Lo strano thé

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L'aspetto era tremendamente invitante anche se entrambi ignoravano la provenienza della bevanda.
"Si tratta di thé," intervenne Lescard studiando le loro espressioni. "Bevetelo, vi aiuterà a riscaldarvi e poi vi cureremo quelle piccole ferite."
Jennifer era troppo infreddolita per protestare e portandosi la tazza alla bocca ne prese un sorso; venne subito invasa da un piacevolissimo calore che le provocò un piccolo brivido. Guardò Liam e sfoggiò un debole sorriso.
"Bevilo, non è poi così male."
In seguito fu proprio Alain a curare i pochi tagli che si erano procurati sul volto; impiegò meno di cinque minuti ed ottenne un risultato davvero pregevole.
"Ora ricordo!" esclamò improvvisamente Jennifer stringendosi ancora di più nella sua coperta. "Stavo elaborando alcuni dati relativi alla Corrente del Golfo quando ad un tratto la rotta della nave è cambiata."
"In che senso è cambiata?" Liam era allarmato e ne aveva tutte le ragioni. "Ci avevano assicurato che il percorso non prevedeva alcuna deviazione."
"E infatti era così, te lo posso assicurare. Fatto sta che è successo, probabilmente una perturbazione improvvisa ci ha costretti a virare di qualche grado."
"Non dovete preoccuparvi di nulla," proclamò Lescard in tono lugubre. "Dimenticate quella nave e ringraziate il cielo di non essere morti nel naufragio."
"Cosa vuole dire?" Quelle parole non piacevano a nessuno dei due, erano come delle spade di Damocle sospese sulle loro teste, pronte a trafiggerli con il loro vero significato.
Jennifer si alzò con l'intenzione di affrontare quell'uomo a muso duro e per poco non finì a terra; intorno a lei girava tutto quanto, pavimento compreso.
"Oddio!" esclamò portandosi una mano sulla fronte fredda. "Ma che mi succede?"
"Credo sia il thé che avete bevuto poco fa," commentò Lescard allontanandosi di un paio di passi. "Sapete, fa questo effetto."
"Bastardi," ringhiò Liam. "Ci avete drogato."
"Niente rancori, avevate bisogno di riposo e noi vi abbiamo solo aiutato." Si notava chiaramente quanto l'uomo li stesse prendendo in giro e per dirla tutta sembrava persino divertito.
"Se ti prendo ti faccio vedere io cosa..." Un solo passo e Fletcher crollò a terra rischiando di sbattere il naso sul duro pavimento di legno. Non fu più in grado di rialzarsi e Jennifer fece la sua stessa fine nonostante fosse aggrappata saldamente al tavolo. Distesi l'uno accanto all'altra, i loro volti ora distavano meno di trenta centimetri eppure quasi non riuscivano a vedersi; un sottile velo trasparente offuscava la loro vista, la quale trasmetteva al cervello solo immagini sbiadite e nulla più.
"Liam, dove sei?" La voce di Jennifer gli giunse alle orecchie da molto lontano, quasi fossero in due stanze diverse.
"Sono qui," mormorò lui riuscendo a trovare la mano destra della donna e a stringerla tra la sua, giusto un istante prima che il vortice dell'abisso li trascinasse con sé in uno stato di totale incoscienza.
Jennifer Stone fu la prima a svegliarsi, disturbata da un raggio di sole che la colpiva dritta in viso. Aprì gli occhi e rimase immobile ad ammirare il cielo sopra di lei, mentre un leggerissimo venticello le sfiorava le guance e la fronte. Non c'era più alcuna traccia dei nuvoloni grigi e gonfi di pioggia del giorno precedente; l'unico elemento che interrompeva quella magnifica ed omogenea tonalità azzurra era la presenza di rari e sfilacciati cirri sparsi qua e là.
-Avanti Jenny, non è il momento di guardare il cielo!-
La donna fece per alzarsi e scoprì allora di avere le mani legate dietro la schiena e di essere distesa su di un terreno erboso poco lontano dalla locanda. Facendo attenzione ai movimenti si girò su un fianco e poté vedere Liam immobile accanto a lei. Lo chiamò fino a quando l'uomo non diede cenni di risveglio, dopodiché cercò di dimenarsi con la speranza che i polsi fossero legati in maniera blanda. Niente da fare. Le corde aderivano alla sua pelle e non c'era la minima possibilità di scioglierle.
"Accidenti!" esclamò frustrata.
Finalmente Liam iniziò a connettere con la realtà circostante, ma non fece in tempo a dire nulla che dinanzi a loro si profilarono almeno una decina di ombre.
"Ben svegliati!" La voce era di Alain, circondato da almeno sette abitanti del luogo armati di lance. Liam e Jennifer rimasero immobili a fissare le punte acuminate di quelle armi, con il profumo dell'erba umida a solleticare le loro narici.
"Ora voi due verrete con noi e niente domande. Il rito d'iniziazione avrà luogo a breve e non possiamo permetterci di far ritardare i due partecipanti principali."
"Che intenzioni avete? Quale rito?" Senza quasi accorgersene Jennifer si ritrovò la lancia puntata alla gola. Era gelida e l'uomo che la impugnava iniziò ad aumentare la pressione sempre di più.
"Fermi, così la uccidete!" Liam era imprigionato nella più totale impotenza, costretto ad assistere passivamente a quella terribile scena. Per un attimo temette che la lancia potesse penetrare nella gola della donna uccidendola, ma fortunatamente non accadde.
"Signorina Stone, le è chiaro il significato della frase -niente domande-? Altrimenti dovrò dire alla mia guardia di aprirle il collo."
Jennifer era in lacrime per la paura, ma riuscì comunque a scuotere la testa in un cenno affermativo. Stava tremando, aveva il cuore stretto in una morsa gelida e le gambe se le sentiva come due blocchi di cemento, ma la cosa peggiore era un'altra.
Il non sapere a quello che avrebbero dovuto affrontare di lì a poco.
"Molto bene, ora andiamo!"
Furono sollevati da quattro uomini e costretti ad incamminarsi lungo un piccolo sentiero, che a occhio li avrebbe condotti sulle colline alle spalle del borgo in cui erano approdati.

L' Isola SperdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora