi porterà davanti alla casa di Al, un ghigno mi compare sulle labbra al ricordo delle grida di richieste d'aiuto di Jane... richieste che sono state esaudite solo dopo un'ora che era rinchiusa al buio lì dentro.
Il mio gesto è costato, per fortuna, solo una convocazione dal preside.
-Ehi Eve, finalmente sei arrivata, ti aspettavo!- mi apostrofa la voce di Al, seduta su un marciapiede poco distante da casa sua.
Le sorrido e le corro incontro. -Ciao, sei pronta per questo giorno tutt'altro che piacevole?-
Lei sbuffa e un lampo di irritazione le attraversa gli occhi di un verde splendente. -Tsk, figurati- ribatte con una sprezzante scrollata di spalle. -Lo considero come un normalissimo giorno di merda.-
A quell'affermazione, tipica di Al alzo gli occhi al cielo, fingendomi esasperata, poi afferro la mia amica per un braccio e la trascino verso il nostro caro edificio scolastico, a un isolato di distanza da noi.
-Bene Al, visto che sei sempre bene informata... sai se ci sono novità quest'anno?- domando mentre camminiamo.
Lei fa finta di pensarci poi replica: -Vediamo... allora, al posto della nostra prof di educazione fisica abbiamo un altro insegnante, giovane e prestante-, mi scocca un'occhiata maliziosa che faccio finta di non notare, - poi... ah sì, in classe avremo un nuovo compagno.-
A quelle parole mi volto incuriosita verso di lei. -Mh, e chi sarebbe?-
Lei risponde con un'alzata di spalle e un'espressione equivalente ad un "non lo so".
Nel frattempo siamo arrivate di fronte all'enorme scalinata della scuola. L'edificio è circondato da un altrettanto enorme cortile ricoperto di alberi, il mio posto preferito, ed è lì che ho intenzione di passare la mezz'oretta che precede il suono della campanella.
-Al, che fai, vieni?- domando alla mia amica.
Lei scuote la testa e con un cenno mi fa capire che entrerà in classe, come è suo solito. -Ti aspetto in aula va bene?-
Annuisco e ci separiamo. Dopotutto non mi dispiace starmene un po' da sola nel giardino, anzi, mi aiuta a rilassarmi di più.
Addentrandomi il più possibile in mezzo a quel verde, scelgo un albero non troppo alto e mi ci arrampico velocemente, trovando subito un punto comodo e confortevole fra due rami in cui mettermi a sedere.
Riesco appena ad accomodarmi che improvvisamente sento un rumore di passi e rametti calpestati. All'inizio penso che sia Al che ha cambiato idea e che ha deciso di seguirmi, ma poi scorgo una figura maschile e sconosciuta comparire fra gli alberi e dirigersi verso di me.
Quando si fa abbastanza vicino riesco a vederlo meglio: è un ragazzo più o meno della mia età, con lucidi e lisci capelli corvini non tanto corti, corpo snello e non esageratamente muscoloso... e, quando arriva quasi sotto il mio albero e alza di scatto la testa, un paio di occhi di un grigio particolare, occhi di argento fuso, trafiggono i miei, paralizzandomi.
Ha il viso di un dio, penso confusamente, mentre lo fisso come fulminata. Neanche il suo sguardo vagamente inquietante riesce ad offuscare il mio giudizio.
Lui mi osserva per qualche istante con un'espressione vagamente minacciosa, poi la sua voce rompe finalmente il silenzio che si era creato intorno a noi. -Ciao, tu sei Evelyn, giusto?- domanda, e il suo tono profondo, melodioso e suadente, riverbera in ogni parte del mio corpo, e il mio cuore ha un sussulto.
-Co-come fai a saperlo?- balbetto io, oltremodo confusa.
Lui sorride, e con un gesto elegante della mano affusolata, si passa distratto le dita fra i capelli. -Diciamo che non ho potuto fare a meno di sentirlo dire dalla tua amica, poco fa- ribatte con noncuranza, guardandosi intorno.
-Ah... ehm... ho capito. Beh visto che sai il mio nome, non ti sembra che sia giusto rivelarmi il tuo?- replico di getto, senza pensarci.
Il ragazzo mi lancia un'occhiata irritata e seducente insieme che mi fa dapprima sbiancare e poi arrossire di colpo, provocando una risata vagamente derisoria e melodiosa.
-Va bene, ti accontento subito- dice con accondiscendenza. -Però, prima dovresti scendere dall'albero: mi sta venendo il torcicollo a guardarti da quaggiù.-
Esito. Non so perché, ma quel ragazzo mi getta addosso una certa diffidenza, anche se al tempo stesso ne sono attratta. Tuttavia obbedisco e con un salto atterro silenziosamente davanti a lui. Ora che siamo sullo stesso livello, noto che è più alto di me di tutta la testa.
-Ahhh, così va meglio- prosegue lui, avvicinandosi a me e tendendomi una mano. -Piacere, io mi chiamo Samhael, ma puoi chiamarmi Sam-
Le sue dita fresche stringono le mie con forza e al contempo delicatezza.
-Piacere- ricambio, e quando Sam mi rivolge un sorriso spensierato e mozzafiato, non posso fare a meno di ricambiare. -Sei nuovo di qui?-
-Sì- risponde semplicemente. -E visto che dovremo frequentare la stessa classe, oltre che la stessa scuola, ti dispiacerebbe accompagnarmi in aula, prima che vengano tutti gli altri?-
Cerco di immaginarmi l'espressione inorridita che sarebbe comparsa sul volto di Al, e al pensiero mi scappa un sorrisetto che fortunatamente Sam sembra non notare.******************************
ANGOLO AUTRICE
Ciao ragazze, perdonatemi se ho cancellato il libro precedente (Never Back Down), ma sinceramente non mi ispirava più.
Ultimamente sono rimasta affascinata dalla saga di Vanessa (Diamante Nero, Rubino Rosso e Zaffiro Blu), ed è per questo che ho deciso di cambiare genere e di seguire il suo esempio: scrivere libri su angeli e demoni.
Questo è il primo capitolo, spero tanto che vi piaccia, anche se non è molto.
Se vi piace lasciate una stellina ★ e/o commento. Se ho fatto qualche errore, vi prego, non mi condannate, cercherò di rimediare in seguito.
Vi prometto che aggiornerò il prossimo capitolo il più presto possibile
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P.S.: Cara Al-Senpai, non so se leggerai questa storia, ma ho voluto infilarci anche te. Spero che ti piaccia
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A PRESTO ANGEL'S & DEMON'S FANS
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THE DAUGHTER OF SIN-La Figlia Del Peccato
FantasyEvelyn è il suo nome. L'unica eredità, insieme alla data di nascita, che le hanno lasciato i suoi sconosciuti genitori prima di abbandonarla dentro una culla davanti alla casa della sua futura famiglia. Perchè suo padre e sua madre l'hanno abbandon...