3.

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Ero dentro la cabina armadio di Morgana quando sentì il suono della doccia nel bagno di mia sorella. Nessuno ci entrava mai in quel bagno. Stavo perlustrando il suo guardaroba in cerca di indizi, ma come sospettavo i suoi vestiti neri e orrendi erano tutti al loro posto. Se avesse voluto fuggire si sarebbe portata via almeno un ricambio.
Uscì dall'armadio e mi diressi verso il bagno privato di Morgana.
Nonna era seduta sul bordo della vasca, stava lavando quello che sembrava un lenzuolo bianco imbrattato di sangue. Deglutì, non era la prima volta che assistevo ad una cosa del genere. Mi sedetti sul bordo della vasca di fronte a lei. Strofinava mettendoci tutta la sua forza in quelle braccine fragile e rughose, e solo dopo un po si accorse di me.
Catalina mi assomigliava molto. La sua pelle era più scura di quella bianca di Jazmin e più simile alla mia. Gli occhi piccoli e azzurri non avevano nulla di quelli di mia madre, freddi e acidi.
Nonostante avesse ormai novant'anni, Era ancora in forma, apparte la sua salute mentale.
Si vestiva sempre di nero, con quello che sembrava una specie di velo da lutto in testa a coprire i corti capelli grigi. Avevo visto molte sue foto da ragazza, e potevo confermare che era la donna più bella che avessi mai visto.
-Sono le lenzuola di Andy Levines quelle? -
-Ja, Sus padres han envuelto en la hoja de enterrarlo en el jardin. -
Lo presi come un si, mentre osservavo incantata l'acqua rossa scivolare lungo la vasca.
-Tesoro, toma el bordo del lenzuolo. -
Disgustata feci come mi aveva chiesto, distendendo così il lenzuolo e rendendole più facile il lavoro.
-Creen que es fácil de lavar toda este sangre! -
Già, lo pensavano davvero. La nonna era la loro lavanderina.
-Nonna, credo che Morgana non sia scappata. -
Lei annuì distrattamente, ripetendo e lamentandosi fra se per quello che doveva fare. Lei non era una cattiva persona. Se avesse avuto la testa apposto, avrebbe già denunciato tutto. Allora forse nemmeno io ce l'avevo la testa apposto.
-Su hermana ha sido secuestrada da un muerto. Esta pagando per i tuoi genitori. -
-Che vuoi dire? -
Sbuffò e fece cadere il sapone a terra.
-Este sangre es demasiado seco! -
Capì che non potevamo avere un discorso più serio di così e uscì dal bagno lasciandola sola a lavare.
Mia sorella è stata rapita da un morto. Che significava quella frase? Nonna sapeva qualcosa? No, probabilmente no. Non era la prima volta che diceva qualche stupidaggine.
Scesi le scale e arrivai nel salotto, da dove varie voci discutevano animatamente.
Jazmin e tre signore, vestite di tutto punto come mia madre, chiaccheravano davanti ad una tazza di te. Era uno dei tanti servizi di porcellana, quelli riservati per gli eventi importanti. Una di loro era la nostra vicina di casa, Marcy, ed oltre ad essere una grande amica di mamma, aveva anche un irritante lingua petulante.
Le altre due non le conoscevo, ma non era una novità. Soprattutto dopo la scomparsa di Morgana, improvvisamente amici nuovi comparivano in casa Maxwell.
Una di loro, distinta per il pesante trucco facciale, mi notò sulle scale.
Jaz si voltò, e quando mi vide sorrise sorniona.
-Tesoro, vieni qui. -
Esitante la raggiunsi, e in quel momento mi sentì come la protagonista di un Freak Show.
- Lei è mia figlia Kira.- sembrava davvero fiera mentre mi abbracciava e mi presentava ai suoi nuovi cagnolini.
-Ma che carina! Io sono Daniele. - la donna bionda, con la faccia ritoccata da un secchio di silicone e i capelli esageratamente cotonati, mi porse la mano dalle unghie appuntite e laccate di rosso vino.
La guardai indifferente e lei ritirò a disagio la mano.
- Mi chiamo Sue, è un piacere conoscerti Kira. -
Feci solamente un cenno con la testa a quella che sembrava la più normale tra le streghe, forse per il suo stile molto moderno. In quel caso nemmeno io ero normale, però.
- Lei non parla molto. -si scusò Jaz.
-Già, è molto diversa dal fratello. Vi ho già detto che mia figlia va a scuola con Austin? - disse Marcy che adorava avere l'attenzione su di se.
Iniziarono a parlare della perfezione di Austin e quello fu un ottima scusa per allontanarsi.
-Kira, vuoi bere il te con noi? -
Chiese la bionda, sperando vivamente che rispondessi di no.
-No grazie. Mi gira un po la testa, come se una bottiglia di vetro mi fosse caduta in testa. Avete presente? -
Sentì il corpo esile di Jazmin irrigidirsi al mio fianco.
-Oh, ma certo cara. Ti capisco, io ho sempre una dolorosa emicrania. -
Non era vero. Era successo il giorno prima, e la testa ora stava bene.
-Mmh già. Dov'è Zach? -chiesi rivolgendomi a Jazmin.
-È in cantina. Sta riparando il tagliaerba. -
Certo. Tagliaerba.
-Jazmin potrei andare in bagno? - Chiese Marcy la petulante.
-Ma certo cara. Kira, falle vedere dov'è. -
Mi allontanai con la donna senza salutare nessuno.
Condussi Marcy, che non smetteva di guardarsi intorno con aria arrogante, nel bagno infondo al corridoio.
-Grazie tesoro. - risposi con lo stesso sorrisino che mi aveva fatto lei e quando entrò in bagno aprì la porta che era di fronte. Conduceva in cantina, e attratta da chissà cosa, percorsi la ripida scalinata che conduceva al piano sottorraneo.
La luce entrava abbagliante dalla piccola finestrella.
Zach stava lavorando con la sega sul tavolo di legno, riconobbi all'istante il mio grembiule marrone con i cupcake colorati imbrattato di sangue. Solitamente usava quelli bianchi o di plastica, ma probabilmente nonna doveva ancora lavarlo.
Adoravo quel grembiule. Lo avevo preso molto tempo fa al mercato con Catalina. Non lo avrei più utilizzato.
Mi avvicinai lentamente, tenendo comunque una certa distanza.
Si accorse di me, e quando si voltò smise di segare.
-Ciao Kira. Hai bisogno di qualcosa? -
Si, di una famiglia normale che non faccia a pezzi la gente.
-Quello era Andy Levines? - chiesi mettendomi al suo fianco.
Guardavo indifferente il suo corpo mutilato. Le gambe erano divise a metà, la testa non c'era più, e papà stava segando il suo braccio destro.
Il sangue gocciolava sul pavimento, sporcandomi così le scarpe.
Sembrava uno di quei puzzle della Disney che facevo da piccola con i miei fratelli. Ci ho giocato fino a nove anni, poi ho conosciuto questi.
Mi veniva da vomitare. L'odore metallico del sangue si infiltrava nelle mie narici per scendere poi lungo la gola. Il sole colpiva forte gli occhi e quello che c'era su quel tavolo da film horror. Poi guardai Zach. Era buffo, con quel grambiule coi dolci e il viso coperto da schizzi rossi. Era un bel uomo, e il suo volto non incuteva timore come quello di Jaz.
Poi tornai a guardare il povero uomo. O per meglio dire, quello che ne era rimasto.
La cosa che mi preoccupò maggiormente, era che la mia reazione iniziale non era paura o disgusto. Indifferenza. Un abitudine.
-Nonna ha detto che lo avevate seppellito. Stava lavando le lenzuola. -
-No, non ancora. Lo sto tagliando, in questo modo occuperà meno spazio in giardino. -
Era una cazzata. La verità è che a lui piaceva. Gli piaceva osservare smanioso la lama affilata perforare la pelle liscia e affondare nella carne. Gli piaceva mettere più forza nelle braccia una volta arrivata all'osso. Gli piaceva maneggiare Tutta quella carne e sentire gli schizzi di sangue colpire il suo viso.
-Che sta facendo tua madre? -
Riprese a segare normalmente, sotto i miei occhi increduli.
Mi allontani leggermente per evitare di sporcarmi.
-È in salotto con le sue amiche. -
Fece una risatina e prese un panno per pulirsi la faccia.
-Gesù... -entrambi ci voltammo spaventati verso la fragile e paurosa voce alle nostre spalle.
Marcy ci fissava con gli occhi spalancati e grondanti di lacrime, una mano tremante davanti alla bocca.
Dalla sua faccia, doveva essere lì da molto.
-Merda. -esclamò Zach. -Kira, corri a chiudere la porta. -
La donna se ne stava ferma, incredula fino al midollo e sembrava dover ancora elaborare la scena.
Feci come chiesto e corsi dietro di lei, salì la scalinata e sentivo le urla e i passi di Marcy dietro di me. Una volta chiusa la porta, mi voltai e notai stupita che Marcy era ancora giù.
Zach l'aveva bloccata a terra col suo corpo massiccio.
Li raggiunsi Velocemente, il corpo tremante come quello di Marcy che si muoveva agitata e urlante sul pavimento, con la faccia premuta a terra.
Zach la afferrò la coda quasi sciolta e le alzò di poco la testa.
-Sta zitta. -le sussurrò all'orecchio.

