Capitolo 1

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Non riuscivo a muovermi, la testa mi pulsava, il battito del mio cuore risuonava nelle mie orecchie. Tentai di aprire le palpebre, che sembravano pesare una tonnellata. Appena riuscii a dischiudere gli occhi una luce accecante mi perforò le pupille. Richiusi di scatto le palpebre e provai a muovermi. Mi sentivo fiacca, sentivo ogni mio movimento lento, come se fosse a rallentatore. Tastai il suolo e sentii un dolore acuto al palmo. Aprii lentamente gli occhi e osservai il sangue scendere dal pezzo di vetro conficcato nella mia mano. Volsi lo sguardo verso l'alto e riconobbi il tettuccio di una macchina, la mia macchina. Improvvisamente tutti i ricodi riaffiorarono; stavo parlando con Emma quando all'improvviso un camion mi è venuto addosso, senza lasciarmi la possibilità di evitarlo in alcun modo. Tentai nuovamente di alzarmi ma senza alcun risultato, le mie gambe erano schiacciate e immobilizzate dal peso dello sportello. Cercai di chiamare aiuto, ma era come se mi avessero asportato le corde vocali. Sentivo il mio battito accelerare insieme al mio respiro, ogni rumore si faceva sempre piú lontano. Provai a regolarizzare il mio battito ma invano, era chiaro che stavo per avere un attacco di panico. Improvvisamente le orecchie si stapparono e tutto tornó alla vita. La prima cosa che udì furono il rumore squillante di una sirena e una voce lontana.
"C'è qualcuno lì?" chiese una voce roca.
"..aiuto.." riuscì a sussurargli di rimando.
"C'è qualcuno lì?" ripeté quella voce. Feci un respiro profondo e con tutta la voce che mi rimaneva in corpo ripetei:"Aiutatemi".
"Non si preoccupi, la tireremo fuori di lì" disse un'altra voce molto più dolce rispetto alla prima, probabilmente apparteneva ad una donna. Sentii due mani cingermi per i fianchi e tirarmi verso l'altro. Un forte dolore alle gambe mi invase e, senza preavviso, svenni.
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"Si sveglierà?" chiese una voce assai familiare.
"Per ora non possiamo saperlo, è passato troppo poco tempo per esplicare un'analisi affidabile. Speriamo si risvegli presto" ribatté una seconda voce, più roca rispetto alla prima.
"È colpa mia.." piagnucolò colei che presunsi essere una donna.
"Se non l'avessi chiamata non si sarebbe distratta e tutto questo non sarebbe successo".
Nuovamente tutto era diventato piú lento, cercai con le poche forze in possesso di collegare le assai preziose informazioni appena ricevute. Dopo minuti che sembravano interminabile finalmenté mi fu chiaro. Quella voce poteva appartenere ad una sola persona.
"Emma..." dissi con voce tremante. Ci fu solo silenzio. Per un momento pensai di non aver effettivamente parlato, di essermelo immaginato, ma poco dopo Emma rispose:"Sono qui Grace, s-sono qui..." disse con voce tremante e spezzata dalle lacrime.
Provai ad aprire le palpebre, con scarsi risultati. "Non si sforzi, per il momento é meglio se riposa" disse colui che ipotizzai essere un dottore. Lentamente mi lasciai cadere di nuovo nelle braccia di Morfeo.

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