Capitolo 2

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"Non è difficile diventare padre. Essere un padre: questo è difficile."

(Wilhelm Busch)


Alexander's POV

"Rick! Muoviti!" grido, lanciandogli uno sguardo di fuoco. Lui da l'ultimo sorso dal collo della ragazza, pulendosi la bocca e lasciando il corpo a terra, ancora incosciente.

"Che palle, Alex! Cosa c'è?"

"Chiama gli altri. Derek mi ha inviato un segnale di allarme." Lo sguardo strafottente si illumina di verde, e Richard si rialza, pulendosi la maglietta con le mani. Lo vedo chiudere gli occhi, sicuramente cercando di comunicare telepaticamente con Joshua, Caleb e Tania. In un attimo appaiono tutti e tre davanti a me, in fila come bravi soldatini.

"Chissà cosa ha combinato quel sensitivo." Borbotta Caleb, ed io alzo le spalle, senza risposta. Siamo andati sull'autostrada dall'altra parte della montagna per nutrirci un po' di sangue pulito, e adesso veniamo anche interrotti. Perché? Ci mettiamo cinque minuti per tornare con la super velocità, e le stradine tranquille e illuminate di Canton ci accolgono come al solito. Quando arriviamo davanti al Rifugio, Derek è sulla soglia, seduto sulle scale e con i gomiti sulle ginocchia. Lo sento parlare da solo, come se non si fosse accorto del nostro arrivo.

"Mi ucciderà. Come faccio a dirglielo? Cazzo! Che situazione."

"Di cosa stai parlando?" chiedo, facendolo sobbalzare. Deve essere tornato prima del previsto dal suo giro a Londra.

"Oh...ehm...ciao, capo." Capo? Non me la racconta giusta.

"Derek, cosa è successo?" chiedo, incrociando le gambe ed andando verso di lui. Derek ingoia un po' di saliva, raddrizzando la schiena e mostrandomi la maglietta a righe bianche e blu. Detesto quando si veste a righe.

"E'..." Sospira, scrollando le spalle e perdendo tutta la sua sicurezza. "E' meglio se entriamo, prima. Ti preparo un whisky." Perché solo a me? Adesso inizio a preoccuparmi veramente. Lancio uno sguardo verso gli altri, perplessi quanto me, ed entro in casa. Tania si chiude la porta dietro, ed io mi piazzo in mezzo al salotto. "Ragazzi, sedetevi." Dice Derek, indicandoci i divani in pelle bianca.

"Dai, Guilleron. Ora basta. Di quello che devi dire." Lo incito, iniziando a spazientirmi. Lui stringe i pugni, guardando in basso.

"Davvero, amico. Siediti." Mormora, senza guardarmi. Ora sono agitato. Che gli è successo?

"Parla." grido, in preda ad una crisi di nervi. Lui rimane zitto, ed io gli afferro la maglietta, sollevandolo. "Ci vuoi dire che cazzo hai?"

"SEI PAPA'!" Sbarro gli occhi, lasciandolo andare immediatamente. Ho sentito bene? No. E' impossibile.

"Davvero divertente, amico." Derek continua a tenere lo sguardo basso, ed i battiti deboli del mio cuore subiscono una brusca accelerata, provocandomi un po' di fastidio. Wow. Non provavo questa sensazione da due anni. Tania fa un passo avanti, mettendo una mano sulla spalla tremante del mio amico.

"Spiegati meglio." Dice al posto mio, visto che io sono in grado di intendere e di volere. Devo sembrare un vegetale.

"Mentre ero a Londra per prelevare il carico di sangue per questo mese sono andato a Park Avenue, vicino allo stagno delle anatre. Ecco, mentre cacciavo lì vicino, ho sentito qualcosa. Un'aura strana, ma vagamente familiare. Era un vampiro. Non c'erano dubbi, ma qualcosa mi ha spinto ad andare a vedere." Si blocca, ed io sento le gambe tremare. "Era un bambino. All'incirca di un anno e mezzo, e protetto dalla magia. Una magia che conosciamo bene."

White like snow - Il mezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora