La mattina seguente alzarsi dal letto fu ancora più traumatico del giorno precedente.
La sveglia aveva continuato a suonare per più di quindici minuti e io non avevo nessuna intenzione di uscire dal piacevole tepore creato dalle coperte.
Ad un certo punto presi coraggio e saltai fuori imprecando per spegnere la sveglia.
Andai in bagno, appoggiai le mani al lavandino e guardai la mia immagine riflessa allo specchio. Quella notte non ero riuscita a chiudere occhio fino alle cinque del mattino. Continuavo a ripensare a quel tizio che aveva cercato di farmi del male. Pensavo a quel ragazzo, Andres.
Era stata davvero una coincidenza assurda che lui fosse lì proprio in quel momento e avevo la stranissima sensazione di averlo già visto da qualche parte, ma dove?
Questi pensieri mi avevano tormentata procurandomi una notte insonne che aveva lasciato i suoi segni: due profonde occhiaie blu solcavano il mio viso pallido facendomi sembrare un fantasma.
Sbuffai e con riluttanza mi infilai sotto la doccia. Ovviamente l'acqua non aveva nessuna intenzione di scaldarsi, così mi congelai ancora di più. Odiavo l'inverno, era tutto così grigio e freddo.
Finita la doccia gelata cercai un maglione pesante, ne scelsi uno nero con un motivo intrecciato e misi dei jeans chiari.
Andai dritta verso la porta di casa dato che non avevo alcuna voglia di far colazione.
Uscii e mi guardai attorno meravigliata, neve. Neve ovunque. L'unica cosa che amavo dell'inverno era la neve. Solo che l'amavo da dentro casa non da fuori.
Iniziai a maledire mentalmente l'inverno scendendo le scale, erano coperte di ghiaccio e si scivolava da morire. All'ultimo scalino, infatti, scivolai e finii con la faccia sulla neve. Il viso mi bruciava e cercai con tutte le mie forze di non urlare le imprecazioni che mi passavano per la mente.
"Merda." Mi limitai a sibilare fra i denti.
Mi alzai da terra e nonostante fossi fradicia iniziai a camminare a grandi passi verso Starbucks.
Arrivai al lavoro in ritardo ma a Jenna bastò vedere le mie condizioni per evitare di fare domande.
La mattinata fu pesantissima, il locale era pieno di gente e non ebbi un attimo di pace.
Finalmente arrivò la pausa pranzo e io mi accasciai sulla prima sedia che trovai.
"Giornataccia eh?" Mi chiese Jasmine sedendosi affianco a me.
Jasmine era una delle mie colleghe ed era davvero carina e gentile. Aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi ed era sempre vestita di rosa pallido. Profumava di vaniglia e indossava un rossetto color confetto. Sembrava una bambola.
"Sì...non vedo l'ora di tornare a casa a dormire."
Lei mi guardò e fece una piccola risatina.
"A chi lo dici, con questo freddo ho solo voglia di starmene a letto!"
Improvvisamente sentimmo la porta aprirsi dietro di noi.
"Siamo chiusi, mi dispiace." Mormorai ancora con le spalle girate verso la porta.
"Oh mi scusi tornerò dopo."
Un momento, io conoscevo quella voce! Mi voltai di scatto.
"Andres!"
"Ehi Echo, che piacere vederti. Non pensavo lavorassi qui." Mi sorrise.
"Umh...sì ahah lavoro qui."
"Siete in pausa?"
Io e Jasmine annuimmo.
"A che ora finisci il turno?" Mi chiese ancora sorridendo.
"Alle sei." Risposi sollevando gli occhi al cielo.
"Mi sembri stanca ma che dici se quando hai finito prendiamo qualcosa insieme?"
Lo guardai sorpresa.
"Ssì...emh...ahah per me va bene.." Diventai rossa come un peperone, me ne accorsi dal bruciore delle guancie e dalla risata che stava soffocando Jasmine.
"Fantastico, passo a prenderti per le sei e un quarto?"
"Sì!" Avevo un sorriso da ebete, ne ero sicura.
"Beh allora a dopo Echo." Disse facendomi un cenno con la mano.
"A dopo Andres." Risposi sorridendo da un orecchio all'altro.
Appena uscì Jasmine scoppiò a ridere.
"Echo dovresti vedere la tua faccia!" Mi disse fra una risata e l'altra.
"AH AH simpatica." Bofonchiai fingendo di mettere il broncio.
"Shhh hai un appuntamento!"
"Oh Jasmine ti prego! Mi ha solo invitata ad uscire come amici."
"Se lo dici tu!" Concluse lei con un sorriso malizioso.
Il resto della giornata sembrò durare un'eternità. Ci fu ancora più clientela di prima e il tempo passava troppo lentamente.
Una volta finito il turno mi diedi una sistemata e notai di sentirmi leggermente agitata. Avevo lo stomaco scombussolato e mi tremavano le mani.
"Calmati Echo. È solo un'uscita da amici. Non c'è bisogno di essere così preoccupata." Ero preoccupata? Sì, lo ero. Ma perché poi? Quel ragazzo neanche lo conoscevo. Mi aveva solo invitata a prendere qualcosa. Nulla di più.
Uscita dal negozio vidi subito Andres che mi stava aspettando appoggiato alla sua moto.
"Ehi bellissima!" Mi salutò sorridendo come sempre. Aveva davvero un bel sorriso. E delle belle labbra. No! Che pensieri. Era davvero carino sì, ma non potevo pensare a lui in quel modo. Di lui non sapevo nulla e poi...mi ero giurata che dopo Sean non avrei mai più pensato a nessuno così.
Lo salutai sorridendo e salii sulla moto con lui. Aveva ancora il profumo delizioso della sera prima. Mi strinsi a lui per inspirare meglio quell'odore fantastico. Il suo profumo era davvero rilassante ed io ero così stanca che, inesorabilmente, caddi nel sonno.
Attorno a noi leggeri fiocchi di neve scendevano copiosi ricoprendo il silenzioso paesaggio di bianco candido.
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Under the snowflakes
Roman d'amour..."Niente... è che sono brava a rovinare le cose belle. Ho la capacità di far crollare i rapporti con gli altri, di sbagliare sempre, di non saper tenermi le persone, di non capire, di non saper dimostrare cosa provo. Da me si può soltanto andare v...