Alzò lo sguardo su di me, e mi aspettai che mi chiedesse di andarmene, cosa che avrei già dovuto fare

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Alzò lo sguardo su di me, e mi aspettai che mi chiedesse di andarmene, cosa che avrei già dovuto fare.
Ma c'era qualcosa dentro di me, che ogni volta mi attirava in quella cantina. Era come se i miei occhi fossero disgustati da quelle scene, da quel sangue, ma il corpo si opponeva, volevo guardare. Ero pazza?
Cos'è che mi spingeva a guardare quello spettacolo, cosa mi portava a provare indifferenza a guardare mio padre che mutilava un uomo? Che cosa frullava nella mia testa?
-Kira, passami la sega. -
La mia testa scattò sul tavolo con i resti di Andy Levines.
-No. -
-Kira fallo! -
-No! -
Imprecò arrabbiato e si guardò attorno. Tenendo stretto il corpo di Marcy, si allungò per afferrare un coltello vicino ai suoi piedi.
Era il momento di andare ora.
Ma rimasi li in piedi, impassibile in quello scenario, come se non ci fossi, come se stessi guardando un film dell'orrore.
Zach la voltò, mettendola a pancia in su.
A cavalcioni su di lei, con una mano premuta sulla sua bocca, affondò ripetutamente il coltello nel suo torace.
Non avevo idea quante coltellate le aveva escoriato, ma Marcy smise presto di urlare e di respirare.
Lasciò andare il coltello affianco alla testa della vittima, e affanosamente si alzò.
Sapevo che non avrei dimenticato quello che avevo appena visto.
Ma ormai nella mia testa avevo creato una cartella apposita per gli omicidi a cui avevo assistito.

DOLLHOUSE - La diagnosi (CARTACEO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora