Prologo

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Fisso costantemente le gocce di pioggia che percorrono lentamente i vetri della finestra della mia camera.
Ho sempre amato la pioggia.
È una di quelle poche cose che mi piacciono della mia città, Londra, che per quanto possa essere meravigliosa, non ha instaurato nessun legame con me. Troppi ricordi, troppi sogni infranti, troppi cuori spezzati.

Nel vedere le nuvole grigiastre che mi sovrastano, provo un'improvvisa soddisfazione. È come se la mia anima si rallegrasse. Si rallegrasse nel verificare che non è l'unica che soffre, che piange, proprio come il cielo londinese.
Questa sono io, una ragazza che si compiace nel sapere che qualcun'altro soffre. Un comportamento patetico, egoista.
Una ragazza dalla vita perfetta, con genitori ricchi, capaci di sostenere una lussuosa villa nel pieno centro della metropoli inglese. Peccato che i genitori in questione non stiano mai a casa per via dei loro affari e che l'abitazione sia talmente grande, da essere considerata fredda ed estranea ai suoi occhi. Una ragazza che nasconde le proprie emozioni e che preferisce stare chiusa in camera tutto il giorno.
Quel tipo di ragazza che finge che vada tutto bene, quando invece è l'esatto opposto.
Questa sono io: Charlotte Warried, o più semplicemente Charlie.

«Tesoro sei pronta?» urla mia madre dal piano sottostante.
«Sì, ora scendo!» le rispondo.
Non ci posso credere. Oggi parto per Oxford. Mia madre dice che è un percorso che mi cambierà la vita, mio padre, invece, dice che è una strada per costruirmi un futuro. Loro tengono tanto a questo prestigioso college, perché lì si sono laureati, si sono conosciuti e bla, bla, bla...

Prendo la mia valigia e mi dirigo verso il pianerottolo.

Lì trovo mio padre che mi attende. Si chiama George. È un uomo molto affascinante e pianificatore di ogni minimo dettaglio.
«Mi mancherai, Charlotte.» dice venendomi incontro.
Lo abbraccio. Anche lui mi mancherà. E se pur non è stato molto presente nella mia vita a causa del sul lavoro, mi ha dimostrato varie volte di volermi un bene immenso.
«Charlotte, siamo in ritardo! Forza sali sul taxi!»
Ecco, lei è mi madre, Isabelle. Una donna che tiene più all'apparire che all'essere. Le classiche persone stronze senza cuore.
Mio padre ed io alziamo gli occhi al cielo, esasperati.
«Isabelle! Nostra figlia sta partendo! Potresti essere un po' più dolce.»
La mamma si addolcisce subito e mi abbraccia, il suo abbraccio però, non è di una classica mamma che abbraccia la figlia che sta partendo per l'università, il suo, è un abbraccio freddo e distaccato.
Saluto un'ultima volta coloro che mi hanno cresciuta e salgo sul taxi che mi porterà alla stazione.

Oxford sarà l'inizio di una nuova vita, una via di fuga da tutta questa tristezza. Me lo sento.

Mi stupisco del mio improvviso ottimismo e un sorriso spunta sul mio volto. Un volto triste, spento. Un volto bisognoso di sorrisi sinceri, abbracci affettuosi, baci improvvisi.

YOU BELONG WITH MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora