Dylan's point of view.
Continuai a camminare per ore intere lungo il viale alberato della piccola cittadina di Baltimora, l'aria gelida invernale arrivò a contatto con la mia testa, ricoperta da un piccolo strato di capelli, di color castano scuro. Portai lo sguardo sullo schermo del telefono, dopo averlo estratto dalla tasca posteriore dei miei jeans.
《L'una e mezza.》 Sussurrai a me stesso, mentre i miei piedi mi portarono fino ad una panchina. Una panchina di legno, gelida, con qualche incisione sul dorso. Probabilmente incisioni di coppie, ma quelle cose non facevano letteralmente per me.
Mi sedetti sulla panchina e un brivido percorse la mia schiena, coperta da una felpa ed un giubbotto, abbastanza pesante.
《Che freddo.》 Borbottai appoggiando la schiena al dorso della panchina, guardando le persone che passavano davanti a me. Nessuno si era mai accorto della mia figura, eppure ogni giorno alla stessa ora venivo sempre qui. Mi dissero che questo era sempre stato considerato come un posto calmo, poiché nessuno veniva a disturbarti in un viale.Invece, quel giorno, vidi qualcuno. Una ragazza, seduta esattamente due panchine distanti da me. I suoi capelli di color blu risaltavano ai miei occhi quasi quanto i fiocchi di neve che stavano scendendo dal cielo. La vidi tremare, probabilmente dal freddo. Indossava una piccola felpa, la potevo veder sbucare dal suo giubbotto.
Era piccola, le avrei dato massimo 16 anni. Teneva le mani sulle ginocchia magre, e le strofinava in continuazione. Non potevo lasciarla li, al freddo. Mi alzai dalla panchina e mi avvicinai lentamente a lei, con le mani in tasca.
Mi guardai attorno e mi sfilai il giubbotto, fregandomene del freddo. Lo porsi alla ragazza, e lei mi guardò interrogativa. I suoi occhi color nocciola andarono a contatto con i miei, il suo naso pieno di cartilagine sulla punta, era di un colore rosso, poteva quasi sembrare un clown. Ma, nonostante tutto, era bellissima.
《Mettitela, stai tremando.》 Mormorai porgendole la giacca, per non farle prendere freddo.
《Ma così prenderai freddo tu.》 Disse lei, con una voce sottile e bassa, che mi fece sorridere, intenerito. Aveva una voce che poteva esser paragonata a quella di una musa, di una dea, a tutto. Una voce debole, pacata e dolce, al primo suono. Scossi la testa, mettendole la giacca sulle spalle.
《Io posso sopportare. Mi chiamo Dylan.》 Dissi dolcemente, sedendomi accanto alla ragazza. Potei notare solo dopo essermi seduto sulla panchina, un tatuaggio sulla sua mano. Una luna, vicina al pollice e all'indice.
Non ricevetti risposta, per i minuti seguenti, così me ne restai seduto accanto a lei, senza dire parola.《Mi chiamo Delilah.》 Girai di scatto la testa verso di lei, sentendola parlare. Una bellissima ragazza con un bellissimo nome, oserei dire.
《Mi piace il tuo nome.》 Sussurrai debolmente, sorridendo con lo sguardo rivolto verso il basso. Aveva un sorriso bellissimo, anche se l'aveva mostrato solo una volta. Potei vedere le sue guance colorarsi di un rosso accesso, cosa che mi fece intenerire, e sorridere.
Mi alzai dalla panchina e successivamente passai le mie mani sulla mia felpa, per creare una sensazione di caldo al mio petto. C'era abbastanza freddo quella sera, ma non avrei di certo permesso ad una ragazza bella come lei di ammalarsi.
《Alzati, ti accompagno a casa.》 Le dissi, e allungai la mano verso di lei. Mi venne da ridere, per l'espressione che fece. Aveva paura, paura di me, e di quello che sarebbe potuto succedere.
《Tranquilla, non sono uno stupratore. Voglio solo aiutarti.》 Sussurrai dolcemente, e la ragazza dai capelli blu afferrò la mia mano. Una presa leggera, ma delicata. La alzai dalla panchina e le sorrisi timidamente, prendendo a camminare lungo la fine del viale.
《Allora, Delilah, dove abiti?》 Chiesi girando il viso verso il suo, mantenendo le mie mani al caldo, nelle tasche della felpa.
《Vivo nel palazzo vicino alla scuola elementare, è a pochi metri di distanza da qua.》 Affermò lei, mentre prese a camminare accanto a me, con passo sostenuto. Ero davvero stupito per la velocità della ragazza, in quella camminata.
Sorrisi dolcemente e camminai dietro di lei, per vari minuti. Quei pochi minuti assieme a lei, sono stati i più belli della mia fottuta vita.Si fermò sotto un palazzo, piuttosto malridotto da fuori, e la guardai. La vidi, la vidi mentre spense quel suo bellissimo sorriso e abbassò lo sguardo.
《Grazie Dylan.》 Disse lei, mentre fece per sfilarsi la mia giacca. Scossi la testa e poggiai una mano sulla sua spalla, guardandola.
《Tienila.》 Affermai, guardandola dall'alto.
Aprì la porta del palazzo, e mi guardò. Mi rivolse un piccolo sorriso, poi scomparì nel corridoio del palazzo.Non mi salutò, ma quel sorriso fu di gran lunga meglio di un semplice saluto.
STAI LEGGENDO
Terrible Things. | Dylan O'Brien.
FanficStoria basata sulla canzone "Terrible Things" dei Mayday Parade. 《Amore, posso dirti una cosa terribile? Sembra che io sia malata, e che mi restino solo delle settimane. Ti prego, non essere triste, perché in questo momento credo davvero che tu sia...