Ok, come avete visto, benchè l'altra parte sia scritta in modo pedestre, tuttavia imparare il greco e il latino si può! Strano, vero?
Per prima cosa, fate un bel falò di aoristi primi, secondi, terzi, numerini sulle parole, poi prendete le regole di fonetica, studiatele bene e mettetele da parte: vedremo in seguito come utilizzarle.Adesso prendete la versione, qualsiasi classe facciate e, senza stare a cercare ogni verbo, parola, parolina, particella, datele un'occhiata complessiva con una lettura veloce.
Adesso prendete la prima frase. Vi sta già venendo l'esaurimento nervoso, lo sento fin qui. No, fermi! Non è il modo! Calmatevi. Non andate a cercare il verbo, guardate le parole e cercate se di qualcuna conoscete già il significato. L'obiettivo, a mio parere, è di capire il greco in greco e il latino in latino e, fidatevi, è molto più facile di quanti sembri (molto più che capire tentare di tradurre fasciandosi la tesa parecchio prima di rompersela).
Ora, finalmente, potete cercare il verbo: prima di lasciarvi prendere dall'ansia, ragionate. Gli antichi erano uomini come noi, e probabilmente le infinite regolucce delle grammatiche le hanno inventate in epoche successive. Non è dunque possibile che parlassero lingue tanto complicate!
Allora, il nostro verbo: prendiamo egrapsa, ad esempio. Analizzandolo, vediamo un epsilon all'inizio, dunque pensiamo subito a un imperfetto o ad un aoristo (in generale, queste cose sono più lunghe da leggere che da fare), poi vediamo una desinenza in -sa, ergo è un aoristo. Se l'orecchio, che nella traduzione deve svolgere un ruolo IMPORTANTISSIMO, senza stare molto lì a pensare, non ci dice che sia da grapho, allora il ragionamento è il seguente: e-grap-sa; la radice potrebbe essere o grap- o, dato che per le leggi della fonetica (-:ta-dà! Ecco che le utilizziamo! :-) so che la lettera phi fosse più tendente a una p aspirata che ad una f, dunque ph, potrebbe anche essere graf-; aggiungiamo l'omega del presente indicativo, e il gioco è fatto! Il verbo è "grafo" e, se anche non sapessimo cosa significhi, ci basterebbe pensare agli innumerevoli composti italiani che ne portano la radice (tecnì-grafo, calli-grafia, etc ...) per arrivarci.Ad ogni modo, la regola che ho sempre seguito per il greco è questa: come per l'inglese, non è vero che ci sono un sacco di parole e regole; di fatto, i greci prendevano le radici (relativamente non molte) e le componevano a loro piacimento per descrivere, all'occorrenza, ciò che volevano, dunque non ha senso dannarsi l'anima su minutaglie. Quanto poi ai verbi, vale la stessa cosa: siamo stati noi, con le grammatiche tassonimico-descrittive, a inventare le regolette cavillose... gli antichi probabilmente non ci facevano neanche caso, e una quantità spropositata di regole ci impedisce di avere una visione da lontano e più comprensiva del tutto. E' come se tentassimo di ricostruire la Gioconda guardando singolarmente ogni singolo millimetro: non capiremo mai il senso generale! Guardandola un po' più da lontano, invece, ecco che ne intuiamo il significato.
Per il latino, invece, credo sia abbastanza corretto se uno pensi a un periodo prima di Cicerone e uno dopo. Di fatto, il latino, in sè, è una lingua molto precisa e schematica (Tacito ce lo dimostra portandola alle estreme conseguenze).Che senso ha dunque stancarsi la vista e la mente cercando quasi ogni singola lettera, arrovellarsi su cosa possa mai voler dire questa o questa parola, cercarne i significati più reconditi? Nessuno, assolutamente nessuno.
CZYTASZ
De Arte E Latino Vel Graeco Sermone Lumine Nasi Vertendi
HumorSalve! Tibi vertendum est textum aliquid, primo visu (secundoque ac tertio quoque) perdifficile? Oculi tui ex capite fugunt cum litteras Graecas Arabiis similes legas? HOC LIBER TIBI PERUTILIS! :-D