Capitolo due

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Colei che sarebbe diventata molto importante per Jessica la conobbero nello stesso giorno. Conobbero Charlotte,e gli altri che presto sarebbero diventati un gruppo.
Iniziamo a raccogliere tutto, notando alcune mutandine, non le prendo e faccio fare a lei mentre, io raccolgo magliette e pantaloncini.
"Serve una mano?" Una voce sopra di noi fa questa domanda.
Sia io che Jessica alziamo lo sguardo.
Una ragazza mora dai capelli cortissimi con un piercing al labbro inferiore, ci fissa in attesa di una risposta, io distolgo lo sguardo, notando che la mora fissa Jessica, guardo Jessica e anche lei guarda la mora senza rispondere.
"Si, grazie." Rispondo io al suo posto.
La ragazza si inginocchia insieme a noi e inizia a raccogliere la roba, ma non si sofferma per niente alle mutandine.
"Bene, grazie." Ci dice Jessica una volta che abbiamo raccolto tutto e chiuso la valigia.
"Di niente." Risponde la mora.
Io faccio le spallucce e chiedo:"come ti chiami?"
La mora per la prima volta guarda me e risponde:"Charlotte."
"Be', ci si vede ragazze." Alzo la mano in segno di saluto e afferro la mia valigia e il borsone risalendo di nuovo le scale.
Dall'alto noto quella Jessica che parla con Charlotte, la rossa è imbarazzata lo noto dal suo rossore alle guance che è quasi della tonalità di colore dei suoi capelli.
***
Nella segreteria un signore mi ha chiesto il mio nome e appena ho risposto nome e cognome mi ha detto che devo andare subito nell'aula est dell'istituto.
Ora sto correndo perché mi ha detto di sbrigarmi se non volevo una punizione al primo giorno.
Con tutta l'adrenalina che scorreva nelle vene per la corsa apro la porta di colpo, facendo una figuraccia.
C'è una donna al centro della stanza vuota: sulla cinquantina, capelli tinti di rosso, occhi blu.
"Lei deve essere Roberts" dice con tono duro, non promette bene.
"Sono io." Rispondo lasciando le valigie accanto ad altre. Solo ora noto che non sono l'unico: ci sono una ragazza, all'apparenza molto, molto più piccola di me, un ragazzo di spalle, il quale non gliene può fregare di meno, ci sono Jessica e Charlotte, che ridacchiano per la mia brutta figura, e altri tre che mi guardano, anche loro ridacchiando.
"Bene. Si sbrighi ad unirsi a noi se non vuole essere punito il primo giorno." Dice ancora fissandomi.
Mi avvicino a loro e scruto tutti, tranne quel ragazzo di spalle che ha il cappuccio.
"Presentatevi." Ordina la donna.
"Io sono Jenna, ho Quattordici anni, sono qui perché ho rasato i capelli ad una ragazza al campo scuola." Dice la più piccola. Allora è vero ciò che dicono "l'apparenza inganna", infatti è quasi inimmaginabile che una ragazzina così timida possa fare una cosa del genere, poi una con il suo aspetto potrebbe sembrare la bimba più tranquilla del mondo: occhi a nocciola marrone chiaro, bionda, corpo minuto, felpa gigantesca che gli arriva fino a sopra le ginocchia. Apparentemente sembra una bimba che se gli rubbi il lecca-lecca non piange nemmeno e sta zitta rispondendo alla madre che l'ha finito.
"Io sono Jessica, già mi conosci, ho 17 anni e sono qui perché ho fatto rotolare per le scale la mia professoressa di latino." Be', forse da lei me lo aspettavo. Ha sei tatuaggi -almeno sono questi quelli che ho notato- piercing ed è molto scontrosa.
"Io sono Charlotte, conosci anche me, ho 17 anni e sono qui perché attraverso una scommessa dovevo farmi mettere incinta, ma sono lesbica e ho picchiato una ragazza" dice con un tono di voce come se fosse la cosa più normale del mondo. Ha una felpa, come Jenna, ma qui si muore di caldo e non capisco come facciano. Nonostante la felpa giurerei di aver visto un tatuaggio al polso.
"Io sono Sebastian, ho 16 anni e sono qui perché ho allagato la scuola l'ultimo giorno" dice con un tono divertito per poi beccarsi un'occhiataccia dalla signora tra noi. Anche lui ha un piercing, ma non vedo alcun tatuaggio. È alto, capelli biondi e occhi Blu.
"Io sono Amos, ho 17 anni, e sono qui perché sono un grande maleducato come dice mia madre" dice virgolettando grande maleducato. Anche lui ha un tatuaggio ed è molto alto, ha i capelli castani e occhi neri.
"Io sono Christian, ho 18 anni ma nonostante sia maggiorenne i miei mi hanno fatto entrare in questo schifo di porto perché hanno promesso di darmi diecimila euro, sono qui perché mia madre mi ha beccato a rubare dal suo borsellino." Dice in uno sbuffo. Ha occhi verdi e capelli biondi ricci.
Ora tocca al ragazzo che ancora non ho visto in faccia, il quale non azzarda di muoversi dalla sua posizione.

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