2.

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Dopo la scomparsa di Morgana, le cose peggiorarono. Sia io che Austin passevamo sempre più tempo fuori casa, lui con i suoi amici ed io in biblioteca. Mi dispiaceva solo per Sebastian, che la maggior parte del tempo era a casa con quei due.
La polizia stava facendo le ricerche, e Jaz aveva fatto un appello alla tv chiedendo a Morgana di tornare a casa. Quel mattino Zach aveva sotterrato il corpo mutilato di Andy Levines, l'avvocato della madre di una vittima che aveva quasi scoperto cosa accadeva nella casa dei Maxwell. Non era mai successo prima, che qualcuno ci scoprisse. I miei agivano con cautela e Andy era un bravo avvocato. Questo fatto, aveva fatto si che si fermassero per un po con gli omicidi, e non smetterò mai di ringraziare quel Levines per questo.
Ero in biblioteca quando mi arrivò un messaggio di Jaz.

"Mi sono dimenticata di andare a prendere Seb a scuola. Vai tu? "

Non era una novità. Lo faceva spesso, di solito era così sbronza da non ricordarsi nemmeno il suo nome o stava uccidendo qualcuno.
Presi in prestito i tre libri che mi interessavano e uscii dalla biblioteca.
La macchina non l'avevo ancora, ma usavo la bicicletta regalatami dai miei per farsi perdonare per l'assurdità di quello che dovevo subire. Erano convinti che con degli stupidi beni materiali avrei potuto dimenticare tutto.
Fortunatamente la scuola non era molto distante e in pochi minuti ci arrivai.
Sebastian era seduto sugli scalini esterni e parlava con la bidella.
Appena mi vide si alzò di scatto facendo cadere il suo zainetto di Nemo.
Mi corse incontro urlando il mio nome e in un secondo mi saltò addosso, facendomi vacillare.
Lo strinsi a me per evitare di farlo cadere, e lui, come faceva sempre, iniziò a giocare con le mie ciocche di capelli.
-Che bello che sei venuta tu! -
Lo lasciai andare e gli dissi di prendere il suo zaino.
Era rimasto ad aspettare mezz'ora, neanche molto se si parlava di Jaz.
Mi diede la mano e uscimmo dal cancello.
-Come è andata oggi a scuola? -
Feci salire Seb dietro la mia sella, e gli dissi di stringersi a me prima di partire.
-Bene, abbiamo colorato le bandiere dell'America. -
-Bello. E poi cos' altro? -
Sebastian mi raccontò tutto quello che aveva fatto, quanto si era divertito e quanto aveva giocato, e in quel istante desiderai tornare bambina. Spensierata come lui, ignara di quello che mi accadeva intorno e sempre raggiante.
Non volevo quello per lui. Sarebbe cresciuto e avrebbe capito, o peggio, sarebbe diventato come loro. Quando arrivammo a casa, l'unico suono era quello dell'orologio a pendolo nel grande salotto.
Sebastian salì in camera sua, e prima di seguirlo e aiutarlo a fare i compiti, diedi un'occhiata in cucina.
Come sospettavo, Jazmin era li.
Era seduta sul tavolo rotondo, i capelli lunghissimi e ramati lasciati sciolti e spettinati sulla schiena. Lei li legava sempre in una perfetta crocchia sopra la testa, era da molto che non vedevo i suoi capelli.
Indossava un bel vestito verde pastello a fiori che la rendeva più giovane, e il suo trucco solitamente ordinato era tutto sbavato, e svelava cosa si celava sotto quella maschera.
La bottiglia di vino bianco era quasi vuota, e dal suo sguardo perso capì che il resto lo aveva bevuto lei.
Guardava un punto in mezzo alla stanza, con la tazzina di caffè piena di quello che non era caffè tra le mani.

 Guardava un punto in mezzo alla stanza, con la tazzina di caffè piena di quello che non era caffè tra le mani

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DOLLHOUSE - La diagnosi (CARTACEO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora