7° Capitolo

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Diana's pov

Erano passate settimane dall'ultima volta che i miei occhi avevano incrociato quelli di Louis, settimane da quella sua promessa. Ormai la speranza che aveva gettato nel mio cuore, si stava prosciugando come una pozzanghera al sole. Perchè mi ero illusa? Perchè continuavo a farlo? 

Il sorriso non mi appariva sul volto quasi mai e il mondo che mi circondava sembrava essere colorato di un grigio spento e malinconico.

Julie, non mi parlava più molto, solo quando era necessario e questo non faceva altro che aumentare la mia solitudine. Era il mio comportamento che impediva alle persone di avvicinarsi a me? Che domande...ovvio che lo era, ma d'altronde io non potevo farci niente e la comparsa e la scomparsa di Louis nella mia vita ne erano la prova.

Era una soleggiata e calda mattina di marzo. La primavera sembrava essere ovunque ad eccezione di me. In casa i miei genitori si erano abituati alla mia irrimediabile tristezza e qualunque sforzo facessero per rallegrarmi sembrava inutile.

Mi alzai piano dal mio letto per poi dirigermi in cucina, dove la mia famiglia stava facendo colazione.

"Buongiorno tesoro."

Mia madre appena mi vide varcare la porta mi fece un sorriso mentre si avvicinava alla tavola per riempire il mio bicchiere di succo d' arancia.

Mi sedetti con al fianco mio padre che era intento a bere il caffè e contemporaneamente a laggere il giornale.

"Bene, Diana abbiamo una sorpresa per te."

Alzai di scatto la testa dal mio bicchiere a quelle parole e la guardai dritta in faccia per poi girarmi verso mio padre che intanto mi stava facendo un occhiolino.

"Di cosa si tratta?" Azzardai a chiedere.

"Oggi in città c'è una fiera ed io e tuo padre abbiamo intenzione di portarti. Ho saputo che ci sono tantissime bancaralle con vestiti, bigiotteria varia, scarpe eccetera, che potrebbero servirti."

"Non mi va di uscire." Risposi secca.

"E invece tu ci vieni." Contraddise mia mamma con un sorrisetto malizioso sulle labbra.

"Mamma."

"Basta Diana! Hai vissuto tra casa e lavoro anche troppo, ora si esce, che ti piaccia o no."

Si alzò di scatto dal tavolo gettando i piatti nel lavandino.

"Tra quindici minuti ti vogliamo pronta." Disse mio padre staccando così lo sguardo dal suo giornale per poi bere l'ultima goccia di caffè dalla sua tazza. 

Non avevo scelta. Mi alzai e mi diressi nella mia stanza.

Una doccia, una pettinata, un vestito qualunque e in quindici minuti fui finalmente pronta.

Da piccola adoravo le fiere. Dolci e giochi dappertutto, un angolo di paradiso sulla terra...ma in quel momento era diverso: non vedevo altro che squallide bancarelle e venditori rozzi e ingnoranti. Mia madre al contrario, era completamente a suo agio e metteva mano dappertutto.

"Diana che ne dici di questo vestito? Ti starebbe benissimo."

Avvicinò il vestito a me, per vedere se era della giusta misura. Provai un vergogna incredibile in quanto tutti mi osservavano.

"Mamma..ti prego."

Spostai una sua mano, allontanandola da me.

"Diana, smettila, tutti si comportano così qui."

"A me da fastidio ugualmente."

Rimise il vestito al suo posto e si allontanò ed io non potei far altro che seguirla.

Capii che mi ero comportata male nei suoi confronti, d'altronde voleva solo aiutarmi e così quando lei stava dando uno sguardo a delle collane, mi avvicinai.

"Mamma, questa è bellissima."

Si girò verso di me stupita, io feci finta di niente e continuai ad osservare tutte quelle collane.

"Che ne dici di questa?"

La presi e la aggancia al mio collo. Mi specchiai nel piccolo specchio che c'era. Mia mamma venne dietro di me e i nostri occhi si incrociarono in quel riflesso.

"E' bellissima, ti sta d'incanto."

Aveva gli occhi lucidi e tristi.

Mi voltai immediatamente verso di lei e "Perfetto, allora la compro." Feci un sorriso e ci dirigemmo insieme verso il proprietario della bancarella per pagarla. 

"Mamma, io do un'occhiata qui, tu vai avanti."

"Certo, tesoro".

Avevo notato degli orecchini che si sarebbero abbinati benissimo alla collana e volevo osservarli meglio. 

La fiera era nel suo momento più critico. La gente era aumentata notevolmente e c'era a malapena lo spazio per spostarsi da una parte all'altra. Cercando di infilarmi in alcuni spazi, provai a raggiungere mia mamma ma ad un certo punto qualcuno mi calpestò un piede, facendomi fare una smorfia di dolore.

"Ehi, attento!"

Urlai.

"Scusami, non volevo."

All'improvviso alzai la testa. Era lui.

Rimasi impietrita per un attimo. Sentivo come se i piedi fossero stati saldati al terreno con il cemento, il cuore perse qualche battito e gli occhi rimasero fissi sul suo volto.

"Diana."

La gola improvvisamente si fece secca, non riuscivo a pronunciare una parola. Si gettò su di me e mi abbracciò. Non ricambiai minimamente quell'abbraccio. 

"Allora ti sono mancato?"

Era sparito per settimane e ora se ne usciva con un "ti sono mancato?". Non riuscivo proprio a capirlo.

"Diana, c'è qualcosa che non va?"

Fissai il terreno per qualche secondo per poi chiedergli con gli occhi lucidi.

"Perchè sei sparito?"

"Sparito? Diana cosa stai dicendo?"

"Perchè non ti sei fatto più sentire?"

"Diana, ferma, non riesco a seguirti."

Stava evitando il problema o cosa? Ero sul punto di scoppiare in lacrime di rabbia.

"Louis, sei un bastardo come tutti i ragazzi. Perchè mi sono fidata di te? Perchè? Sono un'idiota, ecco cosa sono."

Gli puntai un dito contro, urlando. Si scostò indietro, confuso.

Mi fermò una mano e "Diana, credevo di essere stato chiaro".

"Chiaro? In cosa?"

"Nella mia lettera..quella tua amica di lavoro non te l'ha data? Non ricordo il suo nome."

"Julie?"

"Esatto! Julie."

"No.."

"Ma come è possibile? Mi aveva detto di non preoccuparmi che te l'avrebbe data al tuo ritorno."

"Beh, non ho ricevuto niente. Cosa ti è successo?"

"Mia mamma non è stata bene e ho voluto esserle vicino."

"Mi dispiace, non sapevo."

Improvvisamente, una rabbia incontrollabile verso Julie iniziò a scorrermi nelle vene. Perchè lo aveva fatto? Cosa le avevo fatto di male? Il giorno seguente, quando l'avrei vista a lavoro, avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni. 

Diventai cupa, mi vergognavo terribilmente di Louis.

"Diana, tranquilla, non è successo niente."

Mi mise una mano sulla spalla. Alzai il viso e i miei occhi incrociarono i suoi. Un brivido mi percosse la schiena e un sorriso involontario mi aleggiò sulle labbra. Quanto mi era mancata quella visione. Louis non era un bastardo, era solo il ragazzo più dolce, buono, sensibile, bello e carino del mondo.

He was magneticDove le storie prendono vita. Scoprilo ora