Capitolo Uno

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Dopo aver indicato l'indirizzo al tassista erano giunti nel immenso collegio ad Hobart, una piccola città della Tasmania. Il Rosny College, era una struttura davvero imponente, niente a che vedere con la scuola pubblica che frequentavano a New York, e soprattutto molto ben fornito di ogni bene: dalla piscina per i corsi di nuoto, all'aula per il corso d'arte e all'aula di musica. Tutti gli alunni iscritti avevano loro assegnati un alloggio, che dividevano con due o tre compagni. Il College era suddiviso in due dormitori: quello maschile nell'Ala Ovest della struttura e quello femminile nell'Ala Est. Durante la notte le guardie controllavano che nessuno uscisse dalla propria stanza ed andasse in quelle di altri, o almeno era quello che la signorina Michelle, la segretaria del preside, aveva detto a Sam e Jules.
Dopo tanta fatica e sudore, erano riusciti a convincere Michelle a metterli in stanza insieme, ma la ragazza li aveva avvertiti che non era sicura di quel cambiamento di stanza repentino e improvviso, visto che tutte le stanze erano già state assegnate con estremo anticipo. Ma i due ragazzi erano troppo emozionati e non vedevano l'ora di vedere la loro nuova stanza. Si avviarono, così, praticamente correndo, verso l'Ala Ovest. La stanza era colorata tutta di verde e blu e vi erano presenti solo due letti singoli, segno che non avrebbero avuto altri compagni.
"Secondo te, come saranno i nostri compagni di scuola?", gli chiese Jules, mentre riponeva le pile di vestiti nel suo piccolo armadio, posto di lato al letto che si era scelto. Sam alla sua destra fece spallucce. "L'importante è che non ci creino problemi. Sono venuto, anzi, siamo venuti qui per avere una vita più tranquilla, lontana dai soliti casini.", rispose mestamente Sam.
"Su questo hai pienamente ragione, ma, dai, dimmi come te li immagini?", domandò Jules, una volta finito di sistemare le sue cose e sistematosi sul letto.
"Mmh... Probabilmente, saranno ragazzi con ognuno i suoi problemi, un po' come noi.", disse sovrappensiero Sam e andandosi a sedere sul letto di fianco all'amico.
"Io penso che saranno uno peggio dell'altro, estremamente viziati e arroganti. Sì, dei figli di papà, come tutti del resto." disse Jules, lasciandosi andare a peso morto, all'indietro, sul materasso.
Sam lo guardò e scoppiò a ridere. "Tutti tranne noi, J.", gli ricordò, non appena si stese anche lui al suo fianco.
"Posso dormire con te?" chiese Sam, una volta girato verso l'amico che era intento a fissare il soffitto colorato di verde e blu. Jules si girò verso di lui quando sentì la domanda e gli sorrise teneramente.
"Certo che puoi dormire con me, scricciolo.", gli rispose, stringendolo in un abbraccio.

