Questa è la mia storia, il racconto dell'esperienza di un normalissimo Rover che per una bravata è diventato ciò che non si sarebbe mai aspettato di diventare realmente. Mi chiamo Enrico e sono un Rover. Come ogni anno il mio clan ha organizzato per il mese di luglio, in particolare per l'ultima settimana, una route estiva: cioè sette giorni in cui il gruppo deve o camminare, o prestare servizio verso una comunità bisognosa d'aiuto o entrambe le cose, rigorosamente nel segno dello scoutismo e del significato del fazzolettone che portiamo al collo. Si scelse come tappa del nostro cammino le creste degli appennini centrali della nostra penisola, luoghi stupendi in cui sei pienamente a contatto con la natura e con i suoi abitanti. Così la nostra avventura iniziò a bordo di un autobus che ci condusse ai piedi del monte Cucco, punto dai cui cominciammo a camminare, a coda di Ka, con i più veloci alla fine, poiché si va al passo del più lento. Dopo alcune ore di marcia decidemmo di piantare le tende in prossimità di un fitto bosco di faggio, al riparo, grazie alle fronde degli alberi, dal forte vento. Il fuoco serale scout consiste, per chi non lo sapesse, nel riunirsi attorno ad un vero e proprio focolare , da noi creato, e nello svolgimento di alcune attività di comunità, come per esempio il punto della strada, cioè il riassunto della propria esperienza scoutistica, o più semplicemente di giochi, bans e al limite racconti di varia natura. Il nostro capo gruppo Antonio, ex capo clan, andava famoso per le sue storie di esorcismo e racconti dell'orrore che amava narrare agli ingenui novizi, i più giovani del clan, notoriamente più suscettibili e influenzabili. Quella sera non era presente, ma il capo di quella sera rammentava una delle sue storie. La vecchia del bosco.
"Quando Antonio mi ha raccontato questa storia ho faticato a rifiutare l'idea dell'esistenza di questa vecchia... è talmente realistica che finisci per crederci!" iniziò così a raccontare, "Si dice che in uno di questi boschi, nascosta tra il sottobosco e le fronde degli alberi più bassi, ci sia la casa della vecchia del bosco. Questa vecchietta è tutt'altro che simpatica e amorevole come può sembrare al primo impatto con la sua rugosa pelle, infatti si narra che sia una vera e propria strega e che abbia più di novecento anni!" la storia iniziò a non essere credibile "Questa donna, dice la leggenda, quando era giovane studiò presso il laboratorio di una fattucchiera da quattro soldi del paese divenendo in grado di compiere prodezze e di lanciare maledizioni. Si costruì successivamente una casetta qua, lontano dal villaggio, per sfuggire alle ronde anti-strega di quei tempi. Qualche anno dopo il suo esilio però, ci fu un caso di esorcismo al paese e fu accusata di averla convinta con un sortilegio a vendere la propria anima al demonio; così fu perseguitata e una volta catturata fu condannata al rogo. Si dice che mentre il suo corpo bruciava tra le fiamme purificatorie, abbia espresso queste parole: <<ricordatevi che non vi libererete mai di me!>>. E così fu! Per molti decenni fu vista tra le ombre dei boschi fino a diventare un mito. Ma chi dice che non sia la verità?"
Come prevedibile gli unici scossi vistosamente dalla storia furono i tre novizi Davide, Anna e Martina mentre noi più grandi ridevamo scherzando tra di noi. La notte passò tranquilla. Il giorno seguente si attraversò il bosco, fino al punto di sorpassarlo completamente. Ci fermammo ancora per la seconda notte tra gli alberi di un seguente boschetto, formato da lecci bassi, ma più numerosi e concentrati del precedente. Mentre scendeva il sole, io, con altri quattro membri del clan, decidemmo di esplorare la zona. Ero con il novizio Davide ragazzo timido e molto riservato, Asia e Federica amiche per la pelle e Mattia ragazzo estroverso e istintivo. Ci incamminammo senza i pesanti zaini che ci portiamo dietro ad ogni route e ci ritrovammo in un batter d'occhio tra la sterpaglia del sottobosco, umido come sempre, lontani dagli occhi dei capi. "Pensa se trovassimo la casetta della vecchiaccia che diceva Chico!" iniziò Mattia. Fu l'incipit della nostra disgrazia. Tra battute varie e calci contro ogni cosa che ostacolava il nostro cammino, arrivammo in una parte del bosco strana: c'era una specie di dosso di fronte a noi collegato direttamente agli alberi. Incuriositi ci avvicinammo a questa particolarità mai vista prima. Non l'avessimo mai fatto. Ci comparì davanti agli occhi delle mura di legno marcio, putrido e decadente. Come fosse lì da secoli. Cercammo una porta, ma senza successo. Una lince ci attraversò la strada facendo perdere l'equilibrio a Davide che cadde rovinosamente e impacciatamente su una parete, condannandola ad una demolizione improvvisa. Così si rialzo e afferrato un bastone pesante lo scagliò contro l'animale, lo prese in pieno e si accasciò a terra, seguito da uno strano mormorio di sottofondo. Noncuranti ci voltammo verso l'interno della casa, decine di scaffali impolverati, un letto vuoto e una cucina mal ridotta erano le uniche cose presenti. Il tutto senza alcun accenno di materiali recenti o almeno in buone condizioni. Era tutto antichissimo e fatto a mano, come se il tempo si fosse fermato e solo la polvere sia riuscita a toccare quegli arnesi. "Cosa ti hanno fatto Roger? Chi è stato?" sentimmo una voce provenire da lontano. Ci nascondemmo dietro la sterpaglia dove sarebbe stato impossibile vederci "La mia povera casetta! Ora mi tocca sistemare nuovamente la parete! Come se non lo avessi già fatto il secolo scorso per colpa di quei bombardamenti del cavolo!" con un movimento ondulatorio delle mani la parete tornò in piedi, più stabile che mai. I nostri occhi schizzarono fuori dalle orbite e le nostre bocche estasiate emisero dei lamenti spontanei di ammirazione e incredulità. La vecchia dall'udito acuto, nonostante gli anni, si accorse immediatamente "ah, ma siete ancora qua, vero? Su venite fuori, non vi mangio mica!" uscimmo allo scoperto, ancora senza emettere parola in italiano o in qualsiasi altra lingua o idioma umano. "Siete dei ragazzini vedo! Come mai siete venuti qua?" disse con aria amichevole e comprensiva "Siamo degli scout, come può vedere dall'uniforme... stavamo facendo una passeggiata quando uno di noi è scivolato cadendo addosso alla sua graziosa casetta" cercò di spiegare Federica "Non vi preoccupate ragazzi miei, non è successo niente! Come avete visto mi basta poco per rimediare agli incidenti... e per fortuna, perché con tutti i secoli che ho alle spalle sarebbe stata veramente dura..." questa frase ci spiazzò completamente. Era lei. La strega del racconto di Antonio. Cercammo di andarcene trovando scuse "ci fa piacere che si sia risolto tutto, allora noi togliamo il disturbo! Si sta facendo notte e i nostri capi ci stanno cercando" facemmo dietrofront e con passo spedito ci allontanammo dalla casetta senza che la vecchia replicasse. Dopo qualche decina di metri cominciammo a intravedere le tende e ad un tratto ancora la vecchia "mi dispiace ragazzuoli miei, ma come avete visto, gli oggetti li posso ben riparare, ma non gli esseri viventi! Come vi siete permessi di tirare calci e inquinare con le vostre stupide tende il mio bosco? E come se non bastasse avete anche ucciso un povero animale indifeso!" Davide cercò di scusarsi, ma la vecchia era furiosa. Sembrava come se la avessimo offesa personalmente, mancando di rispetto verso il suo bosco "Ma io so come insegnarvi ad amare la natura! Ne diventerete parte voi stessi, nel modo più scout possibile, così sarete contenti! Sarete una sola cosa con il vostro totem!" dopo una lunga risata compiaciuta e alcune parole messe insieme casualmente, scomparve e con lei se ne andò anche la nostra vita, così come la conoscevamo allora. La route proseguì e piano piano vidi che la mia agilità nel salire tratti impervi migliorò, così come diminuì quella di Mattia al contrario del suo desiderio d'acqua costante. Anche Asia diventò più reattiva, Federica sembrava volare per quanto stava diventando leggera, mentre Davide riusciva a trasportare pesi sempre maggiori senza mai stancarsi. Alla fine dei sette giorni mi venne una specie di gobba, mi si pronunciarono maggiormente il naso e la bocca, mentre le orecchie si allungarono. Rividi in segreto i miei compagni di sventura: Mattia scappò di casa senza dire niente a nessuno. Federica, nascoste sotto gli abiti, aveva un paio di ali sottili e nei pantaloni iniziavano a spuntare delle piume, come anche nel resto del corpo; Asia divenne notevolmente più bassa e le orecchie pelose si allungarono sproporzionatamente; Davide era cresciuto nel giro di pochi giorni di numerosi centimetri e aveva una notevole pancia, oltre ad un folto pelo marrone; io, bè io sono come ora, curvo, con la coda, un paio di piccole corna e uno strano muso allungato, non posso più chiamarla faccia, e sulla pelle mi sono spuntati dei peletti marroncini; per fortuna ho ancora queste mani con cui sto scrivendo la mia storia. Mi è rimasto poco tempo e poi me ne andrò per i boschi, come un vero e proprio daino. Non so se quello che mi è capitato sia una vera e propria tragedia, ma così avrò l'occasione di vivere la vita sotto un altro punto di vista. Lascio questo racconto anche ai familiari di Federica, Davide, Asia e Mattia così conosceranno la vera storia del colibrì, dell'orso, della leprotta, del delfino e del daino fantasioso.
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Ragazzo Totem
Short Story"Questa è la mia storia, il racconto dell'esperienza di un normalissimo Rover che per una bravata è diventato ciò che non si sarebbe mai aspettato di diventare realmente."