«Allora, sorellina, cosa hai scoperto?» Joerydan parlò continuando a guardare lo schermo della TV, qualche giorno prima aveva comprato una console e un paio di video games.
«Qualcosina.» rispose Astrakan, si sedette sulla poltroncina e si tolse le scarpe.
«Qualcosina... cosa di preciso?» domandò Joerydan e imprecò sottovoce quando la scritta "Game Over" lampeggiò sullo schermo.
«Qualcosa più di te sicuramente.» replicò lei, afferrò la scatola dei biscotti e ne prese uno alla cannella. «Lavora in un palazzo sulla Trentaquattresima.»
«E?» Joerydan spense la consolle, stanco di perdere, e si voltò verso la sorella.
«E nulla, non sono riuscita ad entrare.» Astra prese in mano un altro biscotto, anche se quello che aveva in mano non era ancora finito e si sedette sul letto del fratello. «Serve un badge o un appuntamento o una cosa simile. All'ingresso c'era un tipo alto e grosso, sembrava enorme.»
«Stai riempiendo di briciole il mio letto!» si lamentò Joerydan alzandosi dal pavimento sul quale era seduto. «E non potevi convincerlo?»
Astra sbuffò e chiuse la scatola, «So dove lavora, o almeno so in che palazzo lavora, per oggi è sufficiente!»
«No che non lo è!» gridò Joerydan. «Non lo è! Siamo qui da una settimana e non abbiamo scoperto praticamente nulla!»
Astra si alzò lentamente, guardò suo fratello e posò i biscotti sul tavolino, «Almeno io non passo il mio tempo a giocare a stupidi videogames!» afferrò la borsetta e uscì dalla stanza, chiudendo con forza la porta dietro di sé.
Si diresse verso le scale, e a ogni gradino imprecava sottovoce contro suo fratello.
Lei stava fuori quasi sempre, mentre Joerydan se ne stava in hotel, a mangiare schifezze e a giocare.
Respirò profondamente una volta uscita dall'hotel. Lentamente si diresse verso Central Park, camminando senza fretta, guardandosi attorno e stupendosi di ogni piccola cosa, anche della più insignificante.
Si fermò davanti ad uno dei laghetti e guardò alcune paperelle ferme sulla riva.
«Stupido fratello!» esclamò.
«I fratelli sono stupidi.»
Astrakan si voltò e spalancò la bocca sorpresa, un urlo fermo in gola. Guardò il ragazzo accanto a lei, le sue labbra carnose, le guance piene e gli occhi azzurri. Era uno dei ragazzi che stavano cercando!
«Stai bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma.» il ragazzo fissò Astra preoccupato.
«Sì... sto bene.» rispose lei. «Assomigli a una persona... una persona che conosco.»
Lui non rispose e guardò il laghetto. «Perché è stupido?» domandò senza guardare Astra.
«Chi?»
«Tuo fratello.» rispose lui voltando appena la testa verso di lei.
«Ah.» Astra sospirò e pensò a cosa rispondere, «Ecco... io... diciamo che lavoro, mentre lui passa tutto il suo tempo in camera a non fare nulla.»
«Capisco.» il ragazzo si fermò e fissò una papera entrare nel laghetto, l'animale infilò la testa sotto il pelo dell'acqua; ad Astra sembrò preoccupato o forse deluso, o tutte e due le cose insieme.
«E tuo fratello? Cosa ha fatto?» domandò lei dopo un minuto di silenzio. Il sole aveva iniziato a tramontare.
Il ragazzo la fissò sorpreso, e Astra sorrise. «Diciamo che non gli piacciono alcuni aspetti della mia vita.»