Capitolo 3

331 22 4
                                    


Non chiudo occhio stanotte. Mi vengono in mente tutti i brutti pensieri. Ma perché proprio a me doveva accadere? Adesso che la mia vita stava prendendo un senso. Non capisco. È abbastanza triste sta cosa. Pensate a me senza danza? E soprattutto, giusto ora che c'è l'audizione? Quando mi ricapiterà un'occasione del genere? Cerco di scacciarli via, ma nulla. Mi verrebbe voglia di gridare. Sì, gridare. Tanto da rompere i vetri. Mi sfogo diversamente, inizio a piangere.

Sono ancora le sei. Non riesco a passare un'altra ora qui, in queste condizioni. Mi giro e mi rigiro, facendo attenzione al piede che mi fa un male pazzesco.

Mi alzo che sono le sei e mezzo e, senza fare rumore e svegliare tutti, raggiungo il bagno. Nel frattempo mi affaccio in camera dei miei. Papà è ancora nel letto, evidentemente vuole accompagnarci a scuola, e mamma è già a lavoro.

Vado in bagno e mi osservo allo specchio. Ho una lacrima che mi riga il viso. Mi riviene da piangere di nuovo. Non ci penso. Chiudo gli occhi e li riapro subito dopo. È un brutto periodo non una brutta vita.

(...)

Inizio a prepararmi, io ci metto molto più tempo adesso.

Metto dei pantaloni di tuta molto larghi, per far sì che entri anche il piede, poi t-shirt e felpa della nike e le superstar che mi ha regalato papà.

I capelli li lego in una coda alta e metto eye-liner, mascara e gloss.

Nel frattempo, papà prepara la colazione e la Vale inizia a prepararsi. Metto i libri nello zaino e vado a mangiare.

Mettiamo la giacca e scendiamo, perché di giù ci aspetta papà.

È stato difficilissimo scendere le scale. Ho avuto una paura immensa di cadere e robe simili.

(...)

Arrivati a destinazione, aspettiamo in macchina per far sì che si sfolli un po' innanzi scuola; dopodiché scendiamo, papà mi prende lo zaino e si offre di portarmi in braccio, ma mi rifiuto e preferisco solo poggiarmi.

All'entrata troviamo Prior, che ha un'espressione diversa dal solito: viene verso di me e mi chiede come sto e che oggi non dovevo frequentare per riposarmi. Chiacchiere gettate al vento per me. Tutte false. Mi affretto alle scale. Ma Prior mi invita a prendere l'ascensore. Saluto papà e saliamo.

(...)

Appena in classe, tutti corrono ad abbracciarmi compresi i professori.

Tutti erano sorpresi dalla mia presenza lì quel giorno, il giorno dopo la "catastrofe". Ma non calcolo nessuno, dico a stento "buongiorno" e vado a sedermi.

Siedo al mio solito posto: quarta fila, ultimi due banchi, e di fianco ho la Vale.

Durante le lezioni non alzo lo sguardo, non mangio nella ricreazione e non mi alzo per nulla.

Tutti vengono con le solite smancerie che, in questo momento, non mi stanno aiutando troppo.

Usciamo di scuola alle 12 e viene Nonno Pisi (lo chiamiamo noi così, da quando eravamo piccole, perché è troppo dolce) a prenderci.

Ci porta a casa e si ferma anche lui un po'. Lui è una delle poche persone con cui posso dialogare e sfogarmi senza avere pregiudizi e robe simili.

Io lo adoro punto.

Ci abbracciamo. Poi va via.

Vado sul letto e aspetto mamma e papà. Valeria è di fianco a me con il computer che cerca le ultime offerte della mondadori. È una patita. Cerca, cerca, cerca sempre di comprare e poi leggere milioni di libri. Anche a me piace, in genere, ma ora proprio no.

Per domani di compiti abbiamo solo italiano e storia, quindi nel tardo pomeriggio andrò dalla Sara, per salutare anche le compagne di corso.

D'un tratto mi alzo e vado nello studio di papà. Ho deciso finalmente di vedere i raggi del piede e quanto tempo, secondo i dottori può durare il mio infortunio.

Scavo un po' nei documenti dei miei e finalmente li trovo.

È solo un mese. Sclero. Ma dice che devo stare a riposo per questo mese sennò dovrò operarmi. Mi impegnerò. Prometto.

(...)

Sono le cinque e mezzo e sto finendo gli esercizi di storia con la Vale.

-Vale- dico

-dimmi sis- risponde

-sai una cosa? La Sara mi ha detto che tra tre mesi ci sarà l'audizione alla Scala e, praticamente, ha l'opportunità di presentare una sua allieva...-

-e allora?- dice impaziente.

-Lei ha scelto me- dico tutto d'un fiato.

Gli occhi li si illuminano di gioia, mi abbraccia.

-Ma da quando lo sai?!-

-Dall'ultima lezione, da mercoledì-

-E ancora ora me lo dici! Ti odio scemaa-

Iniziamo a ridere. Che bei momenti. I migliori sono tutti passati con lei. L'adoro.

(...)

Alle sei vado a danza con Valeria, che si è offerta di accompagnarmi.

Ci arriviamo a piedi, con un po' di fatica ma ci arriviamo. Con me porto i raggi che farò vedere alla Sara.

Appena entrata tutte vengono ad abbracciarmi e salutarmi, la mia seconda famiglia.

Mi fanno sedere e porgo le carte a Sara. Una volta lette corre ad abbracciarmi.

-Solo un mesee?!?!-

-Si, Saretta, sìì!!!!-

Mi abbraccia più forte-

-Vogliamo dare la bella notizia a queste giovincelle?-

Arrossisco.

-Farò l'audizione alla Scala- dico tutto d'un fiato.

Mi applaudono. Sono felice. Anche con un piede rotto. La prima volta che sono felice con un piede rotto.

Sono felice punto.

(...)

La mamma mi vede più felice.

-Ehi signorinella!- dice

Io rido, non so perché, ma ridere mi sembra la cosa migliore.

-Mamma è solo un meseee!-

Ci abbracciamo. È felice di vedermi felice.

La sera vediamo un film tutti insieme e papà sceglie stranamente una commedia, non un film di avventura o guerra.

Vediamo "Il professor Cenerentolo" che, io e Vale abbiamo già visto al cinema.

Tra tante risate e mangiate di popcorn, mi rendo conto che ho una famiglia unica, semplice ma spettacolare, la mia famiglia.

(...)

Andiamo a letto per le undici. Sono più tranquilla adesso, sempre con il pensiero che tra un mese si riprende a sognar























Ciao belli <3

Solamente unica ~ danza classicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora