2. Same

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But I can see the stars from America.
I wonder, do you see them, too?

Un anno dopo

Piego le gambe e mi siedo sul cornicione, fissandole ipnotizzata mentre penzolano avanti e indietro nel vuoto, le mie converse nere slacciate ai piedi.

Porto una sigaretta alle labbra e tiro un sospiro di sollievo, facendo fuoriuscire una nuvoletta di fumo grigio dalla mia bocca.

Dopotutto mi sono mancati gli Stati Uniti.
Guardo il cielo, a Londra non è lo stesso.
Lì é sempre grigio, qui è blu.

Si dice che finchè si è sotto lo stesso cielo non si è mai troppo distanti, e noi non eravamo sotto questo stesso cielo, eravamo troppo distanti.

Lui era troppo distante per sentirmi mentre la notte singhiozzavo, troppo distante per venirmi a prendere, a salvare da me stessa.

E, lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

Aspiro il fumo.

Ognuno di noi ha un vizio, una dipendenza, qualcosa o qualcuno a cui pensa in continuazione, è inutile negarlo.
E il mio ora è il fumo.
Non sarà salutare, ma ci sono cose peggiori.

Mi distendo proprio sul bordo del tetto senza posare la sigaretta, tenendola stretta fra l'indice e il medio.

Non soffro di vertigini.
Una volta ne soffrivo, alle gite in montagna non andavo, per evitare di avere crisi di panico.
Ma smetti di aver paura delle cose quando non hai più una ragione per volerne scappare.

Non ho paura di cadere, perché so che anche se cadessi, mi andrebbe bene.
Anzi, forse mi andrebbe di gran lunga meglio.

Ma tutte le volte che provo a lasciarmi andare, non ci riesco.
Non perchè non abbia il coraggio necessario, perchè ci vuole più coraggio a vivere rispetto che a morire.

Ma perchè c'è qualcosa che mi ferma, come delle braccia invisibili capaci di trattenermi ma non di stringermi.
Io credo che ognuno di noi sia destinato a qualcosa nella vita e che non possa andarsene da questa terra maledetta finchè non l'ha trovato.

E io non l'ho ancora fatto.

Sento il telefono squillare, ma non rispondo.
Dopo qualche squillo la suoneria si blocca.

Io mi avvicino di più al bordo, faccio sempre così, mi avvicino sempre di più al limite, ai margini, finchè non ne rimango scottata.
Ma questa volta non accadrà.

La vita ti colpisce, abbastanza forte da distruggerti ma mai abbastanza da ucciderti.
E poi, un bel giorno, quando hai finalmente trovato qualcosa per cui combattere, ti dà il colpo di grazia, la bastarda.

Mi risollevo sui gomiti, senza aprire gli occhi, e mi sporgo in avanti, godendomi il sole scaldarmi la pelle troppo chiara e il vento sferzarmi il viso.

Un giorno magari questo stesso vento mi porterà via, lontano da qui, in un posto migliore.

Non penso sempre alla morte, giuro.

Poi le mie orecchie sentono un suono che credevano non avrebbero sentito più, soprattutto non sul tetto della mia vecchia scuola.

Chiudo gli occhi e mi lascio travolgere dai ricordi delle emozioni che porta a galla in me quella voce famigliare, eppure diversa.

Ma poi il momento finisce, e la brezza che mi scompigliava i capelli biondi e sciolti si ferma.

- Non dovresti essere in classe? - ridacchia una voce maschile e roca.
Ha fumato, posso stabilirlo con una certa certezza, riconosco il modo di parlare strascicato e disinibito.

Speravo che almeno lui si fosse preso cura di se stesso, ma evidentemente mi sbagliavo.

Potevo rovinare me stessa quanto volevo, ma tenevo ancora troppo a lui per poter accettare che qualcuno gli facesse del male, anche se quel qualcuno è lui stesso.

Secondo capitolo ;)
Cosa ne pensate?
Il personaggio di Whitney è ispirato a Chocolate e può ricordarla,ma hanno una differenza sostanziale come carattere e modo di comportarsi che verrà a galla un po' più avanti.

Unbreakable ~ 5SOS Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora