DayDreams

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Amava la sensazione di benessere che gli donavano i pallidi raggi del sole, nel baciare la sua pelle, la quale spesso risplendeva al contatto con la luce solare. Avrebbe potuto star lí seduto su quel davanzale ad assaporarli per l'intera giornata, intervallando l'osservazione disattenta del panorama sottostante, con qualche tirata di sigaretta. Sì, quella sì che aveva tutta l'aria di essere un'ottima maniera per trascorrere una domenica che implicava, tristemente, l'assenza del suo migliore amico. Quei maledetti allenamenti lo tenevano occupato sempre più spesso, ultimamente, tuttavia, Sirius sospettava che gran parte di tali allenamenti fosse solo una blanda scusa, ideata da James, per trascorrere del tempo assieme alla sua nuova ragazza. Che si divertissero pure, sogghignava il ragazzo dai lunghi capelli corvini in un moto d'orgoglio nei confronti del proprio migliore amico. Tuttavia, tali congetture, lo spinsero a riflettere rapidamente su quanto tempo fosse passato dall'ultima volta in cui anche lui non si fosse divertito, in presenza di una ragazza. Tre, forse quattro mesi, un arco di tempo particolarmente lungo, se il soggetto in questione era stato etichettato dall'unanimità studentesca e docente come 'donnaiolo', a causa dell'altissimo afflusso di esseri umani di sesso femminile con cui, pressocchè ogni due giorni, intratteneva differenti gradi di attività motoria. Eppure, da tre o forse quattro mesi a questa parte, la prospettiva di trascorrere la notte assieme ad una ragazza, seppure fosse stata Marlene, non gli appariva più tanto allettante, sebbene egli non sapesse individuarne la ragione. Ben altri pensieri attanagliavano la sua mente, in quelle settimane, in particolar modo un viso, familiarissimo in ogni suo tratto somatico, seguitava a pararglisi davanti agli occhi, ogni qual volta non fosse concentrato su un qualche pensiero particolare, ogni qual volta dedicasse qualche ora al lasciar briglia sciolta alla propria immaginazione. Chiunque le avrebbe trovate inaccettabili, se avesse potuto scrutare l'interno del suo subconscio, Sirius ne era conscio. Ma erano solo fantasie assurde, lo sapeva, avrebbe dovuto allontanarle dalla mente al più presto possibile, prima che divenissero troppo realistiche.
Persino in quegli attimi, mentre inspirava assorto il pallido fumo grigiastro, la sua immaginazione non poteva evitare di produrre film d'animazione che, con ottime probabilità, avrebbero potuto guadagnarsi un Oscar per la miglior sceneggiatura, tanto erano fitti di dettagli. "Smettila, sono solo stupidi viaggi mentali" Scandì Sirius con fermezza, proseguendo nell'osservazione della superficia limpida e piatta del Lago Nero, del quale, dal suo dormitorio, si godeva una visuale assolutamente ottima.
Immerso com'era nell'esaminazione dei propri pensieri, s'accorse solo dopo qualche istante del bussare sommesso che proveniva dal capo opposto della camera. Toc toc toc. La sequenza di onomatopee non attrasse la sua attenzione al punto da smuovere gli ingranaggi fermi della sua curiosità e mobilitarlo ad aprire la porta. Sirius Black non era un tipo particolarmente avvezzo allo scomodarsi, in special modo se immerso in attività di primaria importanza, quali il relax, a conferma di ció, non si curó di assicurarsi che al di fuori della propria porta non vi fosse un maniaco ed agitó la bacchetta con fare annoiato. Con sua immensa fortuna, al di fuori dell porta, non vi era alcun maniaco. Sulla soglia della camera, si stagliava la sagoma di un ragazzo alto, il viso segnato da profondi solchi illuminato dalla luce del sole d'Aprile, i capelli, di un biondo scuro, spettinati, quasi avesse corso fin lì. Tale possibiltà non era affatto da escludere, data la sequenza ritmica con cui il petto ansante di Remus Lupin si alzava ed abbassava. Aveva la fronte imperlata da alcune goccioline di sudore, le quali rilucevano al contatto con la luce solare. Il ragazzo pallido richiuse la porta alle proprie spalle, traendo respiri profondi. I loro sguardi si incrociarono per un fulmineo istante, all'apparenza non degno di nota, fin quando gli occhi azzurro ghiaccio di Sirius non saettarono nuovamente in direzione della finestra. Remus si liberó del consunto zaino che portava sulle spalle, lanciandolo malamente sul proprio letto, sul quale atterró con un pericoloso scricchiolío di molle, di seguito si avvió in fretta verso il bagno e richiuse la porta rapido, con un tonfo sordo, e ruotó la chiave. Regnava il più completo silenzio, all'interno del dormitorio, eccezion fatta per alcuni sbuffi sommessi, prodotti da Sirius, e da una serie di suoni provenienti da oltre la porta chiusa a chiave del bagno.
