"Io non la lascio andare via da me,e solo Dio sa chissà per quanto tempo, solo per colpa del tuo stupido lavoro! Tu sei pazzo, Edward." urla mia madre dal piano di sotto. Strofino i miei occhi ancora assonnati, e metto ben a fuoco la mia visuale. Non ne posso piú di sentirli discutere, anche perché la maggior parte delle volte é per via mia. Mio padre crede di poter comandare me e mamma a bacchetta, e sono stanca di tutto ciò.
"Ah no? E vorresti far rimanere una sedicenne a casa da sola?" ribatte mio padre, usando lo stesso tono di voce di mamma. Ormai non mi meraviglio più di niente quando si tratta di lui. Non capendo la situazione decido di scendere Lentamente di sotto, ritrovandomi nel mio bellissimo salotto.
"Si può sapere perché state urlando cosí tanto?" sbadiglio sedendomi su uno dei tanti sgabelli della cucina."Oggi ti trasferirai dall'altra parte della città, a casa di una famiglia che io conosco piú delle mie stesse tasche." annuncia freddo, non degnandomi neanche di uno sguardo. E no, non mi guarda per il semplice motivo che avermi tra i piedi non gli fa né caldo né freddo, anzi se fosse lui a decidere a quest'ora già mi avrebbe lanciata dall'altra parte del continente! "Io non posso perdere l'occasione di una vita a causa di una mocciosetta come te." continua. E io mi chiedo come abbia fatto a vivere per 16 anni con un uomo senza sentimenti come lui.
"Ti troverai bene, tesoro." sussurra silenziosamente mia madre, e la vedo la tristezza nei suoi occhi, la vedo eccome. Perché mi fanno questo? So che stiamo parlando di mio padre e per questo non posso nemmeno immaginare di fargli cambiare opinione, però mamma potrebbe provarci, e non ha fatto neanche questo. Lei sa quanto sono legata a questa città, quanto sono legata a lei, sa che non potrei stare neanche un giorno senza vederla, eppure non fa niente per fermare mio padre.
"Per quanto tempo?" mormoro abbassando lo sguardo. Non parlano, nessuna parola. "Quanto?" ripeto.
"Circa un anno, o meno, prometto che ti chiameremo tutti i giorni piccola mia, o almeno, io lo farò."
Quasi decido di buttare a terra tutto ciò che c'è sul tavolo in un colpo secco, ma poi penso che a mettere tutto a posto sarei io quindi, giro i tacchi e salgo di sopra."Comportati bene, mi raccomando." dice aprendomi lo sportello dell'auto. Non lo saluto nemmeno, non ne vale la pena, e so che a lui non importa se lo faccio oppure no. Mi trovo davanti ad una villetta con delle valige in mano, e da fuori sembra tanto accogliente. Non ho smesso un secondo di pensare a come possa essere la famiglia.
"Buonasera. Sono la figlia del signor Edward White, e i.." non riesco a terminare la frase perché una donna sulla quarantina, con sguardo dolce e sorriso a trentadue denti mi accoglie letteralmente nelle sue calde braccia. Sono costretta a ricambiare l'abbraccio, anche se imbarazzata.
"É un piacere averti qui, sei bellissima!" si complimenta con me. "Chiamami pure Anne!" mi sorride. "Jason! Scendi per favore!"
"Sei il miglior sesso di sempre." sussurra una ragazza bionda tinta, a voce un po' troppo alta. Accompagnata da lei é un ragazzo con una faccia d'angelo. Dannazione, é lui Jason?
"Scusate se vi ho interrotto." Anne li guarda da capo a piedi, come se la cosa non la toccasse piú di tanto, vedo con la coda dell'occhio il ragazzo sbuffare.
"Tu chi sei? E cosa ci fai in casa mia?" sposto l'attenzione su quest'ultimo e solo adesso mi rendo conto dei suoi meravigliosi occhi verde smeraldo. Non ne ho mai visto di più belli.
"Harry, lei é la figlia di un mio amico. Resterà qui con noi per parecchio tempo, quindi per favore, potresti accompagnare Isabel nella sua stanza e portarle le valige?" chiede dolcemente, rivolgendomi per la seconda volta un sorriso che non esito a ricambiare. Questa donna é un angelo.
"Puoi andare, ora!" Harry saluta la ragazza alla sua destra, e io devo distogliere lo sguardo per non assistere al dispiacere che ho visto negli occhi della ragazza.
"Seguimi." parla lentamente il riccio, leccandosi le labbra.Un grandissimo corridoio si fa spazio lungo di noi e io resto praticamente meravigliata alla visione di tutte quelle stanze. Apre una di quelle e l'unica cosa che riesco a fare é spalancare la bocca. E' fantastica.
Ma la mia emozione scompare del tutto quando vedo il ragazzo al mio fianco che sbuffa ogni due per tre. "Non ti hanno insegnato a salutare?" dico infastidita posando a terra le mie valigie.
"Ti ricordo che tu" si avvicina "sei nella mia fottuta casa, ti sembra poco?" continua con tono brusco e poi si prende qualche secondo per osservare meglio il mio volto. "E poi mi sembra che neanche tu mi abbia salutato!"
"Se non fossi stato così scorbutico l'avrei fatto! E per la cronaca, neanch'io sono contenta di stare in questa casa, perciò qui l'unico scocciato non sei affatto tu!" ribatto, questa volta con tono acido.
"Hai seriamente bisogno di una scopata." commenta sarcasticamente lasciandomi sola nella stanza.
Beh, direi che il benvenuto di questo ragazzo non poteva andare meglio!N/A:
Ciao bellissimeee! Non so se vi ricordate di me, scrivevo altre due storie,cioé "mi hai insegnato a vivere" e "you belong to me", ma dato che non aggiornavo da un secolo sono stata costretta ad eliminarle! Spero di riuscire a finire questa, ci tengo molto❤un bacio!
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My Sunset || H.S
Fiksi Penggemar«mi dicevano che avevo un casino nella testa, e non si sbagliavano. Ma nessuno sapeva che quello che portavo nel cuore, era molto peggio.» - "Tu non uscirai piú con quel ragazzo, mi hai capito bene?" parla con voce decisa contro il mio orecchio. "N...