Ci avevano messo cinque anni, ma alla fine, forse, erano vicini alla soluzione dei loro problemi.
I gemelli avevano accesso agli archivi della Terra, e per prima cosa avevano cercato tutte le persone nate venticinque anni prima, nel mese di Maggio, per la precisione il 20. Settimana dopo settimana, mese dopo mese, alla fine erano riusciti a capire che il Catalizzatore si trovava a New York; ma, quando avevano trovato i possibili candidati e stavano per trovare i loro indirizzi, così sarebbe stato ancora più facile trovarli, un improvviso black out aveva oscurato gli schermi dei loro computer, e loro erano riusciti solo a stampare le foto, purtroppo il black out aveva danneggiato irreparabilmente le apparecchiature. Così erano rimasti solo con l'indicazione che il Catalizzatore abitava a New York e quattro foto e nient'altro, nemmeno i nomi.
«Dove siamo?» domandò Joerydan guardandosi attorno.
«Direi... a Central Park.» rispose Astrakan, sbuffò e posò sul prato la valigia verde scuro.
Un'anziana signora passò accanto a loro; il cagnolino, un piccolo barboncino bianco, si mosse in direzione dei due gemelli; annusò le scarpe di Astrakan per poi trotterellare dietro la sua padrona.
«L'hotel è vicino?» chiese Joerydan con lo sguardo spaesato. Non era la prima volta che andavano sulla Terra, ma faticava ancora ad abituarsi alla confusione.
Astrakan prese la cartina dalla borsa e la guardò a lungo. «Andiamo di lì.» disse indicando davanti a sé. Afferrò la maniglia della valigia e iniziò a camminare.
«Sei sicura?» domandò il fratelle seguendola.
«No.»
«E allora come sai che dobbiamo andare da quella parte?» il ragazzo incrociò le braccia al petto e guardò la sorella con aria di sfida.
Astrakan sbuffò. «Siamo a New York. Probabilmente c'è un hotel ad ogni angolo!» fece notare.
«Se lo pensi tu...» Joerydan sbuffò e prese la valigia. «Dove vai? Astra, aspettami!»
«Muoviti, sei lento.» esclamò lei voltando il viso.
«Astra, rallenta, stai andando troppo veloce!» disse Joerydan, accelerò il passo, cercando di raggiungere la sorella.
«Sei tu che sei lento.» gli fece notare Astrakan.
Il ragazzo si fermò e si passò una mano sul viso sudato. «Qui fa troppo caldo, non mi sono ancora abituato a questo clima.»
Astrakan sbuffò, si fermò e guardò il laghetto alla sua sinistra. prese la cartina e la osservò a lungo, mentre suo fratello la raggiungeva. «Quello è The Pond,» disse indicando il laghetto, «stiamo andando verso Sud.»
«E in realtà dove dovremmo andare?» chiese Joerydan.
Astra sbuffo, ancora, piegò la cartina e la chiuse nella tasca anteriore del trolley. «In un albergo.» rispose riprendendo a camminare.
«Sei sicura che sia la direzione giusta?» domandò Joerydan.
Astra continuò a camminare e non rispose. Sapeva che lì c'era un albergo, erano a New York, avrebbero trovato tutti gli alberghi che desideravano.
***
Quindici minuti dopo, i due fratelli erano davanti al bancone della reception del primo hotel che avevano incontrato una volta usciti da Central Park. Astrakan non aveva guardato il nome dell'hotel, al momento non lo riteneva importante.
«Salve.» esclamò una ragazza, una giacca rossa era la parte superiore della sua divisa.
«Ehm... salve. Io e mio fratello avremmo bisogno di una stanza.» pronunciò Astrakan.