Ma che cosa vuol dire sentirsi insicuri?
La teoria degli esclusi è la poesia degli illusi.
Zero Assoluto – Di me e di te
Quattro anni prima.
Si sentiva strano.
Attendere lo innervosiva, per di più non poteva di certo prendersi i suoi spazi.
Già solo posare la borsa a terra era stato una conquista.
Con tutta quella gente intorno, tutta addensata sulla stessa panca che andava a girare assieme alla grande colonna centrale su cui era attaccata. Avrebbe voluto dare più attenzioni allo schermo del cellulare, incerto sul da farsi, incerto se voleva aprire un gioco e perderci quei dieci minuti o restare lì a guardare lo sfondo in bianco e nero.
Erano ancora le 17:50.
Non amava le attese. Affatto.
Avrebbe tanto voluto prendere le cuffiette, anche, e ascoltare giusto una canzone. Gli avrebbe fatto volare via quei 3-4 minuti, eppure tutte quelle voci – soprattutto lingue differenti dalla sua, vestiti così strambi e pelli sicuramente più colorite della sua – lo mettevano seriamente a disagio.
Continuava a guardare alla sua destra, a fissare un punto ben definito.
Incontrava le luci di quel negozio e sentiva pizzicare gli occhi.
Perché continuava a dimenticarsi di sbattere le palpebre?
Eppure non aveva pensieri precisi in testa, non aveva situazioni tipo nel suo inventario di scene possibili a cui si sarebbe trovato davanti di lì a poco.
Le 17:52.
Cazzo, il tempo passa così lentamente?
Avrebbe trovato divertente il fatto che in tutto quel poco tempo, non aveva fatto altro che incontrare lo sguardo dei passanti. Tutti, dico tutti, avevano uno sguardo interrogativo ogni volta. Poi capivano.
Lo sguardo di Josh restava immobile, quasi a passare attraverso i loro corpi. Seguivano lo sguardo dei suoi occhi scuri nella vetrina del grande negozio.
Lui attendeva ancora. In silenzio.
Le pubblicità facevano eco ai suoi pensieri.
Era tempo di cambiamento.
Dalle sue spalle poteva sentire il freddo di una strana giornata primaverile. Cappotti e cappellini con il pompon avevano preso il posto di tutte quelle magliettine e canottiere che da già due mesi erano diventate il quotidiano di tutti. Ora, invece, un cielo cupo in pieno stile londinese, raffiche di vento ed ombrelli sempre pronti in borsa.
Sembrava ancora Marzo. Anzi, sembrava pieno autunno e seppure lui adorasse quella stagione, aveva voglia di estate, di caldo, di sole e giornate più lunghe. Aveva voglia di uscire la sera e vedere per le strade la gente tenersi per mano, prendersi un gelato dopo cena, conoscere e ridere con gli amici.
Ricordava bene la Brighton estiva. Ricordava le passeggiate con i nonni per quello stesso centro commerciale, per le strade. Ricordava i gelati serali e i mal di pancia che si faceva venire perché lui lo voleva, lui voleva quel maledetto gelato al cioccolato fondente e panna anche se dopo cena nove volte su dieci gli dava problemi di stomaco.
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The one that got away.
Romance«A cosa stai pensando?» la bimba al suo fianco lo riportò alla realtà. Quel pensiero triste s'infranse. Quasi ebbe paura che se ne sentisse il rumore. «Niente, davvero.» sussurrò arruffandogli i capelli. Il fatto è che non riusc...