Capitolo 1

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Vago disorientata per il college, cercando la mia stanza: 115. Spero di trovarla senza difficoltà, non voglio chiedere indicazioni a nessuno. Odio parlare con gli sconosciuti e mostrare sul mio viso il millesimo sorriso falso.
Vedo i giovani iscritti che scambiano baci e abbracci con i membri delle loro famiglie: le mamme che piangono, i padri che, guardando l'orologio, dicono:«Forza tesoro, dobbiamo andare.»
Patetico.
Dopo qualche minuto, trovo finalmente la porta del mio futuro covo. Infilo la chiave nella serratura e un clic secco mi indica che posso varcare la soglia. Faccio un respiro profondo ed entro.
La stanza in cui mi ritrovo a curiosare è piuttosto piccola. Mi meraviglio che i miei non si siano ostinati ad assegnarmi la camera più grande di tutte.
Ne sono felice. Si sono sempre preoccupati di attenzioni di cui non avevo bisogno...trascurando i veri doni che dei genitori devono dare ai figli.
Noto che un letto è già occupato: è disfatto e con molti, moltissimi vestiti firmati, tutti rigorosamente rosa e viola. Mi viene da vomitare.
Inizio a disfare la mia valigia, tirando fuori ogni indumento e sistemando il tutto all'interno di un grosso armadio.
La porta si apre di schianto ed entra una ragazza.
Non faccio in tempo a dire nulla, quando noto che le sue labbra sono unite a quelle di un altro ragazzo. Li osservo, Inorridita. Sono talmente presi l'uno dell'altra che non si sono accorti della mia presenza.
Naturale. Sono sempre invisibile agli altri.
Lui la fa sdraiare sul letto e ricomincia a baciarla sul collo in fare possessivo, quasi selvaggio.

«Ehm...s-scusate se vi ho interrotti, ma io...» riesco a dire, balbettando come una cretina. Le miei guance si tingono di un rosso fuoco che purtroppo non si stempera.

Il ragazzo si gira nella mia direzione.
«Ehi, perché ti sei fermato?» chiede lei, vogliosa.
È chiaro che non mi abbia neppure sentita. Si risiede sul letto e finalmente si accorge della mia presenza.

«E tu chi sei?! Cosa ci fai nella mia stanza!?» quasi grida.

«Io sono Charlie. Mi hanno assegnato questa stanza»

«Ah, no io non condivido la stanza con nessuno! Ci deve essere un errore!» sbraita e sfreccia come una furia fuori dalla camera.

Fantastico.

***

Sono passate due ore e la mia meravigliosa compagna di stanza non è ancora tornata. Vuole proprio spedirmi il più possibile lontano da lei, penso. Sono appena entrata in camera e ho già una nemica.
Complimenti Charlie. Continua di questo passo e a fine anno avrai l'intero istituto rivolto contro.
Sospiro e mi distendo sul letto. Sono sfinita. Il viaggio non è stato molto lungo, ma pur sempre stressante. Mia madre ha continuato a ripetermi a telefono tutte le cose fantastiche che avrei potuto fare durante il mio percorso di studi.
Come se gliene fregasse qualcosa di me.
Ma perché diamine sto pensando a mia madre, adesso?
Scuoto la testa.
Proprio mentre sto per addormentarmi, sento un telefono vibrare. Sbuffo indispettita e mi alzo. Scopro subito che non si tratta del mio cellulare, così inizio ad andare alla ricerca dello strumento elettronico che emette continue, fastidiose vibrazioni.
Mi avvicino alla mensola vicina al letto della mia compagna di stanza (il cui nome è sconosciuto) e finalmente lo trovo. Afferro il cellulare e sul display compare la scritta Amore.
Penso subito al ragazzo con cui si baciava poco prima. Deve essere lui "Amore". È uscito con lei, dopo tutta quella messa in scena dell'errore nell'assegnazione della stanza.
Cerco di rifiutare la chiamata per far smettere di vibrare il cellulare, ma invano.
La porta si apre e Barbie entra guardandomi litigare col suo cellulare.

«Ma che stai facendo?!» chiede dirigendosi verso di me e strappandomi il cellulare dalle mani.

«Scusami, ma il tuo telefono mi ha svegliata.»

Mi lancia un'occhiataccia. Con mia grande sorpresa riprende a parlare:

«Okay, forse siamo partiti con il piede sbagliato, io mi chiamo Britney, e sono la regina di questo college.»

La conosco da meno di un'ora ma ho una voglia matta di strozzarla.

Calma Charlie,
calma.

«Perfetto, ora stabiliamo delle regole.
1. Non guardarmi.
2. Non toccarmi.
3. Non rivolgermi la parola.
Intesi?»

In altre occasioni, mi sarei indignata nel sentire queste stupide regole dette da una ragazza snob che si crede importante. Ma oggi non ce la faccio. Prima chiude il becco questa Britney, prima starò meglio, mi ripeto.

«Intesi.» rispondo facendo il Gesto che si usa per dire "Agli ordini capo!"

«Non ti conviene fare la spiritosa con me, mia cara Charlie, posso farti stare male. Molto male»

Ma chi caspita si crede di essere?
«Senti, non voglio avere alcun problema con i compagni che conoscerò in questi anni, né tanto meno con te. Risparmiati le minacce.»

«Bene, vedo che andiamo d'accordo.»

Annuisco, sperando che tolga il disturbo.

Come se avesse letto i miei pensieri, dice, dirigendosi verso la porta :
«Beh, io ora vado.»

È vestita con dei pantaloni aderenti bianchi, sormontati da un top fucsia. I suoi occhi sono di un marrone chiaro, mentre i morbidi capelli biondi ondeggiano verso la porta. Cammina come se stesse sfilando su una passerella.
Dio, quanto la odio.
Quando vedo la porta chiudersi alle sue spalle, non riesco a fare a meno di sospirare di sollievo.
«Sarà un anno molto duro.» dico, ripensando alla compagna di stanza che mi ritrovo.
Infilo le mani nei mie capelli castani, chiedendomi se è il caso fare una doccia o meno.
Bussano alla porta.
«Ma cos'hanno tutti oggi?!» Mi lamento, dirigendomi verso la porta.
La apro e mi ritrovo davanti un ragazzo. Quel ragazzo.

«Britney?» Mi chiede.

«Non c'è.» Guardo i piedi.

«Oh...sai dov'è andata?» , domanda.
Lo guardo strano. Veramente pensa che Britney mi dica dove va?

«Cosa c'è? Ti ho fatto una domanda e aspetto una risposta.» dice con fermezza.

Mi viene da ridere e non so il perché.
«Non so dove sia andata.» affermo, continuando a tenere lo sguardo basso. Francamente pensavo che andasse da lui. A giudicare da come gli stava appiccicata...

Mi sorprende posando una mano sotto il mio mento, costringendomi a cambiare oggetto di osservazione. Il suo volto.
Ma non è tanto quello a stupirmi, quanto i suoi occhi azzurri.
Un abisso mi travolge.
Cerco di trovare una via d'uscita dalla profondità in cui mi ritrovo, ma è impossibile.
Batto le palprebe per la seconda volta e finalmente torno nel mondo reale.
Toglie le sue morbide dita dal mio mento.
«Ah, okay. Vado a cercarla.» esce dalla stanza, lasciandomi in balìa dei pensieri che mi frullano in testa, impazziti.

YOU BELONG WITH MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora