Ricordi parte II Castiel

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Mi trovavo al bar del ristorante, impaziente, non vedevo l'ora che arrivasse Evelyn.
Dai tempi del liceo era entrata nel mio cuore. Ma a causa del mio orgoglio non gli ho mostrato mai i miei veri sentimenti.
Inoltre avevo un brutto passato, da vero bastardo, e non volevo farla soffrire, non volevo che quella complicità che si era venuta a creare fra noi si distruggesse, non volevo perderla.
Se poi lei non provava ciò che provavo io? Non lo avrei sopportato.
Anche se, ai tempi del liceo, lei si era concessa a me questo non voleva dire nulla. Infatti, quella notte, mi disse che lo fece solo perché, dopo la delusione che ebbe con mio fratello Nathaniel, voleva che la sua prima volta fosse con qualcuno per il quale non provasse nulla, ma che gli voleva un gran bene, così non si sarebbe pentita. Quel qualcuno ero io!
Che coglione, vigliacco che sono, non ho capito che, tenendola lontana da me, la stavo già perdendo.

Ieri la vidi nel giardino della facoltà, seduta su una panchina, aveva un foglio tra le mani, lo leggeva con uno sguardo triste, piangeva. Non capivo perché piangesse, non sopportavo vederla così.
Senza farmi notare, mi avvicinai alle sue spalle, era talmente concentrata su quel foglio che non si accorse della mia presenza. Ad un tratto esclamò:
- Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Cercai di decifrare il significato di quelle frase sbirciando sul foglio che aveva tra le mani e lessi "Domanda di trasferimento".
Rimasi talmente perplesso che, con grande rabbia, dissi:
- Cosaaaaaaaaa! Tu non andrai da nessuna parte.
Lei si girò di scatto, con gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo sconvolto, capì subito che avevo capito ciò che voleva fare.
Con un filo di voce e senza guardarmi negli occhi,mi rispose:
- Castiel io non posso continuare così, devo andare via.
Ero incazzato, volevo capire il motivo della sua decisione, pensavo che qualcuno le avesse ferita, volevo sapere, dovevo sapere chi, chi ha potuto fare del male alla mia piccola Evelyn.
La presi per i gomiti, la strattonai, affinché parlasse, e con voce alterata gli dissi:
- Perché vuoi andare via? Qualcuno ti ha fatto del male? - Lei non mi rispondeva e continuava a non guardarmi.
- Cazzo Evelyn! Mi vuoi rispondere? Parla!
Ad un tratto mi guardò dritto negli occhi e, con la voce soffocata dal pianto, iniziò a parlare.
- Castiel sei uno stupido! Tu mi hai fatto del male, tu mi hai ferita, non capisci che io t......
Non finì la frase, ma dopo quelle parole mi sentì trafiggere il cuore da mille spade.
Cavolo! Il bastardo che la stava facendo soffrire ero proprio io. Porca puttana, aveva ragione. Lei teneva troppo alla nostra amicizia ( tzè, amicizia, per me era qualcos'altro ) e io, per evitare che il mio cuore si spaccase in due, l'ho tenuta lontana da me, senza accorgermi, che così facendo, le stavo arrecando delle ferite dolorose al suo dolce cuore.
La lasciai andare e, prima che andasse via, gli sussurrai:
- Mi farò perdonare, domani andremo a cena insieme, così mi racconterai cosa ti ho fatto. Se non sarai soddisfatta io ti lascerò andare via, non opporò resistenza.
Lei annuì e andò via.
Sono un egoista bastardo, non posso, non devo perderla.
Ho deciso! Le confesserò i sentimenti che provo, ho paura di essere rifiutato, ma non posso lasciarla andare via così.

Ricordo il primo giorno che la vidi come se fosse ieri.
Le vacanze estive erano finite e rietrai a scuola ( du palle! ).
Dovevo frequentare l'ultimo anno, finalmente! Dopo il diploma sarei andato all'Università e avrei sfondato nel mondo della musica con la mia band, formata, oltre che da me alla chitarra, da Lyandre, la voce del gruppo e il bassista, e da Kentin, il batterista.
Entrai a scuola e mi diressi nel cortile, era lì che ci incontravamo con i miei amici prima delle lezioni.
Mentre parlavamo del più e del meno, vidi che, ad un tratto, Lyandre e Kentin avevano uno sguardo fisso su un punto preciso con la bava che gli colava dalle labbra. Mi girai per vedere la causa del loro comportamento demenziale e la vidi.
Era bellissima, da mozzare il fiato, aveva un top con una scollatura che risaltava i suoi fantastici seni, già mi immaginavo le mie labbra toccare quelle meravigliose colline. Appena si girò, i suoi short neri abbinati con degli stivaletti alla caviglia, gli risaltavano un culo che avrebbe fatto resuscitare anche un morto. Subito pensai che quella ragazza stupenda doveva essere mia, volevo stare fra quelle gambe meravigliose.
Si, lo so, sono un maniaco pervertito, ma cazzo! Sono un uomo e a quella vista, anche qualcosa fra i miei pantaloni iniziò a muoversi.
Gli cadde un foglio e, in un gesto involontario,si abbassò sparandoci davanti quel culo da infarto. Dio solo sa cosa mi trattenni. Infatti,avevo la nomina di sciupa femmine e gli stavo per saltare addosso.
Lei si girò e ci vide, capì il gesto provocante, che senza volerlo fece, e presa dall'imbarazzo scappò dentro la scuola.
La mia perversione salì alle stelle, le ragazze timide erano le mie preferite, il gioco si faceva più interessante.
Ovviamente c'era un problema, quel finto buono che in realtà era un maniaco sessuale, mio fratello Nathaniel. Io a differenza sua ero bastardo dentro e fuori e se dovevo andare a letto con una ragazza glielo dicevo benissimo che era una botta e via, se a loro non stava bene, potevano benissimo rifiutarsi. Nathaniel invece non era così, aveva una doppia personalità giocava con i sentimenti delle donne con cui scopava, le illudeva e alla fine le abbandonava.
Suonò la campanella ed entrammo a scuola ed indovinate un po'! Già Nathaniel era andato all'attacco, era vicino a quella creatura meravigliosa e sicuramente stava recitando la parte del ragazzo perfetto, però notai una cosa, a differenza delle altre ragazze con cui quel pervertito di mio fratello si dava da fare, lei, si, era imbarazzata, ma, anche se le attenzioni di mio fratello le facevano piacere, faceva finta di essere indifferente.
Cosa pensai? Sei mia piccola, non mi scappi, zio Castiel ha voglia di fare un gioco con te.
Feci finta di niente e gli passai affianco, toccando, di proposito, quel corpo meraviglioso, le mi guardò dritto negli occhi con aria di sfida e mi disse:
- Puoi fare più attenzione? Hai 10 metri di corridoio a disposizione dovevi proprio urtarmi?

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