"Ben!", urlò una voce alle spalle del biondo. Il ragazzo riuscì appena in tempo a girarsi che un tornado dai capelli scuri lo investì in pieno, facendolo barcollare. Se non fosse stato per il suo innato senso dell'equilibrio, sarebbero entrambi rotolati a terra come sacchi di patate. "Cameron Slayer, la prossima volta investimi direttamente con la macchina di tuo padre. Almeno così eviteresti la fatica di uccidermi di persona!", lo prese in giro Ben, non appena l'altro lo lasciò libero dall'abbraccio stritola ossa.
"Nah. Troppo semplice. C'è bisogno di qualcosa di originale per la morte di Benjamin Lightwodd!", ribatté divertito Cam; beccandosi un pugno scherzoso sulla spalla dall'amico.
"Mi sei mancato anche tu, scemo, e non chiamarmi Benjamin!" disse l'altro, regalandogli un piccolo sorriso dalla dentatura perfetta.
Attorno a loro c'erano molte famiglie scendevano da lunghe ed eleganti limosine nere o macchine costose e salutavano i loro figli come se stessero partendo per la guerra. Al contrario, i genitori di Ben non si erano nemmeno presi la briga ad accompagnarlo; era stato portato in limousine da Robert, il loro autista personale, così come Cameron, era stato accompagnato, invece, da sua sorella Moghany, non ancora rientrata all'Università.
"E tu non chiamarmi Cameron. Comunque guarda i ragazzini di prima come si atteggiano a principini, quando non sanno proprio cosa li aspetta là dentro, vero, Ben?", osservò Cam, con uno sguardo che la diceva lunga sul suo "buon comportamento".
Il biondo rise. Sapeva già che entro il prima fine settimana ne avrebbe combinata una delle sue, lui partecipava ma rare volte, doveva sempre rimanere perfetto agli occhi dei suoi genitori. Ma comunque l'avrebbero sempre passata liscia loro due, tutto grazie solo al loro cognome.
"Sì, va bene, Cam. Ora andiamo a vedere in che topaia... alloggio ci hanno assegnato.", disse Ben, mentre faceva segno a Robert di portare le loro valige dentro l'edificio. Non appena varcata la soglia, Ben andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, contro qualcuno. Senza dare molta importanza all'essere che aveva rischiato di schiacciare, fece una smorfia e sputò un "Levati dai coglioni, pulce. Oppure ti schiaccio", al povero ragazzo dagli occhi azzurrissimi, che sussurrò un flebile "Scusa.", ma che venne del tutto ignorato dai due ragazzi che lo superarono.
Jules accorse immediatamente verso Sam, preoccupato.
"Sam, stai bene?" gli chiese Jules, non appena vide l'amico massaggiarsi la spalla. Sam fece si con la testa, mogiamente, come a dire che non fosse successo nulla di che, ma, Jules, oltre che essere un ottimo amico, era anche uno che non riusciva mai a tenere chiusa la bocca. "Ehi, tu, biondino! Sta' attento a dove cammini!", urlò dietro a quel ragazzo maleducato.
Jules già non lo sopportava.
Sam non appena sentì urlare Jules, si coprì il viso con le mani e pregò mentalmente che nessuno dei due ragazzi l'avesse sentito. Ma, ovviamente, Dio lo odiava ed entrambi i tipi fermarono la loro camminata e si girarono verso di loro. Il primo ad avvicinarsi con aria strafottente fu quello moro, seguito poco dopo dal biondo che li guardava annoiato, molto probabilmente non li vedeva nemmeno.
"Hai detto qualcosa, nano?", gli chiese quello con tono saccente.
Jules strinse i pugni lungo i fianchi. Non sopportava le persone che giudicavano gli altri inferiori a loro, prendendo come spunto i difetti fisici altrui.
"Sì. Il tuo amico, qui, dovrebbe scusarsi con lui per essergli venuto addosso." rispose a tono Jules, guardando dritto negli occhi il più alto.
Ma ormai non gli importava più cosa avesse fatto il ragazzo biondo a Sam, era passato tutto in secondo piano, dopo aver visto gli occhi intrisi di sfida del ragazzo che si trovava di fronte. Non sentirono nemmeno quando Ben, scocciato dalla testardaggine del suo migliore amico, chiese scusa al piccolo ragazzo che aveva per sbaglio urtato precedentemente guardandolo per la prima volta in viso.
"Ti ho fatto male?" chiese Ben al ragazzino, che scosse energicamente la testa. "Bene." disse, sbuffando, per poi girarsi verso Cam che era impegnato a fissare l'altro ragazzino con occhi di fuoco - non che l'altro stesse facendo da meno.
"Smettila, Cam. Sono stanco. Andiamo in segreteria.", gli ordinò Ben, trascinandolo via per un braccio con la forza.

Rosny College [Tematica Omosessuale]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora