"You remember, right? He's only a few years older than us."

Fin da piccolo Stiles faceva sempre sogni coloratissimi, strani per certi versi, ma felici, o almeno lui si sentiva bene in quel mondo parallelo. Non erano incubi, non i sogni che tutti i bambini fanno.
Fin da sempre quei sogni erano parte di lui, delle sue notti, impossibili da cancellare.
Erano quasi reali.

Stiles sognava di essere un lupo.
Sentiva nelle orecchie il vento frusciare e addosso a sé il calore del proprio manto.
Sentiva la terra e le foglie sotto le zampe, sentiva la coda muoversi a mezz'aria.
Sentiva suoni ed odori tra la neve d'inverno ed a volte cacciare animali era quasi divertente.

Non era mai solo, però. Non era solo nel buio del bosco, non lo era sotto il sole caldo, non era solo nemmeno quando correva nel fitto bosco, no. C'era sempre un altro lupo con lui, dal manto nero.
Era sempre lì pronto a proteggerlo o semplicemente a stargli seduto al fianco.
Alcune volte condividevano la stessa tana e si accoccolavano l'uno sull'altro facendosi calore così.

Non aveva idea di cosa significassero, anche se in un certo senso per lui fare quei sogni era una cosa normale. Poi sua madre era morta ed i sogni erano cambiati, tanto che il lupo era stato al centro dei suoi pensieri solo poche volte, protagonista dei suoi sogni molte meno di prima.
Il lupo nero si sbiadì come una macchia che veniva lavata via dalla sua anima, e ben presto , all'età di diciassette anni, per Stiles quelle notti erano solo un lontano ricordo sbiadito.

"Ehi Scott, quello era Derek Hale! Ricordi?
È poco più grande di noi..."

"You remember, right? He's only a few years older than us."

Da quel giorno l'immagine del lupo era tornata vivida nella sua mente, e con il passare del tempo si confuse con il volto di Derek.
Il nero lucente del manto era riflesso nei capelli dell'alfa, e guardare nei suoi occhi era così familiare, così rassicurante e... giusto.

E forse quei sogni erano parte di un disegno del destino, perché se esistevano lupi mannari, kanima, padroni, alfa, beta e omega... perché non credere nell'esistenza del fato? Perché non crederci?

E forse semplicemente era perché da piccolo Cappuccetto Rosso era sempre stata la sua favola preferita.