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Era un sabato quando per la prima volta lui uscì di casa a San Francisco per dirigersi a scuola, una nuova scuola, l'ennesima che visitava. I suoi genitori si trasferivano in continuazione da un luogo all'altro ma sembrava che a lui non importasse niente.

Era alto con i capelli scurissimi, quasi neri, gli occhi verdi come due smeraldi, diciassette anni appena compiuti, un fisico molto atletico e si chiamava Mirko.

Per lui quello era il suo primo giorno nella nuova scuola e non gliene importava molto perché sapeva che presto se ne sarebbe andato ma ciò che ancora non sapeva era che da quel momento tutto sarebbe cambiato per sempre nella sua vita.

Arrivò con il suo passo da ragazzo svogliato ma appena mise piede nell'istituto tutte le ragazze, ma anche i ragazzi, pieni di invidia,si voltarono a guardare quel bellissimo sconosciuto che vedevano per la prima volta.

Poco dopo il suo ingresso suonò la campanella che segnava l'inizio delle lezioni e tutti gli studenti entrarono nelle loro aule, preparandosi alla prima giornata di scuola.

Lui invece si diresse nello studio del preside poiché doveva ancora essergli assegnata la classe di appartenenza e doveva ricevere istruzioni sul comportamento adeguato da tenere. Dopo quasi un'ora,in cui Mirko ascoltava svogliato il preside Vincent Brown, egli lo congedò dicendo di recarsi nell'aula 3F.

Entrò in classe e subito notò una bellissima ragazza seduta nell'ultimo banco dell'aula, aveva qualcosa di speciale che non si sapeva spiegare, come qualcosa di magico, ma non capiva cosa.

Sperò che la scegliessero come sua nuova compagna di banco e alla fine fu proprio così. Era un ragazzo molto fortunato.

Quando incominciò la lezione cercò di fare conversazione ma si rese subito conto che la ragazza era alquanto timida e riservata ed era la prima volta per lui perché di solito le ragazze facevano la fila per potergli dare anche solo uno sguardo da vicino e capì anche che lei non era per niente attratta da lui, era la prima sfida che doveva affrontare in tutta la sua vita.

Era sempre riuscito ad avere tutte le ragazze che voleva ma di questa in particolare si era veramente innamorato, aveva capito cos'era quello che tutti chiamano il colpo di fulmine e più le ore passavano più lui pensava a lei e a forza di insistere con le domande riuscì a farla parlare ma solo per farle dire: "BASTA! Smettila di parlarmi che non riesco a seguire la lezione". Questo per lui era un segno come a dimostrare che nessuna ragazza poteva resistergli.

Durante l'intervallo ci riprovò sperando in un approccio migliore e questa volta ebbe più successo perché la ragazza iniziò a conversare con lui: "Io mi chiamo Clara e tu?" "Io sono Mirko" rispose il ragazzo molto fiero di sé "E' la prima volta che frequenti questa scuola non è vero?" chiese lei "Si" rispose Mirko: "I miei genitori si trasferiscono di continuo ed io sono costretto a seguirli." Proprio alla fine del discorso suonò la campana e tutti gli alunni tornarono nelle loro classi, Mirko però si fermò un secondo nel corridoio per riflettere, senza sapere bene su cosa, non sapeva che era appena iniziata un'avventura che sarebbe durata per molto tempo e che avrebbe riportato di nuovo alla luce verità che voleva dimenticare.

Le lezioni finirono e gli alunni tornarono a casa, ma Mirko decise di seguire Clara per vedere dove andava, continuò a pedinarla fino a quando non la perse nelle vie della grande città.

Decise che era meglio tornare a casa e si incamminò ma decise di fare la strada più lunga per poter avere il tempo di pensare a questa nuova e strana sensazione che provava.

Appena entrò salutò tutti con un sorriso smagliante sulle labbra e i suoi genitori si preoccuparono perché di solito era un ragazzo taciturno e poche persone erano riuscite a farlo ridere dalla morte del suo adorato nonno. Mirko gli era molto affezionato perché si era sempre preso cura di lui quando era molto piccolo e i genitori non erano molto presenti nella sua vita. Era lui che lo aveva cresciuto. Quando lo aveva lasciato, una sera nel suo letto, lui era presente e da quel momento aveva smesso di ridere e si era sentito come se qualcosa nel profondo del suo animo si fosse rotto per sempre e voleva dimenticare tutto, ma in cuor suo il ricordo del nonno era sempre presente e per quanto lui cercasse di soffocarlo,quando era nella sua stanza da solo, grandi lacrime gli sgorgavano sulle guance, se ne vergognava ma non ci poteva fare niente, la mancanza che gli aveva provocato quella perdita era troppo grande.

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