Hi,I'm Sophie.

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L'unica cosa di cui avevo veramente bisogno era proprio di quell'abbraccio. Quel piccolo segno d'affetto che ormai non sentivo da tanto tempo. Era decisamente da tanto che volevo uno di quei gesti che ti fanno le mamme quando fai un brutto sogno o quando ti sbucci un ginocchio. Oppure ti abbracciano semplicemente per dirti che ci saranno sempre. Purtroppo con me non era più la stessa identica cosa. Purtroppo per me la mia mamma non c'era per dirmi 'Ti voglio bene piccola mia', oppure 'Andrà tutto bene, c'è la mamma qui con te'. No. La verità è che lei non c'era e di certo non sarebbe mai tornata.
Ero aggrappata a quel ragazzo e l'unica cosa che sentivo era affetto. Avevo la testa nell'incavo del suo collo e continuavo a tremare e singhiozzare, mentre lui mi accarezzava delicatamente la testa e la schiena. Rimanemmo così per altri minuti, fino a quando non cominciai a calmarmi. Avevo paura, eppure sarei rimasta tra quelle braccia per sempre. Mi allontanai da lui con un gesto lentissimo, mentre con il dorso della mano mi asciugavo le lacrime che ormai erano diventate un tutt'uno con la faccia. Tenni lo sguardo basso, cercando di non incontrare il suo sguardo perché ero in imbarazzo. Mi mise una mano sulla mia, facendomi rabbrividire al tocco e alzare istintivamente lo sguardo.
"Hei,va meglio?"
Mi rivolse un lieve sorriso, che io però non riuscì a ricambiare. Volevo dirgli:'No, niente mi va bene. La mia vita è una merda.' Eppure non so cosa mi trattenne, tanto che alla fine annuì soltanto, rannicchiandomi su me stessa.
"Grazie..." sputai tutt'un fiato.
"E di cosa?"
Lo guardai negli occhi, e solo in quel momento mi accorsi che erano marroni, ma erano davvero particolari e riuscivano a ispirare fiducia. E si, erano profondi. Nonostante fossi in imbarazzo lo continuai a fissare, ma cominciai a parlare.
"Grazie perché mi hai portato qui, perché mi hai medicato - dissi, mostrando il polso fasciato - e perché mi hai abbracciata..."
Sorrise, tanto da provocarmi un ennesimo brivido. Sorrideva e io? Io ne ero felice.
"Sai...Quando ieri ti ho vista lì per terra, in quel mare di sangue che ti colava ovunque e con quel...TIPO... - strinse i pugni e enfatizzò l'ultima parola a denti stretti, come se in quel momento lo avrebbe potuto strozzare -giuro che lo avrei ammazzato!"
Rimasi sorpresa perché nonostante lui non avesse avuto niente a che fare con me, era protettivo al massimo, come se fosse stato un fratello o un amico.
"Io...Ho paura.."
Dissi quelle parole sinceramente, perché avevo paura. Paura di tutto. Di Jack, di quello che avrebbe potuto farmi se solo ci saremmo rincontrati ancora una volta, ma soprattutto avevo paura di ritornare a casa e di uscire.
"Ehi, ehi, ehi... non dire così! Non ti preoccupare ora ci sono qui io!"
"Ma se noi non ci conosciamo neanche?"
"Ci conosceremo! E poi comunque non ho intenzione di lasciarti andare così... avverti casa tua e dici qualcosa. Inventa se è necessario ma non dire ancora niente, potresti farli preoccupare inutilmente...Spiegherai poi con calma le cose come stanno, solo una volta che sarai ritornata a casa."
Sorrise di nuovo, ma le sue parole provocarono tristezza in me. Chi avrei dovuto avvertire se a casa ero sola? Io vivevo da sola, senza una famiglia. La mia famiglia ero me stessa ormai, dato che Jake non c'era più. Sorrisi amaramente e gli risposi tenendo lo sguardo fisso sul polso, che cominciava a far male.
"Non ce ne sarà bisogno."
Mi guardò sorpreso, forse un po' shockato.
"E perché mai?"
Lo guardai dritto negli occhi sputando tutta la rabbia che avevo dentro.
"Io sono sola. Non ho nessuno se non me stessa. Non ho una famiglia! Mia mamma e mio padre mi hanno abbandonata quando avevo dieci anni. Mi ricordo ancora quando quella notte mia mamma mi rimboccò le coperte e poi mi disse:'Oh tesoro, buonanotte. Ricordati che io e papà ti vogliamo bene!'. Quella sera non capì il senso di quelle parole, ma ben presto il giorno dopo tutto mi divenne chiaro, quando alzandomi da quella lunga dormita, mi ritrovai sola a casa mia. Mamma e papà ti vogliono bene? - usai una voce acida, ricca di odio nel pronunciare quelle parole -certo, mi volevano così bene da decidere di abbandonarmi. Evidentemente senza di me ora sono molto più felici, eppure non riesco più ad odiarli. Sono pur sempre mamma e papà. Due fottuti bastardi, ma sono sempre loro."
Rimase come stupefatto dalle mie parole e ancor di più dal fatto che stessi sorridendo. Si perché nonostante tutto mi andava di sorridere, perché era la verità quella: I miei genitori erano solo dei fottuti bastardi. E no. In quel sorriso non c'era felicità, ma solo amarezza e dispiacere.
"Mi...mi dispiace."
"Non ti preoccupare non è colpa tua."
"Si, ma io non volevo farti ricordare quelle cose e..."
Gli feci cenno con la mano si smetterla. Io non ero ferita da quelle parole. Mi davano rabbia, perché mi avevano abbandonata, così tutt'un tratto. Avevano lasciato me, una bimba di soli dieci anni, a marcire e vivere una vta di merda. Ma ormai c'ero passata a tutto quello. Ero passata a quella delusione.
"Non ti preoccupare. Non ci sto male per loro... tanto ormai quella è una famiglia che ho dimenticato. Ora tocca dimenticare Jake, perché si, lui era la mia unica famiglia."
"Jake?" Alzò un sopracciglio, ma io non risposi, perché intanto avevo cominciato dinuovo a sentirmi una merda per colpa di quello che Jake mi aveva fatto la sera precedente, e di quello che stava per fare.
"Non mi dire che... JAKE E' QUEL COGLIONE VERO?"
Gli occhi in quell'istante cominciarono ad appannarsi, segno che le lacrime stavano per venire fuori, così cominciai a torturarmi le mani, mentre il ragazzo si alzò di scatto dal letto, preso da un'attacco d'ira. Anche se personalmente non capivo perché si arrabbiasse così tanto, perdipiù per Jake. Lui cominciò a camminare per la stanza, mentre io, torturandomi le mani, constatai improvvisamente che raccontargli tutto fosse più che ragionevole, anche se in realtà lui era uno sconosciuto.
"Jake era il mio tutto. Sai lui è stato il mio primo ragazzo. Buffo vero? Si ho 19 anni, e si, solo lui è stato il mio fidanzato. Sai com'è. Io lo amavo, anche più di me stessa. Lui è stato la mia prima volta, lui è stato il mio primo bacio, il mio primo ragazzo..Il mio primo tutto! Ma poi? Non ero abbastanza neanche per lui, così aveva deciso che mentre stava con me, si doveva fare la mia migliore amica. - feci una smorfia di disgusto, ricordando quanto odiassi quella stronza della mia ex migliore amica, ma contemporaneamente mi scese una lacrima, che io non asciugai neanche - Quella puttana. Ero furiosa, perché è stato orribile scoprire quella cosa. Insomma era la mia migliore amica. Così decisi di lasciarlo e la storia è finita ormai da un mese, ma ieri... ieri voleva riportarmi a letto. Ha detto tutte un mucchio di puttanate, come per esempio: 'Io ti amo ancora', o ancora peggio 'Mi manchi'. Me n'ero andata via, ma lui è riuscito a raggiugermi e poi..." Mi fermai, avendo un nodo in gola. Era terribile anche solo pensarci.
"E poi stava quasi per... violentarti." Concluse lui al mio posto. Automaticamente piansi. Non singhiozzai, rimasi solo a fissare il vuoto davanti a me, con le lacrime che scendevano imperterrite sul mio viso. Poi venne quel ragazzo che mi posò una mano sulla spalla, così mi girai a guardarlo. Mi tirò sù con le braccia, dato che stava alzato, e mi strinse in un nuovo abbraccio che io non rifiutai. Mi avvinghiai a lui, come se fosse il mio unico riparo, assaporandomi ogni minima emozione che mi trasmetteva. Profumava e anche tanto.
"Posso chiederti una cosa?"
Si staccò leggermente, anzi solo la testa allontanò da me, quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi.
"Certo dimmi!"
"Come ti chiami?" Sorrisi, leggermente imbarazzata. Questo lo fece ridere, così tra un sorriso e un altro mi riuscì a rispondere.
"Sono Shawn...e tu? Aspetta, aspetta! Fammi indovinare!"
Detto questo si staccò e mise un dito sotto al mento, fingendo di pensare.
"Samantha? - scossi la testa- Mmmm..Lizzie? -scossi la testa - "Faith?" Scossi la testa per l'ennesima volta.
"Senti mi arrendo. Spara."
Sorrisi per la sua spontanietà e perché mi sentivo bene in quel momento. Era una vera e propria forza della natura Shawn.
"Ciao Shawn, sono Sophie."
Sorrisi, stringendogli una mano, come se fosse stata una finta presentazione.

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