"Quale idiota bussa prima di entrare nella sua stessa stanza?!" Domandó Sirius, le sopracciglia sottili inarcate, nel momento in cui osservó Remus fare ritorno nel dormitorio. Il ragazzo dai capelli biondi lo squadró per qualche istante, per nulla sorpreso da tale domanda: il giovane Black, rilassato sul davanzale della finestra, controluce, disegnava nell'aria cerchi di fumo facilmente distinguibili, picchiettando contemporaneamente il ritmo di un qualche pezzo dei Beatles, con la mano destra, la mano con cui scriveva. Certo, era un ragazzo attraente, non lo si poteva certo negare, ma il più delle volte Remus preferiva dimenticarsene, cosa che gli risultava piuttosto difficile, in special modo al momento. "Non lo so, ma, sai, si chiama educazione. Avresti anche potuto essere nudo" Scelse di rispondere, infine, voltandosi immediatamente di spalle, nel tentativo di nascondere il rosso acceso delle proprie gote agli occhi dell'amico. Sirius sorrise, un sorriso sghembo, più simile a un ghigno che ha un sorriso, "Non hai mai visto un essere umano nudo?" Chiese ridendo, mentre con le dita premeva la sigaretta, ormai consumata, contro il davanzale, incurante del residuo di cenere. Remus dovette fare pressione su tutto il proprio autocontrollo per evitare di ammettere che no, effetivamente, no nè tantomeno l'aveva nella lista delle cose da fare. O forse sì? Doveva smetterla di abbandonarsi a quei pensieri, lui era un bravo ragazzo, infondo, non poteva concedersi ai sogni ad occhi aperti, per quanto fossero attraenti. Fissó Sirius per qualche istante, il ragazzo dai lunghi capelli corvini non aveva perso tempo ad accendere quella che, per quanto Remus ne sapesse, avrebbe anche potuto essere la decima sigaretta della giornata. Senza riflettere, gettando al vento qualunque buon senso, gli si avvicinó, gli strappó la sigaretta dalle mani e la portó alle labbra. Inspiró. La sensazione dapprima gli parve disgustosa, in seguito, a poco a poco, inizió ad apprezzarla sempre più. Non gli importava d'aver macchiato la sua reputazione di virtuoso perfezionista, uno strappo alle regole, di tanto in tanto, avrebbe anche potuto permetterselo. Sirius, allibito da tale gesto, persisteva nell'osservare attentamente l'amico. "Perchè l'hai fatto?" Domandó incuriosito; Remus sorrise, no, fu più un ghigno "Avevo voglia di fare qualcosa di ribelle". D'improvviso, il ragazzo dai capelli scuri si sentì turbato: il momento era perfetto, certo, e quella ammaliante voce nella sua testa continuava a ripetergli di agire, di agire ora.
E Sirius agì.
Gli piacque sentire il sapore delle sue labbra, erano umide, doveva essersi sciacquato il viso. Avvertì come una scarica d'elettricità istantanea, come se avesse avuto un milione di volt in corpo. Aveva letteralmente gettato al vento ogni cautela, con quel bacio, lo sapeva, inoltre chiunque avrebbe potuto irrompere in quel preciso istante e vederli, tuttavia sentiva di averne un bisogno estremo, primario. Era come se, fino a quel momento, fosse stato immobilizzato da un Petrificus Totalus ed ora le labbra di Remus avessero pronunciato un Finitae Incantatem, liberandolo da quello stato di incoscienza.
Nel momento in cui, dopo attimi che parvero ere geologiche, si staccarono, Remus sgranó gli occhi color ambra e chiese, stupito, emozionato e preoccupato al tempo stesso "Perchè l'hai fatto?". Sirius sorrise, no, fu più un ghigno "Avevo voglia di fare qualcosa di ribelle" Scoppiarono a ridere entrambi, tuttavia, Sirius si fece serio d'improvviso, gli si avvicinó ad un orecchio e sussurró "No, avevo voglia di farlo da mesi"

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